"Un aiuto alla traduzione è un aiuto alle idee", così s'intitola la petizione lanciata l'8 dicembre dal Sindacato Traduttori Editoriali (Strade).
In questi giorni di acquisti e regali, firmare la petizione in sostegno della traduzione è un gesto che richiede un istante, non costa nulla e fa del bene alla traduzione, a chi la fa e a chi ne legge i frutti.
Le traduzioni letterarie sono in calo per colpa della crisi globale che sta toccando anche l'editoria (leggi i dati del 2012 sul sito dell'Associazione Italiana Editori) e quando le case editrici decidono di tagliare i costi per la produzione libraria, una delle spese che viene sacrificata per prima è proprio quella per la traduzione, perciò le tariffe hanno subito una contrazione. Questo va a scapito dei traduttori editoriali italiani, che già prima della crisi erano tra i meno pagati d'Europa, ma anche della qualità delle traduzioni, che in molti casi vengono affidate non più a professionisti ma a persone che si improvvisano tali.
Per questo Strade promuove la creazione di un fondo di sostegno alla traduzione editoriale.
Leggi qui il testo della petizione e falla circolare!
sabato 22 dicembre 2012
giovedì 6 dicembre 2012
Libri da leggere o regalare a Natale
Anche quest'anno vi suggeriamo qualche buon libro sul Natale, da leggere in queste sere di quasi inverno per scivolare lentamente nell'atmosfera delle feste, oppure da regalare agli amici. Ecco le nostre proposte per il 2012 (Questa invece è la lista di libri per il Natale 2011):
L. Frank Baum, La vita e le avventure di Babbo Natale (Mattioli 2010, trad. it. Nicola Manuppelli) L'autore del Meraviglioso mago di Oz si fa biografo di Babbo Natale e racconta la fiaba di Santa Claus, un ragazzo come tanti che, spinto dal desiderio di fare del bene a più bambini possibile, un po' per volta diventa il bonario papà di tutti. Scopriamo così come mai Babbo Natale si cala nei caminetti delle case, come ha deciso di assoldare le renne e molti altri misteri che ormai fanno parte della tradizione natalizia.
A chi è adatto: ai bambini (e ai grandi che si divertono a leggere le storie ai piccoli!).
J.M. Barrie, Addio, Miss Julie Logan (Mattioli 2012, trad. it. Francesca Cosi e Alessandra Repossi) In effetti qui non si parla di Natale in senso stretto, ma abbiamo appena tradotto il libro e non possiamo fare a meno di proporvelo! Questo bel racconto lungo dell'autore di Peter Pan è ambientato in una valle scozzese che rimane isolata durante l'inverno a causa delle abbondanti nevicate. Il silenzio ovattato e l'isolamento inducono il pastore presbiteriano a tenere un diario per annotare in tono ingenuo i misteriosi eventi di cui è testimone... e che non mancano di impressionare gli abitanti della valle.
A chi è adatto: agli amanti delle ghost stories e di un'ambientazione scozzese ricca di storia.
John Grisham, Fuga dal Natale (Mondadori 2005, trad. it. Tullio Dobner) C'è chi ama questo libro e chi lo odia, ma è difficile rimanere indifferenti di fronte alla scelta dei suoi protagonisti di evitare in blocco i festeggiamenti natalizi e di partire per i Caraibi. Per i due, tuttavia, non sarà facile sottrarsi a ciò che ormai fa parte del Natale: centri commerciali affollati, festicciole con i colleghi d'ufficio, regali indesiderati... Dal libro è stato tratto nel 2004 il film omonimo, con Tim Allen e Jamie Lee Curtis.
A chi è adatto: a chi sa cogliere il lato comico del Natale e a chi è infastidito da quello consumistico.
Sebastiano Vassalli, Natale a Marradi. L'ultimo Natale di Dino Campana (Interlinea 2008) È un Natale di altri tempi, quello descritto in queste pagine: siamo nel 1916 e il poeta Dino Campana fa ritorno nella sua Marradi per l'ultima volta, insieme all'amata Sibilla Aleramo, prima di cadere definitivamente vittima della psicosi. Dalla penna dello scrittore che a Campana ha dedicato una biografia molto approfondita, La notte della cometa.
A chi è adatto: agli amanti del genere biografico e a chi vuole conoscere meglio questo poeta colpito da un "male oscuro".
Se il tema del Natale ti interessa, leggi anche questo racconto di Francesca: "Tempi duri per Babbo Natale".
La foto è tratta dall'archivio della Library of Congress e si intitola "Their First Glimpse" (1908).
L. Frank Baum, La vita e le avventure di Babbo Natale (Mattioli 2010, trad. it. Nicola Manuppelli) L'autore del Meraviglioso mago di Oz si fa biografo di Babbo Natale e racconta la fiaba di Santa Claus, un ragazzo come tanti che, spinto dal desiderio di fare del bene a più bambini possibile, un po' per volta diventa il bonario papà di tutti. Scopriamo così come mai Babbo Natale si cala nei caminetti delle case, come ha deciso di assoldare le renne e molti altri misteri che ormai fanno parte della tradizione natalizia.
A chi è adatto: ai bambini (e ai grandi che si divertono a leggere le storie ai piccoli!).
J.M. Barrie, Addio, Miss Julie Logan (Mattioli 2012, trad. it. Francesca Cosi e Alessandra Repossi) In effetti qui non si parla di Natale in senso stretto, ma abbiamo appena tradotto il libro e non possiamo fare a meno di proporvelo! Questo bel racconto lungo dell'autore di Peter Pan è ambientato in una valle scozzese che rimane isolata durante l'inverno a causa delle abbondanti nevicate. Il silenzio ovattato e l'isolamento inducono il pastore presbiteriano a tenere un diario per annotare in tono ingenuo i misteriosi eventi di cui è testimone... e che non mancano di impressionare gli abitanti della valle.
A chi è adatto: agli amanti delle ghost stories e di un'ambientazione scozzese ricca di storia.
John Grisham, Fuga dal Natale (Mondadori 2005, trad. it. Tullio Dobner) C'è chi ama questo libro e chi lo odia, ma è difficile rimanere indifferenti di fronte alla scelta dei suoi protagonisti di evitare in blocco i festeggiamenti natalizi e di partire per i Caraibi. Per i due, tuttavia, non sarà facile sottrarsi a ciò che ormai fa parte del Natale: centri commerciali affollati, festicciole con i colleghi d'ufficio, regali indesiderati... Dal libro è stato tratto nel 2004 il film omonimo, con Tim Allen e Jamie Lee Curtis.
A chi è adatto: a chi sa cogliere il lato comico del Natale e a chi è infastidito da quello consumistico.
Sebastiano Vassalli, Natale a Marradi. L'ultimo Natale di Dino Campana (Interlinea 2008) È un Natale di altri tempi, quello descritto in queste pagine: siamo nel 1916 e il poeta Dino Campana fa ritorno nella sua Marradi per l'ultima volta, insieme all'amata Sibilla Aleramo, prima di cadere definitivamente vittima della psicosi. Dalla penna dello scrittore che a Campana ha dedicato una biografia molto approfondita, La notte della cometa.
A chi è adatto: agli amanti del genere biografico e a chi vuole conoscere meglio questo poeta colpito da un "male oscuro".
Se il tema del Natale ti interessa, leggi anche questo racconto di Francesca: "Tempi duri per Babbo Natale".
La foto è tratta dall'archivio della Library of Congress e si intitola "Their First Glimpse" (1908).
venerdì 30 novembre 2012
Come traducono gli scrittori?
"Gli scrittori lo fanno meglio" titolava La Stampa circa un anno fa per lanciare la ripubblicazione di alcuni volumi della collana Einaudi chiamata Sts, "Scrittori tradotti da scrittori".
Tra il 1982 e il 2000, infatti, Einaudi aveva ospitato 82 traduzioni letterarie di firme celebri: Wilde nella versione di Franco Ferrucci, Poe e James in quella di Giorgio Manganelli, London proposto da Maurizio Maggiani, Shakespeare da Cesare Garboli, London da Gianni Celati e via discorrendo.
Ma è proprio vero che gli scrittori "lo fanno meglio"? Vediamo qualche vantaggio e svantaggio di una traduzione letteraria firmata da un autore celebre.
