giovedì 22 dicembre 2011

Se stai cercando un libro da regalare o leggere a Natale...

Se stai ancora cercando gli ultimi regali di Natale oppure sei a caccia di bei libri da leggere durante i giorni di festa, ecco qualche buona lettura a tema natalizio:

Canto di Natale, di Charles Dickens (case editrici e traduttori vari: è uscito in mille versioni, anche con i titoli Racconto di Natale e Ballata di Natale)
Un classicissimo da rileggere a Natale e magari anche da rivedere in dvd, nella bella versione della Disney del 2009.
A chi si addice: a chi ha voglia di speranza, di cambiamento... in una parola, a tutti, in questo inverno di crisi economica e clima impazzito.

albero di natale-foto di alessandra repossi
Il Natale di Poirot, di Agatha Christie (Mondadori, trad. it. Oriella Bobba o Enrico Piceni a seconda delle edizioni; la prima ha prefazione e postfazione di Marco Polillo)
Tra i più bei gialli della grande Agatha: clima natalizio, riunione di famiglia, vecchi rancori, un delitto e l'inevitabile indagine di Poirot che porta alla luce i moventi di tutti i personaggi. Da gustare bevendo tè inglese e mangiando Christmas pudding.
A chi si addice: ovviamente agli appassionati di gialli, ma anche a chi ama le ambientazioni inglesi e una scrittura piacevole come una carezza.

I dodici incubi del Natale, di John Updike, illustrazioni di Edward Gorey (Alet, trad. it. Chiara Belliti)
Un libretto di una ventina di pagine in cui i brevi testi ironici di Updike si affiancano ai disegni gotici di Gorey.
A chi si addice: a chi ha il senso dell'umorismo e sa cogliere il lato buffo del Natale.

L’oratorio di Natale, di Göran Tunström (Iperborea, trad. it. Fulvio Ferrari)
Un musicista affermato fa ritorno alla cittadina in cui è nato per dirigere un coro di dilettanti nell'Oratorio di Natale di Bach, iniziando così un viaggio alla ricerca delle proprie radici.
A chi si addice: a chi ama le atmosfere natalizie scandinave e la musica classica.

Buone letture e buon Natale a tutti!

Sempre sul tema del Natale puoi leggere il racconto di Francesca "Tempi duri per Babbo Natale".
La foto è di Alessandra.

mercoledì 23 novembre 2011

"Arrivare dopo i fochi" e altri modi di dire dialettali

Quando un fiorentino ti dice "Tu' sse' arrivato dopo i fochi", che cosa intende? Di quali fuochi starà parlando?

Abbiamo già accennato ai modi di dire e alle difficoltà che pongono ai traduttori; oggi vi presentiamo un paio di proverbi delle nostre città che risultano incomprensibili agli "stranieri" in senso lato, non tanto per le difficoltà linguistiche date dal dialetto, quanto perché fanno riferimento a un contesto locale, che i forestieri in genere non conoscono.

A Firenze si dice "Tu' sse' arrivato dopo i fochi" (con la "t" di "arrivato" e la "c" di "fochi" aspirate) quando l'altro si presenta dopo la conclusione di un evento. Questo è il tipico esempio di espressione che, per poter essere interpretata correttamente, richiede una conoscenza dettagliata del contesto locale. I "fochi", infatti, sono i fuochi che si tenevano e si tengono tuttora il 24 giugno in occasione della festa del patrono della città, san Giovanni. In passato, in quel giorno si svolgevano tornei, un palio di cavalli e una fiera e alla fine si accendevano i fuochi, oggi sostituiti da quelli di artificio. Per questo "arrivare dopo i fuochi" significa arrivare troppo tardi, quando la festa è ormai finita.
'Fireworks' photo (c) 2010, Jorgen Kesseler - license: http://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0/
A Milano si dice "I tri laurà inutil: massà la gent, spalà la nef e pertegà i nuss" (I tre lavori inutili: ammazzare la gente, spalare la neve e perticare i noci). In questo caso la difficoltà posta dal proverbio sta nel fatto che non viene motivata l'inutilità di questi lavori. Ecco la spiegazione: uccidere non serve, perché prima o poi si muore; spalare la neve idem, perché si scioglie da sola; battere i noci con la pertica altrettanto, perché i frutti cadranno al momento giusto.

Mandateci i vostri modi di dire dialettali più difficili, li pubblicheremo!


Se ti interessano gli usi regionali di certi termini italiani, leggi anche il post Vuole una sportina?.

mercoledì 9 novembre 2011

Se i contratti di traduzione ti fanno venire il mal di testa...

'headache' photo (c) 2008, threephin - license: http://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0/ Hai dei dubbi sul contratto di traduzione editoriale che ti hanno proposto? Vuoi saperne di più?
Ascolta l'intervista rilasciata a Radio Città del Capo da Elisa Comito della Sezione Traduttori dell'SNS!

È molto chiara e approfondita e in circa 25 minuti tocca temi come la tipologia di contratto, le clausole fondamentali, l'obbligo di citare il nome del traduttore in copertina o sul frontespizio e le tariffe. Elisa fornisce inoltre gli indirizzi della Sezione Traduttori a cui è possibile chiedere informazioni sui contratti.

Per ascoltare l'intervista, vai sul sito e clicca su "Montag 2x06". Buon ascolto e grazie mille a Elisa per le preziose informazioni!

venerdì 4 novembre 2011

Hai poco tempo per aggiornarti? Guarda i video!

È da un po' che non ti aggiorni? Non trovi il tempo di partecipare ai seminari per traduttori editoriali?
Su internet esistono molte risorse per la formazione, tra cui i video di alcuni seminari dedicati alla traduzione letteraria e non solo.

Un esempio è il convegno con cui il 23 giugno è stata inaugurata a Roma la Casa delle Traduzioni, il primo centro italiano di documentazione, ricerca e scambio sui temi della traduzione editoriale.
Il programma era ricco di incontri e seminari per traduttori. Se ve lo siete perso, qui trovate i video (circa 20 minuti l'uno) di tutti gli interventi: Renata Colorni, direttore editoriale dei "Meridiani" Mondadori, parla della nuova traduzione de La montagna magica di Thomas Mann, i traduttori/editor Daniele Petruccioli e Andreina Lombardi Bom conducono un laboratorio di revisione, Lorenzo Enriques di Zanichelli descrive il rapporto fra traduttore e casa editrice.

Ma non è finita qui: nella stessa pagina si possono vedere anche i video degli incontri sulla traduzione letteraria che si sono svolti nel 2010 e 2009 con la partecipazione, tra gli altri, dei traduttori Ilide Carmignani, Susanna Basso, Federica Aceto, Claudia Valeria Letizia, Leonardo Marcello Pignataro.
Buona visione!

sabato 29 ottobre 2011

I peccati capitali dei traduttori editoriali: puntualità, pignoleria e orgoglio

Una settimana fa avevamo lanciato un sondaggio per scoprire quali fossero i peccati capitali dei traduttori e 100 di voi hanno inviato in forma anonima le loro risposte (ci scusiamo con chi è arrivato dopo... il sondaggio si chiudeva automaticamente al raggiungimento del centesimo form compilato).

Le conclusioni? I traduttori editoriali peccano innanzitutto di pignoleria: 79 su 100 rivedono la propria traduzione almeno 2 volte e, tra questi, ben 12 la rileggono 4 volte o più.
Ma non si fermano qui: dopo aver consegnato il lavoro, l'88% dei traduttori rilegge anche le bozze del volume (anche se non tutti insistono per farsele consegnare: il 52% è della scuola "se me le danno, bene, sennò pazienza").



Subito dopo la pignoleria, il traduttore editoriale pecca di puntualità nella consegna del lavoro: il 74% del campione consegna il giorno della scadenza, anche a costo di lavorare la notte, abitudine che riguarda più di un traduttore su due. Al massimo si sgarra di una settimana, come fa il 17% dei traduttori. Nottambuli quindi, e magari un po' stressati quando la scadenza si avvicina, ma che volete, siamo fatti così...



...e a volte ci sentiamo un po' soli: è quello che dimostrano le risposte alla domanda sulla condivisione/subappalto della traduzione. Al 39% dei traduttori editoriali è capitato di condividere un lavoro, e a un altro 40% piacerebbe molto, forse per avere un'occasione di scambio e alleviare un po' lo stress quando il carico di lavoro è tanto, il tempo a disposizione inizia a scarseggiare e, appunto, si lavora anche di notte...