Vantaggi:
Tra il 1982 e il 2000, infatti, Einaudi aveva ospitato 82 traduzioni letterarie di firme celebri: Wilde nella versione di Franco Ferrucci, Poe e James in quella di Giorgio Manganelli, London proposto da Maurizio Maggiani, Shakespeare da Cesare Garboli, London da Gianni Celati e via discorrendo.
Ma è proprio vero che gli scrittori "lo fanno meglio"? Vediamo qualche vantaggio e svantaggio di una traduzione letteraria firmata da un autore celebre.
Vantaggi:
- lo scrittore ha una notevole sensibilità linguistica che gli tornerà utile al momento di tradurre;
- l'editore venderà meglio il libro puntando sul fatto che è stato tradotto da uno scrittore famoso.
Svantaggi:
- lo scrittore non sempre possiede le specifiche competenze di un buon traduttore letterario;
- a volte lo scrittore, forte della propria celebrità, può essere tentato di imporsi sull'autore del testo originale facendo valere la propria scelta (linguistica o di contenuto) contro quella di chi il testo l'ha partorito. Eccovene un esempio tratto dalla filastrocca di Stevenson The Flowers, che potete leggere in inglese e nella traduzione di Roberto Mussapi:
Fairy places, fairy things,
Fairy woods where the wild bee wings,
Tiny trees for tiny dames-
These must all be fairy names!
Luoghi fatati, cose fatate
boschi fatati dove ronzan le api,
piccole piante per damine incantate,
nomi fatati, tradotti da Mussapi!
Se l'argomento ti interessa, leggi sul Corriere di Bologna questa intervista ad autori celebri che fanno anche i traduttori letterari.
La foto, tratta da qui, raffigura Cesare Pavese, noto anche per le sue traduzioni di Melville, Joyce, Dos Passos, Steinbeck, Dickens e Defoe.
domenica 18 novembre 2012
Lavori in corso... e letture consigliate!
Stiamo lavorando sul blog per rinnovarne la grafica e renderlo più facile da usare (a proposito, vi piace il nuovo look di questa pagina?). Stiamo anche riversando qui i contenuti del nostro sito, in modo da avere tutto quello che ci riguarda in un solo posto.
A breve concluderemo i lavori e riprenderemo a pubblicare i post; per il momento vi lasciamo in compagnia di quelli passati. Ecco i più letti nell'ultimo mese:
Buona lettura e a presto!
La foto fa parte della collezione della Library of Congress ed è stata scattata nel 1942 da Alfred Palmer. La donna lavora a un motore di aeroplano presso la North American Aviation.
A breve concluderemo i lavori e riprenderemo a pubblicare i post; per il momento vi lasciamo in compagnia di quelli passati. Ecco i più letti nell'ultimo mese:
- Come mettere gli accenti giusti con la tastiera sbagliata
- Scaricare libri gratis? Ecco i siti per farlo (legalmente)
- Vuole una sportina? (E altri usi regionali)
- Che cosa fa di un traduttore un bravo traduttore? (E di un cuoco un bravo cuoco? Ecc. ecc.)
Buona lettura e a presto!
La foto fa parte della collezione della Library of Congress ed è stata scattata nel 1942 da Alfred Palmer. La donna lavora a un motore di aeroplano presso la North American Aviation.
venerdì 26 ottobre 2012
Che font è questo?
A volte troviamo un'immagine o un logo con un font che ci piace e che vorremmo usare per i nostri documenti (questo ad esempio è Georgia)
ma, a meno di essere degli esperti, è difficile indovinare di quale font si tratti (lo riconosci? È Helvetica).
In questo caso si può ricorrere all'ottimo sito MyFonts (Verdana)
dove si può caricare l'immagine con i font misteriosi e ottenere il responso (questo è il classico Times).
Buoni font a tutti (con Trebuchet)!
ma, a meno di essere degli esperti, è difficile indovinare di quale font si tratti (lo riconosci? È Helvetica).
In questo caso si può ricorrere all'ottimo sito MyFonts (Verdana)
dove si può caricare l'immagine con i font misteriosi e ottenere il responso (questo è il classico Times).
Buoni font a tutti (con Trebuchet)!
giovedì 18 ottobre 2012
Che cosa fa di un traduttore un bravo traduttore? (E di un cuoco un bravo cuoco? Ecc. ecc.)
Diamo per scontato che per diventare professionisti di un dato settore si debbano seguire studi specifici, ma qual è l'elemento che poi fa la differenza tra chi se la cava e chi eccelle nel mestiere?
L'abilità sembrerebbe quindi legata a doti innate (e difficilmente quantificabili): il talento, la passione, l'essere portati per qualcosa, la determinazione.
Chi ha studiato la questione più a fondo, invece, ha scoperto che alla base della riuscita in una qualsiasi attività c'è un elemento molto concreto, che possiamo controllare direttamente: il puro e semplice tempo che le dedichiamo.
Non entriamo qui nel merito dei dati e delle spiegazioni, per le quali vi rimandiamo a due post molto stimolanti e ricchi di esempi, pubblicati da Arduino Mancini su Tibicon: Quanto tempo serve per diventare un esperto nel proprio lavoro? e Conta più il talento o la preparazione?, oltre che alla lettura di Fuoriclasse, l'ottimo libro di Malcolm Gladwell (trad. it. Elisabetta Valdrè, Mondadori 2010) sui fattori che portano le persone al successo professionale.
Vi riportiamo invece un esempio dell'importanza del fattore tempo: nelle pagine di Open, l'avvincente biografia di Agassi (trad. it. Giuliana Lupi, Einaudi 2011) si scopre che, quando Andre era un bambino, il padre gli aveva costruito una macchina sparapalline da tennis e lo costringeva a colpire 2500 palle al giorno, cioè 17.500 alla settimana, ossia poco meno di un milione all’anno… Il tennista in erba ha così accumulato molte più ore di allenamento dei suoi coetanei, diventando professionista a 16 anni e avviandosi all'eccezionale carriera che conosciamo.
Insomma, se vogliamo diventare bravi, davvero bravi nel nostro mestiere, oltre allo studio ci saranno senz'altro utili passione, talento e determinazione, ma soprattutto dovremo dedicare ore e ore di impegno ad affinare sempre più le nostre capacità.
La foto di Andre Agassi è tratta da qui.
- Secondo alcuni si tratta di possedere un talento particolare in quel campo: nel caso dei traduttori, ad esempio, avere orecchio per le lingue ed essere portati per la scrittura.
- C'è anche chi pensa che sia tutta questione di passione: fai un mestiere perché ti piace, e alla fine diventi bravo.
- Per altri il punto cruciale è la determinazione: desideri talmente tanto diventare un bravo professionista, che alla fine in qualche modo ce la fai.
L'abilità sembrerebbe quindi legata a doti innate (e difficilmente quantificabili): il talento, la passione, l'essere portati per qualcosa, la determinazione.
Chi ha studiato la questione più a fondo, invece, ha scoperto che alla base della riuscita in una qualsiasi attività c'è un elemento molto concreto, che possiamo controllare direttamente: il puro e semplice tempo che le dedichiamo.
Non entriamo qui nel merito dei dati e delle spiegazioni, per le quali vi rimandiamo a due post molto stimolanti e ricchi di esempi, pubblicati da Arduino Mancini su Tibicon: Quanto tempo serve per diventare un esperto nel proprio lavoro? e Conta più il talento o la preparazione?, oltre che alla lettura di Fuoriclasse, l'ottimo libro di Malcolm Gladwell (trad. it. Elisabetta Valdrè, Mondadori 2010) sui fattori che portano le persone al successo professionale.
Vi riportiamo invece un esempio dell'importanza del fattore tempo: nelle pagine di Open, l'avvincente biografia di Agassi (trad. it. Giuliana Lupi, Einaudi 2011) si scopre che, quando Andre era un bambino, il padre gli aveva costruito una macchina sparapalline da tennis e lo costringeva a colpire 2500 palle al giorno, cioè 17.500 alla settimana, ossia poco meno di un milione all’anno… Il tennista in erba ha così accumulato molte più ore di allenamento dei suoi coetanei, diventando professionista a 16 anni e avviandosi all'eccezionale carriera che conosciamo.
Insomma, se vogliamo diventare bravi, davvero bravi nel nostro mestiere, oltre allo studio ci saranno senz'altro utili passione, talento e determinazione, ma soprattutto dovremo dedicare ore e ore di impegno ad affinare sempre più le nostre capacità.
La foto di Andre Agassi è tratta da qui.
mercoledì 10 ottobre 2012
Vuole una sportina? (E altri usi regionali)
Capita che, facendo acquisti in Romagna, ti venga offerta una sportina e tu rimanga per un momento sospesa, a riflettere sulla parola misteriosa... ma cosa sarà mai la sportina? Poi il contesto ti aiuta (la spesa è sparsa sul bancone e non hai niente con cui portarla a casa) e capisci che ti stanno proponendo un sacchetto.
Questo e mille altre oggetti, relativi soprattutto alla vita quotidiana, hanno nomi diversi in regioni diverse e danno vita a incomprensioni ed equivoci divertenti.
Se a Milano ti chiedono di fare la polvere, non la devi produrre, la devi togliere dai mobili. A Firenze, in compenso, per lavare i pavimenti devi dare il cencio (per terra).
Se in Toscana un'amica cerca la passata, forse non sta pensando di cucinare, ma di mettersi in ordine i capelli (la passata è quello che altrove si chiama "cerchietto").
Negli armadi di Milano ci sono gli ometti (no, non sono amanti nascosti di piccola statura, ma appendiabiti). In Toscana invece si chiamano grucce (ma non occorre essersi rotti una gamba per usarle).
Se a Firenze ti chiedono "Dov'è il toni?", non si riferiscono a un tuo amico (anche perché in Toscana non si mette l'articolo davanti ai nomi propri maschili, solo a quelli femminili: "il Carlo" no, ma "la Giovanna" sì). Il misterioso toni, insomma, non è una persona, è la tuta da ginnastica... (Sul sito Curiosità di Firenze trovate una spiegazione dell'origine del nome).
Quando si traduce, è utile confrontarsi con colleghi di città diverse per evitare di usare regionalismi: ci è capitato ad esempio di imbatterci nella "schiscetta" nei titoli delle riviste, ma questa parola è comprensibile solo in Lombardia e dintorni, non nel resto d'Italia. (La schiscetta è la gamella o gavetta in cui gli operai di un tempo pigiavano, cioè "schisciavano", il pranzo, oggi sostituita dal più pratico contenitore di plastica.)
Ed ecco qualche risorsa utile per le parole dialettali.
Risorse generali:
Questo e mille altre oggetti, relativi soprattutto alla vita quotidiana, hanno nomi diversi in regioni diverse e danno vita a incomprensioni ed equivoci divertenti.
Se a Milano ti chiedono di fare la polvere, non la devi produrre, la devi togliere dai mobili. A Firenze, in compenso, per lavare i pavimenti devi dare il cencio (per terra).
Se in Toscana un'amica cerca la passata, forse non sta pensando di cucinare, ma di mettersi in ordine i capelli (la passata è quello che altrove si chiama "cerchietto").
Negli armadi di Milano ci sono gli ometti (no, non sono amanti nascosti di piccola statura, ma appendiabiti). In Toscana invece si chiamano grucce (ma non occorre essersi rotti una gamba per usarle).
Se a Firenze ti chiedono "Dov'è il toni?", non si riferiscono a un tuo amico (anche perché in Toscana non si mette l'articolo davanti ai nomi propri maschili, solo a quelli femminili: "il Carlo" no, ma "la Giovanna" sì). Il misterioso toni, insomma, non è una persona, è la tuta da ginnastica... (Sul sito Curiosità di Firenze trovate una spiegazione dell'origine del nome).
Quando si traduce, è utile confrontarsi con colleghi di città diverse per evitare di usare regionalismi: ci è capitato ad esempio di imbatterci nella "schiscetta" nei titoli delle riviste, ma questa parola è comprensibile solo in Lombardia e dintorni, non nel resto d'Italia. (La schiscetta è la gamella o gavetta in cui gli operai di un tempo pigiavano, cioè "schisciavano", il pranzo, oggi sostituita dal più pratico contenitore di plastica.)
Ed ecco qualche risorsa utile per le parole dialettali.
Risorse generali:
- il sito di Turisti per caso, con video in cui persone di città diverse dicono nel proprio dialetto una lista di parole
- il sito Volgarmente, che raccoglie parole dialettali da tutta Italia, con una funzione di ricerca che permette di trovare sia il significato della parola, sia lo stesso concetto espresso in dialetti diversi
Dizionari dei singoli dialetti (in ordine alfabetico):
- Emilia-Romagna: romagnolo-italiano (libro da sfogliare online)
- Friulano-italiano e italiano-friulano completo, con esempi d'uso
- Liguria: genovese-italiano e italiano-genovese
- Lombardia: milanese-italiano
- Piemontese-italiano e italiano-piemontese con 12.000 vocaboli
- Puglia: tarantino-italiano (pochissime voci)
- Toscana: Vohabolario del vernaholo fiorentino e del dialetto toscano scaricabile in pdf, con modi di dire
- Umbro-italiano (poche voci, da usare con cautela: leggi il commento n. 13 sotto il post)
- Valdostano: motore di ricerca della regione Valle d'Aosta, molto completo, in tre lingue: patois, francese e italiano, con aree di diffusione ed esempi d'uso
- Veneto-italiano (e inglese!), con sezioni di grammatica, grafia e cultura venete.
Se il post ti è piaciuto, condividilo cliccando sulle icone nel riquadro grigio sotto e leggi anche questo post sui modi di dire dialettali.
Ringraziamo Christelle per l'esempio della sportina!
Ringraziamo Christelle per l'esempio della sportina!
mercoledì 3 ottobre 2012
Quali sono i bestseller italiani all'estero?
Se nelle classifiche italiane dei bestseller di questi giorni svettano i libri di Andrea Camilleri, Massimo Gramellini e Corrado Augias, che cosa succede nel resto d'Europa? I nostri autori vengono tradotti oppure no? E se sì, quali?
La domanda è stata posta in questo articolo pubblicato su La Lettura a 7 italianisti stranieri che fanno parte della giuria del premio "Alassio 100 libri" e insegnano nelle università. Ecco il loro responso.
Germania Vanno di moda i libri italiani che dal punto di vista tedesco hanno qualcosa di "esotico": negli anni Ottanta, ad esempio, è stato molto tradotto Eco, poi è stata la volta di Tabucchi e adesso tocca a Camilleri, di cui piacciono soprattutto le descrizioni di prelibatezze gastronomiche.
Gran Bretagna Gli autori italiani si traducono poco, e ce ne siamo accorte anche noi: di recente abbiamo letto Una vita da lettore e Shakespeare scriveva per soldi, due volumi che raccolgono le divertenti recensioni di libri pubblicate da Nick Hornby sulla rivista americana The Believer (che escono in Italia su Internazionale). Indovinate quanti libri italiani c'erano? Nessuno. E di autori non anglosassoni? Forse un paio su 150 circa...
Russia Pare che la letteratura italiana sia arrivata solo in tempi recenti, perché gli stessi traduttori ritenevano alcuni autori troppo difficili. Adesso i russi leggono Camilleri, ma non i suoi romanzi linguisticamente più complessi (quindi niente Montalbano).
Polonia La narrativa italiana è poco seguita, ma in compenso si traduce molta saggistica: grande successo di Gomorra, Roberto Calasso, Tiziano Terzani e Oriana Fallaci.
Spagna Vanno per la maggiore i gialli: Gianrico Carofiglio, Massimo Carlotto e l'immancabile Andrea Camilleri. A differenza dei lettori tedeschi, gli spagnoli non cercano nel commissario Montalbano la novità, ma la ripetizione di elementi già noti.
Svezia Gli svedesi seguono volentieri gli autori italiani, e anche i media si occupano di loro quando visitano il paese. A volte contribuiscono in gran misura al loro successo: le vendite di Io non ho paura si sono impennate dopo l'adattamento radiofonico del volume.
Francia Tra gli autori contemporanei più seguiti al momento ci sono Alessandro Baricco e soprattutto Erri de Luca, i cui titoli vengono tradotti subito dopo l'uscita italiana.
Questi sono i pareri degli italianisti; se avete notizie o idee sui libri italiani che si leggono all'estero, fateci sapere!