Quando finalmente la traduzione arriva nelle librerie, scatta il peccato di orgoglio: l'83% dei traduttori editoriali, quando vede il proprio libro sugli scaffali, non può fare a meno di dare di gomito al libraio o all'amico che l'accompagna, per annunciare apertamente (o meno): "Questo l'ho tradotto io!". C'è però anche un 17% di traduttori che, forse in preda al perfezionismo, non dice niente per paura di aprire il libro e trovare subito un refuso... che fa male al cuore, è vero.



Infine, una nota dolente: il 66% dei traduttori editoriali non legge il contratto oppure lo legge coscienziosamente ma poi lo firma in ogni caso, mentre un altro 18% il contratto non lo vede nemmeno, perché non c'è. Un po' più di consapevolezza dei propri diritti farebbe bene non solo ai singoli traduttori, ma a tutta la categoria!
Consigliamo di espiare questo peccato mortale iscrivendosi alla Sezione Traduttori del Sindacato Nazionale Scrittori, che si occupa con grande attenzione di questioni legali e contrattuali (leggi ad esempio la pagina delle FAQ), e magari anche all'Associazione Italiana Traduttori e Interpreti! La legge sul diritto d'autore si può scaricare qui.



Se vuoi ricevere il report completo dei risultati, scrivi a info@cosierepossi.com!

mercoledì 19 ottobre 2011

Test semiserio: i 7 peccati capitali dei traduttori editoriali

I traduttori editoriali sono tutti virtuosi come si racconta nei seminari, oppure a volte scivolano nel peccato? E se il peccato li macchia, è veniale o mortale? E quante volte, fratelli?
Per scoprirlo, rispondete a queste domande molto indiscrete che ci siamo inventate... I risultati saranno pubblicati il 29 ottobre sul blog.

a) Confessa, leggi sempre il contratto prima di firmarlo?
  1. No, chiudo gli occhi e firmo
  2. Sì, lo leggo fino all'ultima riga, ma poi firmo lo stesso
  3. Sì, e siccome sono puntiglioso chiedo sempre delle modifiche
  4. Quale contratto?
b) E il libro, lo leggi prima di tradurlo?
  1. Sempre, così so già cosa succede
  2. Dipende (dal libro, dalla voglia, dal tempo che rimane dopo aver fatto questo quiz assurdo ecc.)
  3. No, preferisco le sorprese
c) Quante revisioni/riletture fai prima di consegnarlo?
  1. Nessuna, amo il rischio
  2. Una, le mie traduzioni nascono già perfette
  3. Due, non si mai
  4. Tre, sono un po' maniaco
  5. Quattro o più, il perfezionismo mi uccide
d) Sei puntuale nelle consegne?
  1. Sempre, sono organizzato come un giapponese
  2. Sempre, ma mi tocca lavorare anche di notte
  3. Tutt'al più sgarro di una settimana, e che sarà mai...
  4. A volte consegno con un mese di ritardo. Ma perché il redattore mi guarda male?
e) Ti è mai capitato di condividere/subappaltare una traduzione? (Giura di dire la verità, tutta la verità...)
  1. Sì, ma senza dire niente all'editore perché altrimenti s'imbizzarrisce
  2. Sì, ma ho confessato il mio peccato e sul libro sono usciti tutti e due i nomi
  3. No, ma mi piacerebbe molto
  4. No, è una prassi immonda e immorale 
f) E le bozze, le correggi?
  1. Sempre: sul libro c'è il mio nome, mica bazzecole
  2. Se me le danno sì, sennò pazienza
  3. No, tradurre mi basta e mi avanza
g) Quando vedi la tua creatura in libreria, che cosa fai?
  1. Do una gomitata alla persona che mi accompagna e grido: "QUESTO L'HO TRADOTTO IO!!!"
  2. Fingo indifferenza e sussurro all'altro con fare noncurante: "Questo l'ho tradotto io"
  3. Siccome in libreria vado da solo, dico al libraio facendo l'occhiolino: "Questo l'ho tradotto io" 
  4. Non dico niente per paura che ci sia qualche refuso
Il sondaggio, realizzato con Wufoo e condotto in forma rigorosamente anonima, è stato chiuso il 27 ottobre alle 15.49 al raggiungimento del centesimo form compilato. (Quella che leggete sopra è una trascrizione delle domande del test; il form di Wufoo, a differenza di questo testo, era cliccabile). Grazie per aver partecipato! Ci risentiamo il 29 ottobre per i risultati.

lunedì 17 ottobre 2011

Perché le revisioni sono così faticose?

In questi giorni stiamo rileggendo una nostra traduzione editoriale e, come al solito, a fine giornata ci ritroviamo con un gran cerchio alla testa e le occhiaie scure. A quel punto, scuotendo la testa, ci lamentiamo del fatto che la revisione è molto più faticosa della traduzione e ci chiediamo perché.
Già nel post dedicato al passaggio dalla lettura alla comprensione di una frase avevamo cercato di dare una spiegazione; in questi giorni, poi, la lettura di un altro articolo ci ha fornito altri spunti sulla questione.

scimmia che dorme

E se la stanchezza fosse tutta colpa della quantità di decisioni che dobbiamo prendere? Certo, anche mentre si traduce si prendono delle decisioni, ma lo si fa con minore sforzo, perché tanto poi rileggeremo il testo e avremo modo di correggerlo. Durante la revisione, invece, dobbiamo stabilire quale sarà la sua forma finale: poi non ci sarà più tempo per i ripensamenti. E allora passiamo la giornata a prendere una decisione dopo l'altra: in questa frase, è meglio mettere prima il sostantivo o l'aggettivo? E quel verbo, va bene all'indicativo o sarebbe meglio un bel congiuntivo? E il lessico: scelgo questo traducente o quel sinonimo? E così via, di scelta in scelta, fino a sera.

Nel frattempo il cervello consuma energia e si stanca molto di più rispetto a quando non siamo costretti a scegliere niente. E, per la stanchezza, rischia di prendere decisioni sbagliate: lo sanno bene quei due detenuti israeliani che, condannati alla stessa pena, si sono visti il primo accordare e il secondo negare la libertà condizionale. La ragione? Il primo si era presentato davanti alla commissione giudicante alle 8.50 del mattino, quando i suoi membri erano freschi e riposati, il secondo alle 16.25, quando ormai erano stanchi dopo aver esaminato decine e decine di richieste analoghe. E non era un caso isolato: i ricercatori dell' Università israeliana Ben Gurion hanno analizzato ben 1100 decisioni dei giudici, arrivando alla conclusione che il fattore decisivo per l'esito era l'orario dell'udienza.

Ma quali errori si commettono a causa della stanchezza? Per risparmiare energia, tendiamo a cercare scorciatoie, che possono essere di due tipi:
  1. scegliamo in modo precipitoso, senza pensare alle conseguenze;
  2. come i giudici israeliani, evitiamo di agire, lasciando la situazione così com'è.
Parlando di revisione, la prima scorciatoia consiste nell'intervenire modificando una frase senza rifletterci a fondo, mentre la seconda sta nel passare oltre, ignorando il punto che richiedeva il nostro intervento. Certo, nel nostro caso non è a rischio la libertà di un detenuto, ma il testo ci rimette qualcosa.

La soluzione? Gli esperimenti hanno dimostrato che quando il cervello ha cali di energia dovuti alla quantità di decisioni prese, possiamo rimetterlo in forze assumendo zuccheri... che dopotutto costituiscono anche un incentivo piacevole a finire il lavoro.
Così, dopo aver letto questo articolo, ci siamo ripromesse di non lavorare fino a tardi e di fare tante pause rigeneranti a base di frutta e biscotti... la revisione ne beneficerà!

L'articolo citato nel post è "La fatica di decidere", di John Tierney, pubblicato sull'ultimo numero di Internazionale. Tierney è autore del volume Willpower: Rediscovering the Greatest Human Strength, recensito qui.

lunedì 10 ottobre 2011

Vuoi vedere il tuo scrittore preferito?

Visto che i festival letterari durano solo poche settimane all'anno e le presentazioni in libreria si tengono una volta ogni tanto, che fare quando abbiamo voglia di vedere e ascoltare i nostri scrittori preferiti?