La domanda è stata posta in questo articolo pubblicato su La Lettura a 7 italianisti stranieri che fanno parte della giuria del premio "Alassio 100 libri" e insegnano nelle università. Ecco il loro responso.
Germania Vanno di moda i libri italiani che dal punto di vista tedesco hanno qualcosa di "esotico": negli anni Ottanta, ad esempio, è stato molto tradotto Eco, poi è stata la volta di Tabucchi e adesso tocca a Camilleri, di cui piacciono soprattutto le descrizioni di prelibatezze gastronomiche.
Gran Bretagna Gli autori italiani si traducono poco, e ce ne siamo accorte anche noi: di recente abbiamo letto Una vita da lettore e Shakespeare scriveva per soldi, due volumi che raccolgono le divertenti recensioni di libri pubblicate da Nick Hornby sulla rivista americana The Believer (che escono in Italia su Internazionale). Indovinate quanti libri italiani c'erano? Nessuno. E di autori non anglosassoni? Forse un paio su 150 circa...
Russia Pare che la letteratura italiana sia arrivata solo in tempi recenti, perché gli stessi traduttori ritenevano alcuni autori troppo difficili. Adesso i russi leggono Camilleri, ma non i suoi romanzi linguisticamente più complessi (quindi niente Montalbano).
Polonia La narrativa italiana è poco seguita, ma in compenso si traduce molta saggistica: grande successo di Gomorra, Roberto Calasso, Tiziano Terzani e Oriana Fallaci.
Spagna Vanno per la maggiore i gialli: Gianrico Carofiglio, Massimo Carlotto e l'immancabile Andrea Camilleri. A differenza dei lettori tedeschi, gli spagnoli non cercano nel commissario Montalbano la novità, ma la ripetizione di elementi già noti.
Svezia Gli svedesi seguono volentieri gli autori italiani, e anche i media si occupano di loro quando visitano il paese. A volte contribuiscono in gran misura al loro successo: le vendite di Io non ho paura si sono impennate dopo l'adattamento radiofonico del volume.
Francia Tra gli autori contemporanei più seguiti al momento ci sono Alessandro Baricco e soprattutto Erri de Luca, i cui titoli vengono tradotti subito dopo l'uscita italiana.
Questi sono i pareri degli italianisti; se avete notizie o idee sui libri italiani che si leggono all'estero, fateci sapere!
lunedì 24 settembre 2012
Sulle tracce di Yeats in Irlanda
Quest'estate abbiamo visitato l'Irlanda e tra le nostre mete c'è stata Sligo, la cittadina del nord-ovest a cui il poeta W.B. Yeats (1865-1939) era profondamente legato. Da quando aveva due anni e per i successivi 14, infatti, Yeats passò le lunghe vacanze estive con i nonni a Sligo, e manifestò poi il legame con quei luoghi in molte sue poesie.
Se volete ripercorrere le tracce di Yeats a Sligo e dintorni, ecco alcuni luoghi da non perdere, illustrati dalle foto di Alessandra.
Prima di tutto, la sua statua posta nel centro del paese, a due passi dalla Yeats Society, che promuove lo studio delle opere del poeta organizzando seminari e altri eventi.
E il suo desiderio fu esaudito: nel cimitero della chiesa di Drumcliff, un paesino a pochi km da Sligo, sul lato che guarda il Ben Bulben, si trova infatti la tomba di Yeats, che porta incisi gli ultimi versi della poesia, proprio come il poeta desiderava:
Se ti interessano i viaggi letterari, leggi anche questo post dedicato ai luoghi di Virginia Woolf in Inghilterra.
Se volete ripercorrere le tracce di Yeats a Sligo e dintorni, ecco alcuni luoghi da non perdere, illustrati dalle foto di Alessandra.
Prima di tutto, la sua statua posta nel centro del paese, a due passi dalla Yeats Society, che promuove lo studio delle opere del poeta organizzando seminari e altri eventi.
Poi il Ben Bulben, a nord di Sligo, che gli irlandesi definiscono "monte" ma è poco più di una collina (497 m) che domina con i suoi contorni netti e inconfondibili la grande pianura circostante. Lo si può costeggiare a piedi seguendo una comoda strada sterrata:
Nella poesia Under Ben Bulben Yeats manifestò il desiderio di essere sepolto presso questo monte:
Under bare Ben Bulben's head
In Drumcliff churchyard Yeats is laid,
an ancestor was rector there
Long years ago; a church stands near,
By the road and ancient Cross.
No marble, no conventional phrase,
On limestone quarried near the spot
By his command these words are cut:
Cast a cold eye
On life, on death.
Horseman, pass by.
Altro luogo a lui caro, a breve distanza da Sligo, le cascate di Glencar, ricordate nella poesia Towards Break of Day:
I thought: "There is a waterfall
Upon Ben Bulben side
That all my childhood counted dear.
E per finire, lo splendido promontorio di Rosses Point, con un piccolo edificio di pietra, oggi in rovina, dove Yeats giocava quando era bambino:
La colonna sonora ideale per un viaggio sulle tracce di Yeats è Loreena McKennitt: la cantautrice canadese ha messo in musica alcuni testi del poeta, tra cui The Two Trees e Stolen Child (in cui sono citati Rosses Point e i ruscelli di Glencar).
Se ti interessano i viaggi letterari, leggi anche questo post dedicato ai luoghi di Virginia Woolf in Inghilterra.
mercoledì 19 settembre 2012
Translation slam: la seconda volta al Festivaletteratura
Il translation slam sta prendendo piede anche in Italia, contribuendo alla visibilità dei traduttori letterari, e anche quest'anno al Festivaletteratura di Mantova se ne sono tenuti due.
Nel primo, lo scrittore spagnolo Pablo d'Ors ha letto il proprio testo, tradotto pochi giorni prima dell'evento da Ileana M. Pop e Marco Stracquadaini, che hanno presentato al pubblico le loro versioni; Daniele Petruccioli (del Sindacato Traduttori Editoriali) ha moderato l'incontro sottolineando le difficoltà e le scelte dei due traduttori letterari.
Qui puoi leggere il resoconto dell'evento sul sito di Festivaletteratura e qui quello di Petruccioli, ed ecco il video (che puoi ingrandire cliccando sul riquadro che comparirà in basso a destra):
Il secondo translation slam, moderato sempre da Daniele Petruccioli, ha visto impegnati lo scrittore americano Louis Sachar e le traduttrici letterarie Flora Bonetti e Laura Cangemi. Leggi il resoconto dell'evento sul sito del Festival.
Qui invece puoi guardare il video del primo translation slam italiano, che si è tenuto al Festivaletteratura dell'anno passato.
Nel primo, lo scrittore spagnolo Pablo d'Ors ha letto il proprio testo, tradotto pochi giorni prima dell'evento da Ileana M. Pop e Marco Stracquadaini, che hanno presentato al pubblico le loro versioni; Daniele Petruccioli (del Sindacato Traduttori Editoriali) ha moderato l'incontro sottolineando le difficoltà e le scelte dei due traduttori letterari.
Qui puoi leggere il resoconto dell'evento sul sito di Festivaletteratura e qui quello di Petruccioli, ed ecco il video (che puoi ingrandire cliccando sul riquadro che comparirà in basso a destra):
Il secondo translation slam, moderato sempre da Daniele Petruccioli, ha visto impegnati lo scrittore americano Louis Sachar e le traduttrici letterarie Flora Bonetti e Laura Cangemi. Leggi il resoconto dell'evento sul sito del Festival.
Qui invece puoi guardare il video del primo translation slam italiano, che si è tenuto al Festivaletteratura dell'anno passato.
martedì 11 settembre 2012
Quanto guadagnano i traduttori editoriali?
Oggi vi segnaliamo un'inchiesta lanciata da Biblit sulle tariffe dei traduttori editoriali. Se fate parte della categoria, dedicate 5 minuti di tempo alla compilazione: i risultati daranno a tutti noi un quadro generale dell'andamento del mercato e ci serviranno da riferimento per le contrattazioni future (magari chiediamo troppo poco e non lo sappiamo, o viceversa siamo fortunati e non ce ne siamo resi conto!)
Il questionario si trova qui, insieme ai risultati dell'inchiesta precedente (2008-2009).
Per altre informazioni sulle tariffe dei traduttori, segnaliamo il tariffometro di Simon Turner (consigliamo di leggere la sezione intitolata "Come stabilire la propria tariffa": è lunga ma divertente e offre parecchi spunti di riflessione) e un articolo pubblicato sul Corriere della Sera dal titolo "La vita agra del traduttore".
Il questionario si trova qui, insieme ai risultati dell'inchiesta precedente (2008-2009).
Per altre informazioni sulle tariffe dei traduttori, segnaliamo il tariffometro di Simon Turner (consigliamo di leggere la sezione intitolata "Come stabilire la propria tariffa": è lunga ma divertente e offre parecchi spunti di riflessione) e un articolo pubblicato sul Corriere della Sera dal titolo "La vita agra del traduttore".
sabato 16 giugno 2012
Demenza del traduttore: una malattia poco conosciuta...
Di recente ci è stato segnalato (non ricordiamo più da chi, ma grazie!) un post ironico e divertente su una malattia molto diffusa ma poco studiata: la "demenza del traduttore".
Secondo l'autore, un traduttore americano, i sintomi più evidenti di questa malattia sono 5:
Secondo l'autore, un traduttore americano, i sintomi più evidenti di questa malattia sono 5:
- Disturbo compulsivo da controllo delle e-mail in arrivo (per vedere se portano nuovi lavori...)
- Disturbo ossessivo-compulsivo da blogging
- Agorafobia del traduttore
- Sintomo del "devo-abbassare-le-tariffe"
- Sindrome del "devo-trovarmi-un-lavoro-sicuro".
Vi rimandiamo all'originale inglese "Translator's Dementia" per una gustosa lettura integrale nella quale, forse, vi riconoscerete!
domenica 20 maggio 2012
Una lingua per le donne
Se è normale scrivere "la maestra", perché deve suonare strano "la ministra"?
Nel primo caso si tratta di un ruolo tradizionalmente femminile, mentre nel secondo l'ascesa delle donne alle poltrone governative è relativamente recente e ancora limitata (nel governo attuale, ad esempio, si contano 2 ministre e 16 ministri, ossia una presenza femminile dell'11%). Per questo, cercando "ministra" sulla Treccani, si trova la dicitura "forma un tempo scherzosa...": il termine è stato inizialmente usato in senso ironico, ritenendo forse che in un gabinetto governativo una donna fosse fuori posto. E difatti non è stato ancora accolto dalle istituzioni: nonostante la presenza femminile in quella sede risalga al 1976, quando Tina Anselmi divenne ministra del lavoro e della previdenza sociale, il termine ufficiale per designare le donne che ricoprono questa carica è ancora al maschile: ministro.
Potrebbe sembrare un problema trascurabile, ma quello che non possiamo pensare (perché non abbiamo le parole per pensarlo) è come se non esistesse.
E allora, perché nella società si diffonda e si consolidi sempre di più l'idea che le donne sono perfettamente in grado di ricoprire gli stessi ruoli degli uomini, iniziamo dalla lingua, auspicando la presenza, sulle pagine dei giornali e nelle conversazioni di tutti i giorni, di tante ministre, chirurghe, sindachesse, architette... finché l'uso di queste parole non stonerà più alle orecchie di nessuno.
Per approfondire l'argomento, leggi questo articolo di Repubblica citato sul blog del movimento "Se non ora, quando?" che si impegna perché l'Italia diventi un paese per donne.
Leggi anche questa intervista alla prof. Cecilia Robustelli dell'Università di Modena e Reggio Emilia, che promuove un uso della lingua italiana rispettoso dell'identità di genere. La professoressa ha firmato queste utili Linee guida per l'uso del genere nel linguaggio amministrativo.
Ti segnaliamo anche il nostro post sulle pochissime strade d'Italia dedicate alle donne.
Nella foto: l'aviatrice americana Amelia Earhart (1897-1937), prima donna a trasvolare l'Atlantico in solitaria nel 1932 (l'impresa fino a quel momento era riuscita solo a Charles Lindbergh).
Nel primo caso si tratta di un ruolo tradizionalmente femminile, mentre nel secondo l'ascesa delle donne alle poltrone governative è relativamente recente e ancora limitata (nel governo attuale, ad esempio, si contano 2 ministre e 16 ministri, ossia una presenza femminile dell'11%). Per questo, cercando "ministra" sulla Treccani, si trova la dicitura "forma un tempo scherzosa...": il termine è stato inizialmente usato in senso ironico, ritenendo forse che in un gabinetto governativo una donna fosse fuori posto. E difatti non è stato ancora accolto dalle istituzioni: nonostante la presenza femminile in quella sede risalga al 1976, quando Tina Anselmi divenne ministra del lavoro e della previdenza sociale, il termine ufficiale per designare le donne che ricoprono questa carica è ancora al maschile: ministro.
Potrebbe sembrare un problema trascurabile, ma quello che non possiamo pensare (perché non abbiamo le parole per pensarlo) è come se non esistesse.
E allora, perché nella società si diffonda e si consolidi sempre di più l'idea che le donne sono perfettamente in grado di ricoprire gli stessi ruoli degli uomini, iniziamo dalla lingua, auspicando la presenza, sulle pagine dei giornali e nelle conversazioni di tutti i giorni, di tante ministre, chirurghe, sindachesse, architette... finché l'uso di queste parole non stonerà più alle orecchie di nessuno.
Per approfondire l'argomento, leggi questo articolo di Repubblica citato sul blog del movimento "Se non ora, quando?" che si impegna perché l'Italia diventi un paese per donne.
Leggi anche questa intervista alla prof. Cecilia Robustelli dell'Università di Modena e Reggio Emilia, che promuove un uso della lingua italiana rispettoso dell'identità di genere. La professoressa ha firmato queste utili Linee guida per l'uso del genere nel linguaggio amministrativo.
Ti segnaliamo anche il nostro post sulle pochissime strade d'Italia dedicate alle donne.
Nella foto: l'aviatrice americana Amelia Earhart (1897-1937), prima donna a trasvolare l'Atlantico in solitaria nel 1932 (l'impresa fino a quel momento era riuscita solo a Charles Lindbergh).
venerdì 27 aprile 2012
Traduzioni difficili: l'oca di Virginia Woolf
Oggi vi segnaliamo un articolo che abbiamo scritto per la rubrica "La parola al traduttore", curata da Simona Mambrini sul sito dei dizionari Zanichelli.
Raccontando la nostra traduzione dei diari di viaggio di Virginia Woolf, parliamo di metafore, oche e pietre filosofali...
Leggi l'articolo "Tradurre la metafora: l'oca di Virginia Woolf".
Raccontando la nostra traduzione dei diari di viaggio di Virginia Woolf, parliamo di metafore, oche e pietre filosofali...
Leggi l'articolo "Tradurre la metafora: l'oca di Virginia Woolf".
domenica 22 aprile 2012
L'e-book è più ecologico del libro di carta?
Verrebbe da pensare di sì, visto che non si tagliano alberi per realizzare l'e-book.
Ma non dimentichiamo che per leggere l'e-book occorre l'e-reader, e che questo richiede l'uso di energia, risorse e materie prime in tutte le fasi della sua vita: produzione, utilizzo e smaltimento.
Alcune ricerche hanno indagato allora l'impatto ambientale del libro di carta e quello dell'e-book e hanno rivelato che, se leggete meno di 30 libri all'anno, la vecchia carta rimane la soluzione più ecologica. Potete continuare a gustarvi il fruscio delle pagine senza sensi di colpa per le foreste abbattute.
Se divorate almeno 60 volumi all'anno, ecco che l'e-book diventa la scelta più verde, a patto di non cambiare e-reader per almeno tre anni.
Se leggete tra i 30 e i 60 libri, invece, la scelta del supporto non fa differenza: gli studi non hanno chiarito quale sia l'opzione più rispettosa dell'ambiente, quindi in mancanza di dati certi potete farvi guidare dalle vostre inclinazioni personali.
In ogni caso... buone letture!
Fonte: Altroconsumo, marzo 2012, p. 31.
Ma non dimentichiamo che per leggere l'e-book occorre l'e-reader, e che questo richiede l'uso di energia, risorse e materie prime in tutte le fasi della sua vita: produzione, utilizzo e smaltimento.