Si può provare a cercarli su Booksweb.tv, un sito che raccoglie videointerviste a centinaia di autori italiani e stranieri.

Inserendo il nome dello scrittore nella casella "Cerca" in alto a destra nella pagina, si possono vedere non solo le sue interviste in archivio, ma anche i filmati degli eventi a cui ha partecipato e i booktrailer dei suoi libri.

Una curiosità: scrivendo nella casella di ricerca "traduttori" è possibile vedere un'intervista di 20 minuti alle traduttrici letterarie Ilide Carmignani e Laura Prandino, condotta dal traduttore Stefano Bortolussi. Si parla non solo della professione in generale, ma anche dei metodi di lavoro personali e di molto altro...

Buona visione!

lunedì 3 ottobre 2011

Dietro le quinte di una libreria...

Oggi vi segnaliamo un blog che abbiamo scoperto e che ci ha fatto sorridere (e a tratti ridere fino alle lacrime: leggete questa lista dei libri inesistenti!).
Mentre noi lavoriamo in casa, scrivendo e traducendo nella tranquillità della nostra stanza, i librai sono in prima linea, sempre a contatto con i clienti. E i clienti sono di tanti tipi: ci sono quelli gentili con cui è un piacere parlare, quelli colti che fanno scoprire al libraio autori che non conosceva, e poi ci sono quelli cafoni che urlano, quelli ignoranti che stravolgono i titoli dei libri, quelli impazienti...
Uno spaccato di umanità che possiamo scoprire attraverso lo sguardo ironico e a tratti un po' cattivo del libraio di Cronache dalla libreria.

martedì 27 settembre 2011

A colpi di slang: l'inglese di Hugh Laurie contro l'americano di Ellen DeGeneres

Su Facebook abbiamo scovato un video che vale la pena guardare, se conoscete l'inglese: Hugh Laurie e Ellen DeGeneres si sfidano a colpi di slang e di comicità... davvero imperdibile!



Grazie a Carla Palmieri e Gioia Guerzoni che hanno condiviso il video su Facebook!

lunedì 26 settembre 2011

I diari di viaggio di Virginia Woolf

Virginia Woolf è ricordata come grande scrittrice modernista, critico letterario e sostenitrice dei diritti delle donne. Non tutti sanno, però, che fu anche un'assidua viaggiatrice.

Oggi vi presentiamo un estratto inedito dai suoi Diari di viaggio del 1906-1909, periodo in cui Virginia Woolf visitò l'Italia, la Grecia e la Turchia. Li abbiamo tradotti per Mattioli 1885 e usciranno in libreria il 5 ottobre. Sono testi ora poetici ora pungenti, in cui le descrizioni dei luoghi si mescolano a bozzetti psicologici delle persone incontrate e a riflessioni sulla scrittura, annotate proprio nel momento in cui Woolf si preparava a scrivere il suo primo romanzo. Il volume contiene anche una nostra postfazione e un ricco apparato di note.
Buona lettura!

diari di viaggio di virginia woolf

Scarica l'estratto pubblicato su la Repubblica del 18 settembre (vai alle pp. 42-43) e leggi le altre recensioni sul nostro sito.

Se l'argomento ti interessa, puoi anche ascoltare la voce della scrittrice e leggere il resoconto di un viaggio in Inghilterra nei luoghi di Virginia Woolf.

venerdì 16 settembre 2011

Se il traduttore si ammala... oggi c'è un piano di assistenza su misura

Quando un traduttore editoriale si ammala è un grosso problema, perché se non è in grado di lavorare le sue entrate si azzerano. Se poi ha anche una famiglia da mantenere, la situazione diventa davvero difficile.

Se è capitato anche a te di lamentarti della situazione, puoi rilassarti almeno un po': da oggi le cose vanno meglio. Il Sindacato Traduttori Editoriali ha stipulato un accordo con la società di mutuo soccorso Insieme Salute, grazie al quale chi si iscrive al piano di assistenza sanitaria potrà finalmente ricevere un sostegno economico in caso di malattia.

termometro

Questo il succo dell'accordo:
  • per iscriversi al piano di assistenza sanitaria occorre essere membri della Sezione Traduttori (se vuoi sapere come iscriverti al Sindacato Traduttori Editoriali, clicca qui: la procedura è semplicissima e i costi molto contenuti);
  • l'iscrizione al piano di assistenza sanitaria costa 246 euro l'anno + 12 euro per ciascun familiare stretto al quale si vuole estendere la copertura (la spesa è detraibile al 19%). Per scaricare il regolamento e richiedere maggiori informazioni, clicca qui;
  • il piano offre sussidi di malattia e ricovero, assegni di gravidanza, rimborso dei ticket sanitari e delle prestazioni di alta diagnostica, sussidi in caso di invalidità o perdita dell'autosufficienza (leggi questo post per conoscere i dettagli);
  • a chi sottoscrive la mutua entro il 1° novembre sarà garantita anche la copertura per le malattie pregresse (tranne quelle croniche o congenite).
Bello, no?
Ringraziamo i colleghi del Sindacato Traduttori che hanno lavorato a lungo per raggiungere questo accordo!

domenica 11 settembre 2011

Immagini dal primo translation slam italiano

Per chi non ha potuto assistere di persona al primo translation slam italiano che si è tenuto al Festivaletteratura di Mantova venerdì scorso, ecco alcune immagini:



L'incontro, moderato da Alessandra, si è svolto tra l'autore svedese Björn Larsson e due traduttrici letterarie che si sono cimentate su un suo testo inedito: Laura Cangemi e Katia de Marco.

La sala era gremita (soprattutto di pubblico non specialista) e sono stati messi anche gli altoparlanti fuori, in modo che chi non aveva trovato posto potesse seguire l'evento.
Si è parlato del ruolo del traduttore letterario e del rapporto autore-traduttore, poi l'incontro è entrato negli aspetti più tecnici della traduzione, analizzando le difficoltà del testo e i percorsi mentali seguiti dalle due traduttrici per risolverle, in una sorta di laboratorio dal vivo.
Molte le domande dal pubblico e i momenti divertenti, grazie anche all'umorismo di Björn Larsson: siamo uscite dall'incontro con l'impressione che la traduzione letteraria susciti molto più interesse di quello che di solito pensiamo!

Leggi anche un resoconto dettagliato del secondo translation slam del Festivaletteratura, che si è tenuto sabato 10 settembre.

giovedì 8 settembre 2011

Se leggi questo titolo, fai parte del 20% più fortunato

Ieri ci è caduto l'occhio sui dati del 2008 relativi all'analfabetismo in Italia e riportati in un articolo di Tullio de Mauro: su 100 italiani, 5 non sapevano leggere e scrivere. A questi, si aggiungevano 38 illetterati, in grado di decifrare a stento poche lettere e numeri. E non finiva qui: 33 italiani su 100 stavano un po' meglio dei precedenti, ma non erano in grado di comprendere un testo scritto di media complessità oppure un semplice grafico. Non c'è da stupirsi che in Italia si vendano pochi quotidiani.

lettore sulla metropolitana

Insomma, nel 2008 solo 20 italiani su 100 possedevano gli strumenti di lettura e scrittura necessari per vivere e lavorare in un Paese moderno, e questa percentuale era la più bassa tra quelle rilevate: solo lo stato messicano del Nuevo Léon aveva ottenuto risultati peggiori.

I dati sono preoccupanti e, a distanza di tre anni, niente fa pensare che le cose siano migliorate. Invece di tagliare le spese per l'istruzione, sarebbe il caso di aumentarle, e non solo: si dovrebbe anche cercare di raggiungere con interventi mirati le persone analfabete e illetterate ormai adulte.

In Italia esiste il Centro per il libro e la lettura, un istituto autonomo del Ministero per i beni e le attività culturali con sede a Roma, ma urgono altre iniziative più capillari.
Tra quelle che conosciamo, vi segnaliamo il progetto dell'associazione Donne di carta, i cui membri vanno nelle piazze e nelle biblioteche di tutta Italia a recitare a memoria brani di libri.
Se siete a conoscenza di altre associazioni o enti che promuovono il libro e la lettura, scriveteci!