Alcune ricerche hanno indagato allora l'impatto ambientale del libro di carta e quello dell'e-book e hanno rivelato che, se leggete meno di 30 libri all'anno, la vecchia carta rimane la soluzione più ecologica. Potete continuare a gustarvi il fruscio delle pagine senza sensi di colpa per le foreste abbattute.
Se divorate almeno 60 volumi all'anno, ecco che l'e-book diventa la scelta più verde, a patto di non cambiare e-reader per almeno tre anni.
Se leggete tra i 30 e i 60 libri, invece, la scelta del supporto non fa differenza: gli studi non hanno chiarito quale sia l'opzione più rispettosa dell'ambiente, quindi in mancanza di dati certi potete farvi guidare dalle vostre inclinazioni personali.
In ogni caso... buone letture!
Fonte: Altroconsumo, marzo 2012, p. 31.
martedì 3 aprile 2012
Vuoi scambiare libri online?
Se la tua libreria straripa di libri che non aprirai mai più, ma d'altra parte sei sempre a caccia di nuovi acquisti, per liberare spazio sugli scaffali puoi provare BookMooch, un'ottima soluzione offerta dalla rete.
Su questo sito puoi inserire una lista dei libri che vuoi dare via e una lista di quelli che invece ti piacerebbe ricevere. Il sito incrocia domanda e offerta: le persone che hanno i libri che ti interessano te li spediranno a casa, e tu farai lo stesso quando il sito ti segnalerà gli indirizzi delle persone che desiderano i tuoi libri.
Il tutto è gestito con un sistema a punti: ricevi punti ogni volta che segnali un libro da regalare e ogni volta che lo spedisci; spendi punti quando ricevi un volume che desideravi.
Tra l'altro, visto che il sito mette in contatto lettori di tutto il mondo, non sei costretto a limitarti all'italiano, ma puoi offrire e richiedere libri in tutte le lingue.
Se non trovi quello che ti interessa e non puoi aspettare, nessun problema: BookMooch è collegato ad Amazon e in pochi clic potrai acquistare l'oggetto dei tuoi desideri.
Che te ne sembra? Noi lo stiamo sperimentando... poi posteremo i risultati!
Se vuoi altri suggerimenti per smaltire i libri in più (senza buttarli!), leggi anche il post "Ho troppi libri! Che fare?".
Su questo sito puoi inserire una lista dei libri che vuoi dare via e una lista di quelli che invece ti piacerebbe ricevere. Il sito incrocia domanda e offerta: le persone che hanno i libri che ti interessano te li spediranno a casa, e tu farai lo stesso quando il sito ti segnalerà gli indirizzi delle persone che desiderano i tuoi libri.
Il tutto è gestito con un sistema a punti: ricevi punti ogni volta che segnali un libro da regalare e ogni volta che lo spedisci; spendi punti quando ricevi un volume che desideravi.
Tra l'altro, visto che il sito mette in contatto lettori di tutto il mondo, non sei costretto a limitarti all'italiano, ma puoi offrire e richiedere libri in tutte le lingue.
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Che te ne sembra? Noi lo stiamo sperimentando... poi posteremo i risultati!
Se vuoi altri suggerimenti per smaltire i libri in più (senza buttarli!), leggi anche il post "Ho troppi libri! Che fare?".
giovedì 29 marzo 2012
Quanto guadagnano gli scrittori?
Negli ultimi tempi si fa (giustamente) un gran parlare di tariffe fra traduttori editoriali, ma bisogna dire che gli scrittori non sono messi meglio: come scrive Laura Piccinini in questo interessante articolo su D di Repubblica, "sono la categoria che potrebbe schiuderci il segreto della sopravvivenza". E nell'articolo si parla di autori affermati, che ricevono anticipi e diritti d'autore molto al di sopra della media, figuriamoci gli altri.
Quando si pubblica un libro in Italia, infatti, di solito si viene pagati a diritto d'autore sulle copie vendute: per ogni libro venduto si riceve cioè una percentuale lorda che si aggira intorno al 5-8% del prezzo di copertina. Prendiamo, per comodità di calcolo, un libro che viene messo in commercio a 10 euro: ogni copia ci farà guadagnare dai 50 agli 80 centesimi lordi, che riceveremo l'anno successivo alla sua vendita, intorno ad aprile-maggio, ossia quando l'editore è tenuto per legge a mandarci il rendiconto delle vendite dell'anno precedente e a saldare i conti.
Se vendiamo 1000 copie, che per un libro non sono poche, guadagneremo dai 500 agli 800 euro lordi.
Se il libro va bene secondo gli standard attuali, ossia vende intorno alle 3000 copie, ci entreranno in tasca dai 1500 ai 2400 euro lordi. Come potete immaginare, le copie regalate dall'editore per promozione e quelle che verranno mandate al macero se il libro non vende non ci frutteranno nulla.
Rimane la questione dell'anticipo: in genere gli editori lo pagano alla consegna del libro, ma bisogna ricordare che si tratta, appunto, di un anticipo sui diritti d'autore che matureremo con le vendite, e che quindi quanto riceviamo adesso ci verrà scalato dalle vendite future...
A voi le riflessioni.
Qual è quindi il sogno di autori e i traduttori? Sicuramente compensi più equi (e su questo fronte, per i traduttori, è attivo da tempo il Sindacato dei Traduttori Editoriali) e per molti, oltre al lavoro di scrittura e traduzione, un part-time che garantisca un'entrata fissa tutti i mesi. Non necessariamente nel campo dell'editoria...
Se l'argomento vi interessa, leggete anche questo post sull'inquadramento fiscale di autori e traduttori editoriali (entrambe le categorie lavorano in regime di diritto d'autore).
Quando si pubblica un libro in Italia, infatti, di solito si viene pagati a diritto d'autore sulle copie vendute: per ogni libro venduto si riceve cioè una percentuale lorda che si aggira intorno al 5-8% del prezzo di copertina. Prendiamo, per comodità di calcolo, un libro che viene messo in commercio a 10 euro: ogni copia ci farà guadagnare dai 50 agli 80 centesimi lordi, che riceveremo l'anno successivo alla sua vendita, intorno ad aprile-maggio, ossia quando l'editore è tenuto per legge a mandarci il rendiconto delle vendite dell'anno precedente e a saldare i conti.
Se vendiamo 1000 copie, che per un libro non sono poche, guadagneremo dai 500 agli 800 euro lordi.
Se il libro va bene secondo gli standard attuali, ossia vende intorno alle 3000 copie, ci entreranno in tasca dai 1500 ai 2400 euro lordi. Come potete immaginare, le copie regalate dall'editore per promozione e quelle che verranno mandate al macero se il libro non vende non ci frutteranno nulla.
Rimane la questione dell'anticipo: in genere gli editori lo pagano alla consegna del libro, ma bisogna ricordare che si tratta, appunto, di un anticipo sui diritti d'autore che matureremo con le vendite, e che quindi quanto riceviamo adesso ci verrà scalato dalle vendite future...
A voi le riflessioni.
Qual è quindi il sogno di autori e i traduttori? Sicuramente compensi più equi (e su questo fronte, per i traduttori, è attivo da tempo il Sindacato dei Traduttori Editoriali) e per molti, oltre al lavoro di scrittura e traduzione, un part-time che garantisca un'entrata fissa tutti i mesi. Non necessariamente nel campo dell'editoria...
Se l'argomento vi interessa, leggete anche questo post sull'inquadramento fiscale di autori e traduttori editoriali (entrambe le categorie lavorano in regime di diritto d'autore).
mercoledì 14 marzo 2012
Bisogna rileggere quello che si scrive...
Se ancora ce ne fosse bisogno, abbiamo avuto l'ennesima riprova del fatto che si deve sempre rileggere quello che si scrive...
Traducendo un romanzo, in questi giorni, abbiamo scritto
una professoressa di grammatica
o almeno così pensavamo. Andando a rileggere il testo, ci siamo accorte che dalla M il dito era scivolato sulla lettera accanto, la N. Complice il correttore automatico di Word, la frase era diventata
una professoressa di gran natica.
Perciò, a costo di essere maniache, rileggiamo sempre tutto, dalla mail più semplice a qualunque altro documento mandiamo in giro per il mondo (e qualcosa ci sfugge ugualmente). Non si sa mai: dalla grammatica alla gran natica il passo è breve, giusto quei pochi millimetri che stanno fra un tasto e il suo vicino! E gli effetti possono essere esilaranti... e imbarazzanti al tempo stesso.