Sul sito dell'Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell'Autonomia Scolastica trovate un interessante articolo che analizza nel dettaglio la questione dell'analfabetismo alla luce delle ricerche più recenti.

martedì 6 settembre 2011

Poliglotti si diventa: le tecniche migliori per imparare le lingue

Quando si impara una lingua, una delle difficoltà principali consiste nel memorizzare i nuovi vocaboli. Come possiamo ricordarne il maggior numero possibile con il minor sforzo?

Le tecniche mnemoniche sono tante: in alcuni corsi di lingue che abbiamo seguito, ad esempio, ci veniva chiesto di leggere un brano e scrivere su un quaderno tutte le parole che non conoscevamo, con il corrispettivo italiano a fianco. Poi dovevamo riaprire ogni giorno il quaderno, coprire la colonna delle parole italiane e verificare se avevamo memorizzato il significato dei vocaboli nella lingua straniera.

profilo umano con cervello
Nel tempo sono stati inventati molti metodi, tra cui quello della parola chiave, che consiste nel memorizzare un'immagine basata sul suono della parola da ricordare. Ad esempio, la parola bigote, che in spagnolo significa "baffi", può essere ricordata associandola all'immagine di un tizio bacchettone con dei lunghi baffi, perché bigote assomiglia all'italiano "bigotto", e un bigotto con i baffi ci aiuta a ricordare il significato della parola spagnola. Ma il sistema prevede troppi passaggi, e il recupero delle parole, per quanto preciso, è molto lento.

A quanto pare, la tecnica migliore è la retrieval practice, che consiste nel richiamare una parola alla mente e scriverla o ripeterla ad alta voce. I risultati migliorano ulteriormente se si riceve un feedback sul retrieval (ci viene detto se la parola che ricordiamo è giusta o sbagliata): quindi, il metodo dei nostri corsi di lingua era ottimo!
Questa tecnica non si applica solo allo studio delle lingue, ma all'apprendimento in generale e funziona a qualsiasi età. Un settantenne che aveva iniziato a esercitare la memoria a 58 anni è oggi in grado di recitare tutte e 60.000 le parole del Paradiso perduto di John Milton senza commettere errori: non abbiamo più scuse per rimandare quel corso di lingue a cui pensiamo da anni...

E voi, quali tecniche utilizzate per imparare i vocaboli stranieri?

Se l'argomento vi interessa, leggete anche come imparare 1000 vocaboli di una lingua straniera in 22 ore.
Per saperne di più sulle tecniche mnemoniche leggete I segreti per ricordare su Internazionale e questo articolo in inglese che mette a confronto la tecnica della parola chiave e la retrieval practice.
Su Facebook Monica Arianna Zanetti ha contribuito alla discussione e poi l'ha riportata sul suo blog.

giovedì 25 agosto 2011

Test: che lettore sei?

Ci sono tanti modi di leggere un libro: noi abbiamo provato a suddividere i lettori in base al loro comportamento. Rispondi alle domande e scopri che tipo di lettore sei...

1. Come scegli i libri da comprare? Sei un...
a) Recensionista (ti affidi alle recensioni dei giornali)
b) Fiutatore (girovaghi per ore fra gli scaffali delle librerie con il naso infilato nelle pagine di tutti i libri che ti attirano)
c) Passaparolista (ti fidi delle opinioni di pochi amici selezionati).

2. Quanti libri leggi contemporaneamente? Sei un...
a) Monolibrista osservante
b) Polilibrista.

3. E tra quanti generi letterari ami spaziare (narrativa / saggistica / poesia / divulgazione / altro)?
a) Uno è più che sufficiente
b) Due
c) Tre o più.

4. Che cosa fai se il libro che hai scelto non ti piace? Sei...
a) Abbandonista (lo molli senza pietà dopo le prime 20, 50 o anche 3 pagine)
b) Incline ai sensi di colpa (lo finisci con fatica: potrebbe esserci qualcosa di buono nell'ultima pagina).

5. Solo per gli abbandonisti: dopo che hai mollato il libro, gli dai un'altra chance?
a) Sì: forse non era il momento giusto (o non eri dell'umore giusto)
b) No, se non ti piace lo vendi o lo regali.

6. Nuovo o usato? Sei un...
a) Nuovista (vuoi essere il primo a sfogliare le pagine intonse, e pazienza se costa di più)
b) Usatista stretto (se è usato, costa meno e ne compri di più, non importa se qualche pagina è strappata o sottolineata).

7. Com'è organizzata la tua libreria?
a) Secondo un criterio preciso che ti sforzi di rispettare (per genere letterario, lingua, ordine alfabetico...)
b) Più o meno a caso, a seconda degli spazi disponibili.


Punteggi
1) a=3, b=1, c=2
2) a=3, b=1
3) a=3, b=2, c=1
4) a=0, b=3
5) a=2, b=1
6) a=3, b=1
7) a=3, b=1


Profili
15 punti o poco meno: sei un lettore metodico
Con i libri, come con molte altre cose, sei ordinato: se hai scoperto un nuovo autore che ti piace, sei capace di comprare tutte le sue opere e di leggerle una dopo l'altra fino all'ultima pagina (anche quelle francamente noiose). Preferisci concentrarti su un singolo genere o filone piuttosto che spaziare, e tendi a diventare esperto di argomenti molto specialistici su cui potrai intrattenere gli amici nelle serate d'inverno (a patto che siano d'accordo...).

Intorno ai 10 punti: sei un lettore organizzato ma non prevedibile
Possiedi caratteristiche di entrambi i profili: può darsi che la tua biblioteca sia perfettamente organizzata, ma che tu non sia affatto metodico nell'approfondire un filone di lettura o nel portare un libro fino in fondo. Oppure ti affidi al fiuto per scovare il libro giusto, ma al tempo stesso sei fedele alla lettura di uno e un solo volume per volta... insomma, sei misterioso quasi quanto il lettore imprevedibile!

5 punti o poco più: sei un lettore imprevedibile
È difficile dire quale sarà il prossimo libro che leggerai: anche se hai appena finito un classico (uno di quelli che ti ripromettevi di leggere fin dai tempi della scuola), non è escluso che subito dopo ti butti con avidità su un testo di giardinaggio. Segui i tuoi molteplici interessi e il tuo intuito in fatto di libri e sei l'incubo del settore marketing delle case editrici.


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domenica 21 agosto 2011

La stanza del traduttore

Oggi vi segnaliamo il nuovo blog La stanza del traduttore, nato da un'idea di Herta Elena Rudolph e Tiziana Cavasino, in cui i traduttori editoriali sono invitati a descrivere il loro spazio di lavoro con parole e immagini.
Anche noi abbiamo dato il nostro contributo con un breve articolo, intitolato Sotto gli occhi del Budda, che inizia così:

Prima di tutto, luce: il nostro angolo del traduttore è luminoso anche nelle giornate più cupe di novembre, quando il cielo di Milano è completamente immobile e rimane dello stesso color grigio topo dalle otto di mattina alle sei di sera.
Leggi tutto


computer e budda-foto di Alessandra Repossi

giovedì 11 agosto 2011

Come vengono scelte le copertine dei libri?

Facendo un giro in libreria si scopre che, come gli abiti, anche le copertine seguono la moda: di recente ad esempio si sono viste molte cover che ricordano le pubblicità americane degli anni Sessanta, come quella blu e rossa riportata sotto.

Ma al di là della moda, che cosa influenza la scelta delle copertine?
Innanzitutto la decisione è sempre ben ponderata, perché si ritiene che l'appeal del libro, e di conseguenza le vendite, dipendano in gran parte proprio dalla copertina (vedi anche il post "Libri e marketing" dedicato alle copertine e al marketing editoriale). Per questo, nel caso di un libro "importante", si richiede al grafico una mezza dozzina di prove, a partire da un punto fermo: se il libro appartiene a una collana o a una casa editrice che ha già un proprio stile, la copertina dovrà assomigliare a quel dato modello di riferimento.

Poi le diverse prove vengono sottoposte al vaglio di autore, editore e ufficio marketing. A questo punto scatta una serie di considerazioni:
- di colpo d'occhio generale (è troppo chiara/scura/confusa/minimalista/altro)
- di target (piacerà/non piacerà agli uomini/alle donne/agli appassionati di gialli)
- di gusto personale (mi piace/non mi piace).