Traducendo un romanzo, in questi giorni, abbiamo scritto
una professoressa di grammatica
o almeno così pensavamo. Andando a rileggere il testo, ci siamo accorte che dalla M il dito era scivolato sulla lettera accanto, la N. Complice il correttore automatico di Word, la frase era diventata
una professoressa di gran natica.
Perciò, a costo di essere maniache, rileggiamo sempre tutto, dalla mail più semplice a qualunque altro documento mandiamo in giro per il mondo (e qualcosa ci sfugge ugualmente). Non si sa mai: dalla grammatica alla gran natica il passo è breve, giusto quei pochi millimetri che stanno fra un tasto e il suo vicino! E gli effetti possono essere esilaranti... e imbarazzanti al tempo stesso.
venerdì 2 marzo 2012
8 consigli ai recensori da P.D. James
Quante volte, scorrendo la recensione di un libro, ci chiediamo se il critico lo abbia letto davvero?
Nell'autobiografia di P.D. James, Time to Be in Earnest, ci siamo imbattute nei suoi consigli ai recensori: leggere il libro per intero, per quanto sia scontato, è il consiglio numero uno.
Dopo aver recensito moltissimi volumi e fatto parte della giuria del Booker Prize, la grande giallista si sente di dare ai critici letterari, lei compresa, queste indicazioni (la traduzione è nostra):
Nell'autobiografia di P.D. James, Time to Be in Earnest, ci siamo imbattute nei suoi consigli ai recensori: leggere il libro per intero, per quanto sia scontato, è il consiglio numero uno.
Dopo aver recensito moltissimi volumi e fatto parte della giuria del Booker Prize, la grande giallista si sente di dare ai critici letterari, lei compresa, queste indicazioni (la traduzione è nostra):
- Leggete sempre tutto il libro prima di scrivere la recensione.
- Non impegnatevi a recensire un libro se appartiene a un genere per il quale avete una particolare avversione.
- Recensite il libro scritto dall'autore, non quello che ritenete che avrebbe dovuto scrivere.
- Se avete dei pregiudizi, e questo è un vostro diritto, affrontateli apertamente e, se del caso, ammetteteli.
- Siate ferocemente arguti se dovete e potete, ma non siate mai deliberatamente crudeli, tranne con gli scrittori che indulgono nella crudeltà, e che quindi presumibilmente se la aspettano.
- Se detestate nel modo più assoluto il libro e non avete niente di interessante o di positivo da dire, perché recensirlo? Ogni recensione dà a un libro una pubblicità molto ambita ed è un peccato sprecare spazio per un libro artificioso o disonesto quando potreste dire qualcosa di utile su un libro che vale la pena leggere. Un'eccezione a questa regola è l'opera importante e lungamente attesa di un noto scrittore, un caso in cui ci si aspetta il verdetto dei critici più importanti.
- Se un caro amico vi dà un libro da recensire e a voi non piace affatto, non recensitelo. A nessuno piace ferire gli amici e la tentazione di essere eccessivamente buoni è troppo forte.
- Resistete alla tentazione di usare una recensione per liquidare i conti in sospeso o dare sfogo alla vostra avversione per il sesso, la classe sociale, le opinioni politiche, la religione o lo stile di vita dell'autore. Cercate di convincervi che le persone che disapprovate possono scrivere un buon libro.
venerdì 24 febbraio 2012
Le parole preferite degli scrittori e come tradurle
Ti sei mai accorto che ogni autore ha le proprie parole preferite? A volte si tratta di avverbi, altre volte sono aggettivi, magari di uso poco comune.
Se affrontiamo un libro da lettori forse non ce ne accorgiamo ma, se lo traduciamo, il rapporto con il testo diventa così intimo che alla fine possiamo stilare la lista delle parole preferite dello scrittore.
Nel romanzo americano del 1924 che stiamo traducendo adesso, ad esempio, la stessa parola ricorre per ben 4 volte in poche pagine. Qui la protagonista, finita in miseria, va con il carretto al mercato di Chicago a vendere i prodotti dell’orto per ripagare i debiti. È la prima volta che lo fa, e oltretutto non è un lavoro per donne, perciò è visibilmente agitata. Gli uomini del mercato, invece, esperti del mestiere e navigati negli affari, sono descritti come shrewd o con occhi shrewd (astuti, scaltri). Si tratta di una parola non molto usata e ovviamente il fatto che compaia così spesso in poche pagine ci ha colpito subito.
Altre volte la parola che ricorre più spesso è di uso molto più comune: nei Diari di viaggio di Virginia Woolf che abbiamo tradotto di recente, ad esempio, la parola soft ci ha dato non pochi grattacapi, perché a seconda dei contesti può assumere mille significati diversi: morbido, delicato, duttile, debole, tenue, lieve, sommesso, fioco, soffuso, gentile, tenero, sensibile, permissivo, indulgente e moltissimi altri ancora. (Per i curiosi, tra le altre parole preferite di Virginia sono emerse anche fragile ed emphatic, ma le occorrenze sono poche: la sua ricchezza di vocabolario è impressionante.)
Che cosa può fare il traduttore letterario quando si imbatte ripetutamente nella parola preferita dell'autore? Può scegliere se restituire in italiano la sua particolare inclinazione per quel termine, utilizzando sempre lo stesso traducente (usare "scaltro" ogni volta che incontra la parola shrewd), oppure impiegare tutta la gamma dei sinonimi: scaltro, astuto, furbo, accorto, avveduto, sagace, e chi più ne ha più metta, grazie a un buon dizionario.
A monte di questa decisione c'è sempre una riflessione da fare: quella data parola è frutto di una scelta consapevole dello scrittore oppure no? Può darsi che la scelta sia intenzionale perché lo scrittore vuole sottolineare, ad esempio, come tutti gli uomini del mercato fossero "scaltri" mentre la povera protagonista non lo era. O forse si tratta di un vezzo linguistico: usa "scaltri", ma avrebbe potuto usare indifferentemente uno dei sinonimi.
A noi spetta dunque questa scelta difficile (tanto più nel caso di autrici, come le nostre, già defunte da tempo: agli scrittori viventi potremmo porre direttamente la domanda!). Basandoci sulla conoscenza dell'autore e del testo su cui stiamo lavorando, se ci sembra che la scelta della ripetizione sia intenzionale, e se in italiano è possibile farlo, cerchiamo di mantenere sempre lo stesso traducente.
Tuttavia, non è detto che sia sempre possibile farlo: una parola inglese può essere tranquillamente usata in più contesti diversi che magari in italiano non tollerano l'uso dello stesso traducente. È il caso di Virginia Woolf con soft: non è stato possibile scegliere un traducente e poi usare sempre quello, perché una volta era l'aria a essere soft, un'altra un riquadro (questo ci ha dato qualche problema...), un'altra ancora la terra, e lo stesso termine non funzionava dappertutto. Così, abbiamo scelto di perdere qualcosa per ottenere qualcos'altro: abbiamo perso la ripetizione della parola tale e quale, ma abbiamo guadagnato nella resa del testo. Come spesso accade, il traduttore letterario è un funambolo in bilico tra rigore e flessibilità.
Quali sono le parole preferite dei tuoi autori? E se sei un traduttore editoriale, quali strategie usi per tradurle?
Se affrontiamo un libro da lettori forse non ce ne accorgiamo ma, se lo traduciamo, il rapporto con il testo diventa così intimo che alla fine possiamo stilare la lista delle parole preferite dello scrittore.
Nel romanzo americano del 1924 che stiamo traducendo adesso, ad esempio, la stessa parola ricorre per ben 4 volte in poche pagine. Qui la protagonista, finita in miseria, va con il carretto al mercato di Chicago a vendere i prodotti dell’orto per ripagare i debiti. È la prima volta che lo fa, e oltretutto non è un lavoro per donne, perciò è visibilmente agitata. Gli uomini del mercato, invece, esperti del mestiere e navigati negli affari, sono descritti come shrewd o con occhi shrewd (astuti, scaltri). Si tratta di una parola non molto usata e ovviamente il fatto che compaia così spesso in poche pagine ci ha colpito subito.