Dopodiché, la scelta viene fatta, ma a volte i dubbi restano, come si vede da queste due prove di copertina per Manhood for Amateurs (pubblicato in italiano con il titolo Uomini si diventa, traduzione di Matteo Colombo): indovinate qual è la copertina scartata.



copertina di prova manhood for amateurs michael chabon


copertina manhood for amateurs michael chabon

La seconda vi sembra già vista e rivista, anche un po' trita? Bene, è proprio quella che è stata pubblicata, anche nella versione italiana. L'altra è stata rifiutata. Misteri del marketing...

Per vedere una carrellata di copertine scartate messe a confronto con quelle pubblicate, clicca qui. Qui invece si trova un breve articolo del New York Times dedicato alle copertine rifiutate.

giovedì 4 agosto 2011

Perchè gli editori pubblicano tanto?

Viene spontaneo chiederselo, visto che nel nostro paese escono circa 60.000 nuovi titoli all'anno, ma allo stesso tempo un italiano su due non apre nemmeno un libro, non parliamo poi di comprarlo.

libri e librerie
Sembra proprio che ci sia qualcosa che non va, in questo meccanismo che sforna così tanti libri sempre più velocemente e, per questo motivo, con scarsa attenzione alla qualità: i tempi di traduzione e redazione sono spesso molto stretti, la permanenza sugli scaffali delle librerie è brevissima, visto che le nuove uscite sono oltre 160 al giorno e vanno a scalzare i libri che hanno già qualche mese di vita.

E c'è anche un risvolto ecologico, in tutto questo: basti pensare agli alberi sacrificati per produrre libri che, finita la stagione senza grandi successi, andranno inesorabilmente al macero.

Che fare, allora? Martina Testa, direttore editoriale di minimum fax e traduttrice, in questo articolo su Traducendo Mondi suggerisce di ridurre la produzione e aumentare la qualità. È di un altro parere Gian Arturo Ferrari (ex direttore editoriale di Mondadori e attuale presidente del Centro per il libro e la lettura), che in un articolo su Repubblica giustifica una produzione così ampia con la legge delle probabilità: pubblicando tanti titoli, aumentano le possibilità che almeno uno di questi diventi un bestseller.

Da leggere entrambi per farsi un'idea.

mercoledì 27 luglio 2011

Translation slam: duelli in punta di penna al Festivaletteratura

Il translation slam è un modo di rappresentare su un palcoscenico il lavoro del traduttore letterario. L'autore straniero legge il proprio testo inedito, che scorre su uno schermo, poi due traduttori mettono a confronto le proprie versioni, elaborate pochissimo tempo prima dell'evento. Sarà il pubblico a decretare la versione vincitrice.

Se volete vedere un esempio di translation slam (verso l'inglese), guardate questo video in cui due traduttori letterari si sfidano su un testo poetico di Amélie Nothomb e altri due su un brano in urdu di Fahmida Riaz:



Al Festivaletteratura di Mantova si terranno due translation slam da non perdere: venerdì 9 settembre alle 15 (evento 110) saliranno sul ring le traduttrici letterarie Katia De Marco e Laura Cangemi, che si sfideranno su un testo inedito svedese di Björn Larsson, mentre sabato 10 alla stessa ora (evento 187) sarà la volta di Ada Arduini e Gioia Guerzoni, che tradurranno un testo dell'australiana Geraldine Brooks.
Il primo evento sarà moderato da Alessandra Repossi, il secondo da Laura Cangemi, ed entrambi saranno sponsorizzati dalla sezione Lombardia dell'Associazione Italiana Traduttori e Interpreti. Noi ci saremo, e voi?

Leggi il resoconto dei translation slam e guarda il video.

lunedì 25 luglio 2011

Come citare in bibliografia i libri tradotti?

Abbiamo notato che di recente qualcuno è capitato sul nostro blog facendo una ricerca su come si citano in bibliografia i testi scritti originariamente in un'altra lingua e poi tradotti in italiano. Così abbiamo pensato di fornire questa informazione per offrire un servizio sia a chi compila bibliografie sia ai traduttori editoriali (il cui nome spesso non viene citato nemmeno sui giornali che riportano ampie porzioni della loro traduzione).

Esistono molti modi di citare un testo in bibliografia: basta mettere a confronto le norme redazionali di editori diversi per rendersene conto. Tra quelli che abbiamo incontrato, ne segnaliamo uno che ci sembra molto chiaro e completo.

morte di un traduttore-martinez de pison
Prendiamo ad esempio un libro che abbiamo comprato in questi giorni e che guarda caso ha a che fare con i traduttori letterari, Morte di un traduttore (ebbene no, non siamo superstiziose...!)

Per citarlo in bibliografia dobbiamo indicare, in quest'ordine:

  • l'autore (prima il cognome, poi il nome)
  • il titolo italiano (in corsivo)
  • il nome del traduttore (prima il nome per esteso, poi il cognome)
  • la casa editrice
  • la città di pubblicazione 
  • l'anno di edizione (senza inserire la virgola tra gli ultimi due dati). 
Poi, tra parentesi:

  • il titolo originale (sempre in corsivo) 
  • la casa editrice straniera
  • la città di pubblicazione (in lingua originale)
  • l'anno di pubblicazione (senza inserire la virgola tra gli ultimi due dati).

Ecco come risulterebbe questo libro citato in bibliografia in base alla norma illustrata sopra:

Martínez de Pisón, Ignacio, Morte di un traduttore, trad. it. Bruno Arpaia, Guanda, Parma 2006 (ed. orig. Enterrar a los muertos, Seix barral, Barcelona 2005).

Et voilà, il gioco è fatto: abbiamo tutti i dati sia dell'edizione italiana sia di quella originale, compreso il nome del traduttore editoriale!


Per chi fosse interessato al libro, ecco la scheda del volume in spagnolo, mentre questa è la scheda della traduzione italiana.

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giovedì 21 luglio 2011

Signor libraio, che sconto mi fa?

Dopo lunghe peripezie, è stato approvato ieri al Senato il disegno di legge Levi che regolamenta gli sconti sui libri: dal 1° settembre, le librerie "tradizionali" e quelle online potranno offrire uno sconto massimo del 15% sul prezzo di copertina; per un mese all'anno (escluso dicembre), però, gli editori potranno decidere di lanciare campagne promozionali con sconti fino al 25%.

gatto che dorme sui libri
Che cosa cambia? Tanto per cominciare, abbiamo una legge, mentre prima c'era il vuoto legislativo.
Questo permetteva alle grandi catene librarie di praticare sconti superiori a quelli delle piccole librerie indipendenti, in sostanza strozzandole.

Inoltre, le campagne promozionali lanciate dagli editori saranno obbligatoriamente valide in tutte le librerie, per evitare che, come spesso accade, i grandi gruppi editoriali che possiedono librerie di catena offrano lo sconto solo nei propri punti vendita, negandolo invece alle librerie indipendenti.

Ecco perché l'Associazione Librai Italiani ritiene questo ddl un passo importante per rafforzare il ruolo delle (piccole) librerie.

lunedì 18 luglio 2011

Dare i numeri... con i modi di dire

"Gliel'ho ripetuto cento volte!", "Ne sono sicuro al mille per cento", "Facciamo due (o quattro) chiacchiere"... quanti sono i modi di dire con i numeri? Varrebbe la pena contarli, tanto per restare in argomento, ma forse è più utile ragionare sul loro significato reale.

In molti casi, infatti, i modi di dire con i numeri non esprimono una quantità precisa, ma approssimativa, come in "Gliel'ho ripetuto cento volte", dove il 100 sta per un numero spropositato di volte. L'approssimazione è di segno contrario a quella che esprimiamo quando, ospiti a pranzo, chiediamo "solo due patatine": non ne vogliamo due di numero, ma poche.

Ecco dunque un caso in cui i numeri, che negli altri ambiti della nostra esistenza hanno un valore univoco e preciso, diventano indicatori generici di quantità, grande o piccola che sia.

Ci sono poi i numeri che si riferiscono a eventi storici o culturali, come nell'esempio "fare un Quarantotto": qui ovviamente non si parla del numero 48, ma dei moti del 1848, quindi il modo di dire indica una situazione di improvviso scompiglio generale.

E quando traduciamo i modi di dire con i numeri in altre lingue, che cosa succede? Se a volte è possibile renderli in modo quasi letterale, cambiando soltanto il numero ("Te l'ho ripetuto cento volte" diventa in inglese I told you a thousand times), in altri casi il numero si perde completamente, come ad esempio nell'espressione "sui due piedi", che in inglese può diventare straightaway. A dimostrazione del fatto che, nella lingua, i numeri non sempre servono per contare...


Sull'argomento consigliamo il volume di Carla Bazzanella, Numeri per parlare, edito da Laterza, di cui potete leggere due recensioni: Stefano Bartezzaghi su La Repubblica e Massimiliano Panarari sul Venerdì di Repubblica.

Sui modi di dire potete leggere anche questi post: Modi dire tra pancia e cervello, I modi di dire biblici: una vera... Babele, Arrivare dopo i fochi e altri modi di dire dialettali e "Tradurre modi di dire e proverbi".

La foto di Matthew Harrigan è disponibile qui e rilasciata con licenza CC BY-SA 2.0.

giovedì 14 luglio 2011

Che cosa cambierà per i traduttori con l'avvento dell'e-book?

Da più di un anno si fa un gran parlare di e-book, ma al momento non è chiaro che cosa potrà cambiare per i traduttori editoriali quando il libro digitale si affermerà sul mercato.
Quali novità potranno esserci nella pratica quotidiana del lavoro? E come potranno cambiare le condizioni più generali della professione, ad esempio i contratti?

Nell'articolo che abbiamo scritto per conto del Sindacato Traduttori Editoriali e che si intitola appunto "Che cosa cambierà per i traduttori con l'avvento dell'e-book?" abbiamo provato a rispondere a queste domande.
Buona lettura e fateci sapere che cosa ne pensate!

Per leggere gli altri post dedicati all'e-book, clicca qui.

lunedì 4 luglio 2011

Il "matrimonio combinato" tra autore e traduttore letterario

Il traduttore letterario "è lo psicoanalista dell’autore”, come afferma Daniel Pennac, oppure il testo tradotto è come “un cadavere, sfigurato da un autobus fino a renderlo irriconoscibile”, come sosteneva Thomas Bernhard?

Ilide Carmignani, traduttrice di grandi scrittori di lingua spagnola (tra cui Gabriel García Márquez, Octavio Paz, Arturo Pérez-Reverte, Luis Sepúlveda, Roberto Bolaño), riflette sull'argomento nell'articolo che vi segnaliamo oggi, Lo scrittore e il suo doppio, ricco di spunti sulla professione del traduttore letterario e sul suo rapporto con l'autore tradotto.

venerdì 1 luglio 2011

Come archiviare i libri: istruzioni per l'uso

Se i libri cominciano a invadere la casa, sorge un problema: come archiviarli in modo da poterli ritrovare quando servono?

I criteri di classificazione sono tanti quanti i bibliofili: Jonathan Franzen, ad esempio, separa i tascabili dagli altri volumi, Alessandro Baricco li archivia in ordine di lettura, così può ricordarsi dov'era e cosa faceva nel periodo in cui li leggeva, Umberto Eco ne aveva 50.000 e li cambiava di posto in base agli interessi del momento (facendo impazzire la segretaria). I criteri sono talmente variegati che Gabriele Romagnoli ha scritto su Repubblica un articolo dedicato alle biblioteche degli scrittori.



Per creare il nostro archivio, abbiamo innanzitutto fatto una prima suddivisione fra i testi di narrativa e quelli di saggistica, e fin qui è stato facile.

Dopodiché abbiamo deciso di suddividere la narrativa in base alle lingue: nel nostro caso abbiamo creato una grande sezione di narrativa di lingua inglese, a cui seguono in ordine di grandezza quella italiana, spagnola, francese, tedesca, portoghese, giapponese. I volumi di autori israeliani o che trattano temi che hanno a che fare con l'ebraismo, anche se originariamente scritti in lingue diverse fra loro (italiano compreso) sono tutti raccolti nella stessa sezione; seguono poi le altre lingue e culture, tutte raggruppate insieme.

Ma ovviamente non è finita qui: per ciascuna lingua/sezione, infatti, abbiamo catalogato gli autori in ordine alfabetico a prescindere dal fatto che i loro libri siano in lingua originale o tradotti in italiano. Ci siamo anche sforzate di ordinare i testi di ciascun autore in base all'anno di uscita, mettendo per primi i più vecchi e per ultimi i più recenti.

Per la saggistica abbiamo creato dei settori in base agli argomenti: fotografia, storia dell'arte, musica, storia, psicologia, filosofia e, siccome amiamo viaggiare, un'intera scaffalatura dedicata alla turistica. Infine, un altro elemento e mezzo della libreria è dedicato ai volumi scritti o tradotti da noi.

All'interno di ciascuna sezione di saggistica, abbiamo suddiviso poi i volumi in base all'autore oppure al tema. Un esempio del primo tipo si trova nelle sezioni di fotografia, musica e storia dell'arte: le monografie dedicate ai grandi fotografi, cantanti o pittori, infatti, sono disposte in ordine alfabetico. Altre sezioni, ad esempio la turistica, si prestavano invece a una suddivisione diversa: nel caso nostro, abbiamo organizzato le guide turistiche in base all'area geografica, distribuendo i volumi in queste sottosezioni: Italia, Europa, resto del mondo, trekking e infine percorsi in bicicletta. Dopodiché, all'interno di ciascuna sottoarea, abbiamo organizzato i volumi in ordine alfabetico per paese.

Nell'archiviazione abbiamo cercato poi di evitare le doppie file, in modo da avere tutti i libri in vista (ma in molti casi è impossibile); cerchiamo anche di riciclare i volumi di cui possiamo fare a meno.

Abbiamo infine creato un archivio su file da portare sempre con noi sul cellulare: così, quando in libreria ci imbattiamo in qualche occasione imperdibile, non siamo più colte dal terribile dubbio: "Ce l'ho già oppure no?".

E voi, come organizzate la vostra libreria? Ogni spunto è prezioso!


Se l'argomento vi interessa, leggete anche "4 regole d'oro per catalogare i libri di casa", questo post dedicato alle librerie dalle forme più strane e questo sulle librerie fatte di libri.

La foto di Mr.TinDC è disponibile qui e rilasciata con licenza CC BY-NC-ND 2.0.

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lunedì 27 giugno 2011

Quante sono le lingue del mondo?

Se lo è chiesto il SIL International, un'organizzazione no profit americana la cui idea di base è che tutte le lingue del mondo facciano parte della creazione di Dio e che perciò sia necessario aiutare i loro parlanti a perseguire i loro scopi sociali, economici e spirituali senza sacrificarle.

Di fronte alla globalizzazione che avanza, infatti, molte lingue hanno sempre meno parlanti e non vengono più insegnate ai bambini; inoltre, i due terzi delle lingue attuali non possiedono una forma scritta. Il rischio è che entro il 2100 una fetta consistente del patrimonio linguistico mondiale si estingua. In Camerun, ad esempio, sta scomparendo il baldemu, in Argentina il tehuelche, in Giappone l'ainu.

Così, fin dagli anni Quaranta, i linguisti volontari del SIL sono andati a incontrare le minoranze linguistiche di tutto il mondo allo scopo di censire le lingue esistenti e di contribuire alla loro conservazione. Il risultato è un catalogo chiamato Ethnologue, consultabile gratuitamente online, che oggi elenca le 6909 lingue viventi (indicate sulla mappa con puntini rossi).

mappa lingue del mondo
Il sito di Ethnologue contiene anche statistiche, mappe linguistiche dettagliate e un indice delle lingue viventi ed estinte. Il SIL International mette a disposizione online un catalogo di oltre 20.000 pubblicazioni prodotte nei suoi 75 anni di ricerche, con articoli relativi a più di 2700 lingue.

giovedì 23 giugno 2011

La riscossa delle sorelle Brontë

Avreste mai pensato di vedere le sorelle Brontë in un filmato come questo?




Si tratta di un falso video pubblicitario di tre bambole, con le sembianze delle sorelle scrittrici, che affrontano con grinta (e tanto di baffi) il mondo editoriale maschile: è imperdibile!

Una bella rivincita per Anne, Charlotte e Emily Brontë, che agli inizi della loro carriera (1846-47) furono costrette a pubblicare i loro libri con gli pseudonimi maschili di Acton, Currer ed Ellis Bell...

lunedì 20 giugno 2011

Vita da Topi Traduttori – Il bello (e il brutto) delle recensioni

Era una domenica di sole e tutto andava bene, o almeno così sembrava: Topo Traduttore era appena tornato da una rilassante passeggiata mattutina intorno all’isolato. Si pulì le zampette sullo zerbino, entrò nella tana e sprofondò nel divano di paglia, elegantemente rivestito da un fazzoletto con le iniziali ricamate. Aprì il giornale e ne sfogliò rapidamente le pagine fino all’inserto culturale, che attaccò con avidità, proprio come faceva con il tomino alla griglia.

Il primo articolo era passabile, il secondo davvero interessante, ma il terzo… il terzo lo folgorò. Era la recensione di Vita da topi, un libro che qualche mese prima aveva tradotto dall’inglese (A Mice Life) e che aveva trovato piuttosto impegnativo. L’autore, il giovane John McTopin, già noto negli Stati Uniti, utilizzava uno stile molto colloquiale ma al tempo stesso curato, e Topo Traduttore aveva faticato molto per restituirlo in un italiano informale, senza cadere in una lingua sciatta. Alla fine, comunque, ci era riuscito: aveva consegnato alla scadenza fissata, qualche mese dopo aveva rivisto le bozze e poi, il silenzio. Fino a quella mattina di sole.

topo-foto di Aka elaborazione grafica di Alessandra Repossi

L’articolo dell’inserto culturale, di cui nessuno lo aveva informato (“Come al solito”, si era detto), aveva infranto fragorosamente il lungo silenzio. Topo Traduttore iniziò a scorrere la recensione con occhietti spiritati, soffermandosi sulle parole chiave: “stile fluido”, “coro di voci narranti”, “intreccio fulminante”. E la traduzione? Non si parlava della traduzione? E il nome del traduttore, c’era? Il topo cercò meglio nel testo, rileggendolo lentamente, mentre un lieve tremito iniziava scuotergli le zampine rosa. Macché. Sembrava proprio che John McTopin se lo fosse tradotto da solo, il suo maledetto romanzo.

Fissando il giornale con occhi di bragia, Topo Traduttore iniziò ad arrovellarsi. Che cosa avrebbe potuto fare? Scartò la prima ipotesi che gli venne in mente, il topicidio del recensore, perché aborriva la violenza. Scartò anche quella di incendiare la tana dell’editore del giornale dopo essersi assicurato che fosse vuota: sarebbe stato liberatorio, ma poco efficace. E allora, che cosa gli restava? Topo Traduttore si alzò di scatto dal divano, raggiunse il computer in due balzi e, con le zampine ancora tremanti che saltabeccavano sui tasti, scrisse una mail che iniziava così: “Gentile caporedattrice, sul giornale di oggi, a pagina 38, ho trovato la recensione di un volume che ho tradotto io. Con mio immenso disappunto…”.

© 2011 Francesca Cosi. Tutti i diritti riservati


Se vuoi approfondire l’argomento, leggi questo post sulla citazione del nome dei traduttori editoriali.
Se hai perso le altre storie dei Topi Traduttori e Scrittori, puoi leggerle qui.
L'immagine è un'elaborazione grafica di Alessandra di questa foto di Aka; è rilasciata con licenza Creative Commons BY-NC-SA.

martedì 14 giugno 2011

Parli globish? L'inglese globalizzato alla conquista del mondo

Sarebbe bello imparare solo un numero limitato di parole inglesi e con quelle riuscire a parlare di tutto?

Jean-Paul Nerrière, l'inventore del globish, pensa di sì, e per diffondere questo inglese "light" ha creato un sito in cui offre corsi di globish e una rapida valutazione di brevi testi inglesi per scoprire se sono globish o meno.

Di quante parole si compone il globish? Se un giornale colto come il Times impiega circa 40.000 vocaboli inglesi, i tabloid popolari come il Sun ne usano 7000, ma il globish li batte: gli bastano solo 1500 parole. Nephew (nipote), diventa the son of my brother (il figlio di mio fratello), la sintassi è corretta ma semplice e si evitano le metafore. Così un cinese e un sudamericano possono trovare un terreno comune nel globish e, più o meno, capirsi.

Ma è sufficiente? Molti pensano di no, perché un incontro di lingue è anche (o forse soprattutto) un incontro di culture, ed esprimersi in un inglese "mcdonaldizzato" significa avere uno scambio molto superficiale, privo di sfumature, e non un vero dialogo. Ne parlano alcuni esperti in questo video (in inglese):



E voi, che cosa ne pensate?

sabato 11 giugno 2011

25 comandamenti per scrivere bene

Qual è la regola più importante quando si scrive?
Fare in modo che qualcuno ci legga!

Questa è l'idea che sta alla base delle 25 regole di buona scrittura ideate da Tim Radford, uno storico collaboratore del Guardian. I suoi comandamenti sono indicati non solo per i giornalisti, ma anche per chi scrive testi, articoli, blog, e-mail e documenti di lavoro. Insomma, praticamente per tutti.

Questa è la versione in inglese dei 25 comandamenti e questa è in italiano.

lunedì 6 giugno 2011

Come stanno i traduttori italiani?

Qualche tempo fa, insieme ad altri 4000 fra traduttori, redattori e autori (ma anche avvocati, architetti, biologi ecc.), abbiamo risposto a un questionario proposto da Ires-Cgil nell'ambito di una ricerca dal titolo Professionisti: a quali condizioni?.

Lo scopo della ricerca era fotografare per la prima volta la situazione dei professionisti italiani. Sì, perché in genere, quando in Italia si parla di lavoro, ci si riferisce al lavoro dipendente. Invece c'è tutto un mondo di professionisti, completamente sconosciuto alle istituzioni e all'opinione pubblica, che lavora con contratti e tutele molto diversi da quelli dei lavoratori dipendenti e che Ires-Cgil ha deciso di interpellare su varie questioni: previdenza e tutele, reddito, livello d'istruzione, continuità del lavoro, percezione del proprio status lavorativo, obiettivi da perseguire come categoria.

Il quadro che emerge dai risultati (che puoi leggere qui) è piuttosto sconfortante: i professionisti sono il segmento "colto" dei lavoratori italiani (l'80% ha una laurea, contro il 12% dei dipendenti delle aziende), ma anche quello con il reddito più basso (il 23% guadagna meno di 1000 euro al mese, il 44,4% meno di 1500) e con un forte senso di precarietà: il 71% riferisce ad esempio di aver incontrato difficoltà nell'accesso al credito (richiesta di mutui e simili), mentre il lavoro è intermittente per circa il 70% dei professionisti della traduzione e dell'editoria, che alternano periodi di attività a momenti di riposo forzato.

E le tutele? Non esistono forme di sostegno al reddito per chi ha partita Iva, né tantomeno per chi, come i traduttori editoriali, lavora in regime di diritto d'autore; per quanto riguarda la previdenza, quest'ultima forma contrattuale la esclude per legge, quindi autori e traduttori possono scordarsi la pensione.

Un quadro ben diverso da quello ormai consolidato nell'immaginario collettivo, che vuole il professionista privilegiato e danaroso...

Che cosa si può fare, quindi, per migliorare la situazione? Il nostro consiglio è sempre quello di unirsi ad associazioni di categoria come AITI e al Sindacato Traduttori Editoriali, che fin dalla loro fondazione lavorano per il riconoscimento della professione e il miglioramento delle condizioni di lavoro dei traduttori. Da soli non abbiamo peso, insieme si possono cambiare le cose.

Per saperne di più, leggi questo editoriale del Giornale delle Partite Iva e questo articolo di Repubblica con tabelle di approfondimento.

venerdì 3 giugno 2011

Ho troppi libri! Che fare?

Purtroppo ogni casa ha un limite fisico oltre il quale ci si ritrova costretti a scegliere: o noi o i libri.
E allora, con grande dispiacere, selezioniamo quelli non proprio indispensabili o indimenticabili e decidiamo di disfarcene.


Ma come fare? Buttarli non si può!
All'inizio ci siamo dotate di una libreria che si può espandere, come la Billy dell'Ikea: una volta raggiunta la capienza massima degli scaffali abbiamo acquistato un sopralzo (il termine tecnico è "elemento top": è uno scaffale aggiuntivo che fa da tetto alla libreria) e riempito anche quello, dopodiché in cima al sopralzo abbiamo messo dei fermalibri e inserito i nostri preziosi volumi anche lì.

Ma alla fine anche questi scaffali si sono riempiti e ci siamo ritrovate a dover sfoltire la libreria.
Nel tempo abbiamo tentato varie soluzioni:
  1. Portare i libri a un ritrovo con gli amici e regalarli a seconda degli interessi e dei gusti di ognuno (è molto divertente).
  2. Portarli a bancarelle o negozi di libri usati e venderli (ma è difficile: accettano solo alcuni classici oppure libri di tipologie che ancora non siamo riuscite a identificare, comunque mai quelli che abbiamo noi; vedi anche il commento n.12 a questo post).
  3. Portarli ai negozi dell'usato che vendono di tutto, non solo libri (in questo caso di solito accettano titoli di ogni genere senza selezionare, il che è un vantaggio se i volumi sono tanti, ma bisogna tener presente che vengono pagati pochi euro: vedi i commenti n. 11 e 12 per scoprire la filosofia di questi negozi). 
  4. Fare bookcrossing, cioè registrare i libri su questo sito e poi lasciarli in un luogo pubblico, dotandoli di un'etichetta che li rende rintracciabili. Così è possibile seguire il viaggio dei nostri volumi, leggere i pareri delle persone che li hanno presi, vederli passare di mano in mano... è una piccola avventura!
  5. Regalare i libri alle biblioteche comunali (prendono di tutto e mettono sugli scaffali solo i volumi che reputano interessanti per i loro lettori, poi inviano il resto ad altre biblioteche o associazioni cittadine, ma in ogni caso non li buttano via).
  6. Sperimentare lo scambio di libri su Bookmooch, basato sull'accumulo di punti (si accumulano punti donando, si spendono richiedendo i volumi). Leggi il nostro post su come scambiare libri online tramite questo sito.
  7. Venderli su eBay: in questo caso bisogna creare online il proprio negozio virtuale, fotografare i volumi, inserire online i loro dati e dotarsi di un sistema di spedizioni rapido ed efficiente, ma soprattutto di una capiente cantina in cui conservare i libri fino al momento in cui li venderemo!
E per finire, c'è anche chi ricicla i libri costruendo lampade: sul sito di Instructables trovi le istruzioni per farlo e le foto del risultato.

E voi, che cosa fate con i libri che non potete più tenere?


Se l'argomento vi interessa, leggete anche i nostri post su come mettere in ordine la libreria: 4 regole d'oro per catalogare i libri di casa e Come archiviare i libri: istruzioni per l'uso, e quelli dedicati alle librerie più strane: Se hai bisogno di idee per una nuova libreria...Librerie fatte di libri.

L'immagine di See-ming Lee si intitola "The Colorful Library of an Interaction Designer (Juhan Sonin)" e si trova qui.

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lunedì 30 maggio 2011

Da dove vengono le buone idee?

Qualche mese fa avevamo tradotto un post di Seth Godin intitolato "Da dove vengono le idee?".

Oggi ritorniamo sul tema proponendovi un video (in inglese, con disegni buffi e fumetti) sul modo in cui nascono le buone idee. Per non rovinarvi la sorpresa, vi diciamo soltanto che l'autore è ottimista riguardo agli effetti che Internet può produrre sul nostro cervello...



Il video è il booktrailer del libro Where Good Ideas Come From, scritto dal giornalista scientifico americano Steven Johnson e recensito qui.

giovedì 26 maggio 2011

Tradurre i titoli dei film? Mai dire mai!

Ci sono film, come L'attimo fuggente di Peter Weir, che si fanno ricordare (anche) per il titolo azzeccato, e altri, come Non drammatizziamo... è solo questione di corna di Truffaut, che ci fanno mettere in discussione la salute mentale di registi e produttori.
In realtà né l'uno né l'altro si chiamavano così, nella versione originale: il film con Robin Williams nelle vesti dell'estroso professor Keating si intitolava Dead Poets Society, mentre la pellicola di Truffaut aveva un titolo molto sobrio, al contrario dell'italiano: Domicile conjugal.

Ma che cosa spinge i distributori italiani a modificare e in certi casi a stravolgere i titoli dei film stranieri?
Principalmente considerazioni di marketing, giuste o sbagliate che siano.


Ad esempio, visto che L'aereo più pazzo del mondo I e II avevano riscosso successo, quando in Italia è arrivato Stewardess School, un film in cui due ragazze cercano di diventare hostess, si è pensato bene di intitolarlo L'aereo più pazzo del mondo III, anche se con i precedenti non aveva niente da spartire.

Allo stesso modo, sempre per ragioni di cassetta si fa leva sul romanticismo, evocando l'amore ogni volta che è possibile. Ad esempio, Eternal Sunshine of the Spotless Mind di Michel Gondry (2004) in italiano è stato reso con Se mi lasci ti cancello. Peccato che il titolo originale fosse un verso del poema Eloisa to Abelard di Alexander Pope, una citazione colta che va completamente perduta nella versione italiana.

Con il tempo, forse, le cose vanno migliorando, visto che sempre più italiani sono in grado di capire le lingue straniere. Così, invece di tradurre i titoli, li si lascia in lingua originale, magari omettendo le parole di difficile comprensione. Ad esempio, il celeberrimo film The Millionaire, in originale si chiamava Slumdog Millionaire, precisazione non da poco, visto che il protagonista viene appunto da uno slum.

In alternativa, si lascia il titolo originale con un sottotitolo italiano esplicativo: ad esempio Sister Act viene completato da Una svitata in abito da suora.

Che dire, poi, dei titoli "intraducibili"? Per tornare a Truffaut, il suo primo lungometraggio si intitolava Les Quatre Cents Coups, espressione che, con l'aggiunta del verbo faire all'inizio, significa "fare il diavolo a quattro". Curiosamente, in italiano si è scelto di tradurlo letteralmente con I quattrocento colpi, perdendo così del tutto il significato originale. Ma correva l'anno 1959 ed erano altri tempi anche per la traduzione...

Per approfondire l'argomento, ti consigliamo anche questo articolo di Repubblica.
L'immagine di TravelingMan è disponibile qui e rilasciata con licenza CC BY-NC-ND 2.0.

lunedì 23 maggio 2011

A caccia di errori con le enciclopedie online

Quante volte, traducendo su un testo, ci è capitato di trovare errori nei dati citati dall'autore?
In un saggio che abbiamo tradotto dall'inglese, ad esempio, Meyerbeer era improvvisamente diventato un compositore italiano, mentre in un altro testo storico spagnolo si diceva che un certo santo locale aveva iniziato a costruire un monastero nel 1114 per finire nel 1220. Longevo, no?

I controlli sul testo sono un aspetto fondamentale del lavoro di autori, traduttori e revisori, e nei giornali più seri il fact checking è addirittura una mansione specifica, descritta in modo brillante e spiritoso da Virginia Heffernan, fact checker del New Yorker, in questo articolo in inglese.


Negli ultimi anni, questo aspetto del nostro lavoro è cambiato: prima dell'avvento di internet i fatti si verificavano sfogliando gigantesche enciclopedie cartacee o telefonando agli esperti per verificare le informazioni più specifiche.

Oggi, con internet, tutto quello che cerchiamo è in rete, rintracciabile con un paio di clic, ma si pone un nuovo problema: è affidabile? Dato che tutti possono scrivere su internet, infatti, gli errori abbondano: ecco perché molti diffidano di Wikipedia, l'enciclopedia compilata dagli utenti.

Stando a una ricerca, però, l'affidabilità di Wikipedia, non è da meno di quella delle enciclopedie più accreditate: la rivista Nature ha messo a confronto un campione di 42 voci scientifiche tratte da Wiki con le corrispondenti voci dell'enciclopedia Britannica online (leggi qui e qui alcune informazioni). Conclusione: gli errori riscontrati in ogni articolo erano in media 4 per Wiki e 3 per la Britannica, e su Wiki tendevano a diminuire quanto più aumentava il numero di persone che avevano contribuito alla stesura della voce. Un bel risultato per l'enciclopedia autogestita!

Le enciclopedie più accreditate, che una volta si sfogliavano su carta, oggi sono consultabili online. Vedi ad esempio:
Qualunque enciclopedia si scelga, comunque, è difficile essere certi al 100% che il dato sia esatto; fare controlli incrociati, però, aiuta sempre.

L'immagine di Nils Geylen è disponibile qui e rilasciata con licenza CC BY-NC-SA 2.0.