Altre volte la parola che ricorre più spesso è di uso molto più comune: nei Diari di viaggio di Virginia Woolf che abbiamo tradotto di recente, ad esempio, la parola soft ci ha dato non pochi grattacapi, perché a seconda dei contesti può assumere mille significati diversi: morbido, delicato, duttile, debole, tenue, lieve, sommesso, fioco, soffuso, gentile, tenero, sensibile, permissivo, indulgente e moltissimi altri ancora. (Per i curiosi, tra le altre parole preferite di Virginia sono emerse anche fragile ed emphatic, ma le occorrenze sono poche: la sua ricchezza di vocabolario è impressionante.)
Che cosa può fare il traduttore letterario quando si imbatte ripetutamente nella parola preferita dell'autore? Può scegliere se restituire in italiano la sua particolare inclinazione per quel termine, utilizzando sempre lo stesso traducente (usare "scaltro" ogni volta che incontra la parola shrewd), oppure impiegare tutta la gamma dei sinonimi: scaltro, astuto, furbo, accorto, avveduto, sagace, e chi più ne ha più metta, grazie a un buon dizionario.
A monte di questa decisione c'è sempre una riflessione da fare: quella data parola è frutto di una scelta consapevole dello scrittore oppure no? Può darsi che la scelta sia intenzionale perché lo scrittore vuole sottolineare, ad esempio, come tutti gli uomini del mercato fossero "scaltri" mentre la povera protagonista non lo era. O forse si tratta di un vezzo linguistico: usa "scaltri", ma avrebbe potuto usare indifferentemente uno dei sinonimi.
A noi spetta dunque questa scelta difficile (tanto più nel caso di autrici, come le nostre, già defunte da tempo: agli scrittori viventi potremmo porre direttamente la domanda!). Basandoci sulla conoscenza dell'autore e del testo su cui stiamo lavorando, se ci sembra che la scelta della ripetizione sia intenzionale, e se in italiano è possibile farlo, cerchiamo di mantenere sempre lo stesso traducente.
Tuttavia, non è detto che sia sempre possibile farlo: una parola inglese può essere tranquillamente usata in più contesti diversi che magari in italiano non tollerano l'uso dello stesso traducente. È il caso di Virginia Woolf con soft: non è stato possibile scegliere un traducente e poi usare sempre quello, perché una volta era l'aria a essere soft, un'altra un riquadro (questo ci ha dato qualche problema...), un'altra ancora la terra, e lo stesso termine non funzionava dappertutto. Così, abbiamo scelto di perdere qualcosa per ottenere qualcos'altro: abbiamo perso la ripetizione della parola tale e quale, ma abbiamo guadagnato nella resa del testo. Come spesso accade, il traduttore letterario è un funambolo in bilico tra rigore e flessibilità.
Quali sono le parole preferite dei tuoi autori? E se sei un traduttore editoriale, quali strategie usi per tradurle?
lunedì 20 febbraio 2012
Test: Sei pronto per il libro digitale?
Sei pronto per il libro digitale? Scoprilo con il nostro nuovo test.
1. Quanto ami leggere?
a) Praticamente non faccio altro, sia per lavoro sia nel tempo libero
b) Leggo soprattutto durante le vacanze e nei fine settimana
c) Leggere fa bene, si sa. A volte sfoglio qualche pagina la sera prima di dormire...
d) Ci sono cose più interessanti nella vita
2. Quanto ami il libro-oggetto?
a) Lo idolatro e lo venero: spolvero tutti i giorni la mia biblioteca da 5000 volumi
b) Mi piace soprattutto quando sa di nuovo e/o la copertina è originale
c) Mi sembrava di avere già detto che ci sono cose più interessanti
d) Belli i libri, ma quello che importa davvero è il contenuto
3. Quanti gadget possiedi tra Smartphone o i-phone, iPad, e-reader, iPod, computer portatile da 9/10''?
a) Nessuno, la tecnologia mi ripugna
b) Uno, e mi sembra già tanto
c) Da due a quattro
d) Tutti qui?
4. E-reader o non e-reader, questo è il dilemma. Tu come ti poni?
a) Ne ho già comprato uno, cavalco l'onda del progresso
b) Ho confrontato prezzi e modelli fino al mal di testa e sono pronto/a a comprarlo
c) Sono ancora indeciso/a
d) E-cosa?
Punteggi:
1) a=4, b=3, c=2, d=1
2) a=1, b=1, c=1, d=4 (le risposte a, b e c hanno lo stesso punteggio perché dimostrano che la persona è poco propensa a leggere libri digitali, o perché legata al libro di carta, o perché non ama la lettura)
3) a=1, b=2, c=3, d=4
4) a=4, b=3, c=2, d=1
Profili
Da 4 a 8 punti: Insensibili ai libri o brontosauri luddisti
O non ti piace leggere oppure fai a pugni con la tecnologia: in ogni caso la possibilità che tu legga un e-book su un e-reader è piuttosto remota. Risentiamoci fra 10 anni, magari le cose saranno cambiate.
Da 9 a 12 punti: Se la tecnologia è utile, ci si può fare un pensierino
Premesso che leggere ti piace, bisogna vedere due cose: quanto ti spaventa la tecnologia e quanto soffri nell'abbandonare il libro di carta. Se sei disposto ad affrontare un nuovo gadget elettronico e a sfogliare pagine digitali, l'e-reader potrebbe entrare a far parte della tua vita, prima o poi.
Da 13 a 16 punti: Lettori techno
Sei sempre informato sugli ultimi modelli di tutti i gadget elettronici in circolazione, ti piace giocherellarci e per di più ami leggere: insomma, che cosa aspetti a comprarti un bell'e-reader? E se l'hai già comprato, facci sapere come ti trovi!
1. Quanto ami leggere?
a) Praticamente non faccio altro, sia per lavoro sia nel tempo libero
b) Leggo soprattutto durante le vacanze e nei fine settimana
c) Leggere fa bene, si sa. A volte sfoglio qualche pagina la sera prima di dormire...
d) Ci sono cose più interessanti nella vita
2. Quanto ami il libro-oggetto?
a) Lo idolatro e lo venero: spolvero tutti i giorni la mia biblioteca da 5000 volumi
b) Mi piace soprattutto quando sa di nuovo e/o la copertina è originale
c) Mi sembrava di avere già detto che ci sono cose più interessanti
d) Belli i libri, ma quello che importa davvero è il contenuto
3. Quanti gadget possiedi tra Smartphone o i-phone, iPad, e-reader, iPod, computer portatile da 9/10''?
a) Nessuno, la tecnologia mi ripugna
b) Uno, e mi sembra già tanto
c) Da due a quattro
d) Tutti qui?
4. E-reader o non e-reader, questo è il dilemma. Tu come ti poni?
a) Ne ho già comprato uno, cavalco l'onda del progresso
b) Ho confrontato prezzi e modelli fino al mal di testa e sono pronto/a a comprarlo
c) Sono ancora indeciso/a
d) E-cosa?
Punteggi:
1) a=4, b=3, c=2, d=1
2) a=1, b=1, c=1, d=4 (le risposte a, b e c hanno lo stesso punteggio perché dimostrano che la persona è poco propensa a leggere libri digitali, o perché legata al libro di carta, o perché non ama la lettura)
3) a=1, b=2, c=3, d=4
4) a=4, b=3, c=2, d=1
Profili
Da 4 a 8 punti: Insensibili ai libri o brontosauri luddisti
O non ti piace leggere oppure fai a pugni con la tecnologia: in ogni caso la possibilità che tu legga un e-book su un e-reader è piuttosto remota. Risentiamoci fra 10 anni, magari le cose saranno cambiate.
Da 9 a 12 punti: Se la tecnologia è utile, ci si può fare un pensierino
Premesso che leggere ti piace, bisogna vedere due cose: quanto ti spaventa la tecnologia e quanto soffri nell'abbandonare il libro di carta. Se sei disposto ad affrontare un nuovo gadget elettronico e a sfogliare pagine digitali, l'e-reader potrebbe entrare a far parte della tua vita, prima o poi.
Da 13 a 16 punti: Lettori techno
Sei sempre informato sugli ultimi modelli di tutti i gadget elettronici in circolazione, ti piace giocherellarci e per di più ami leggere: insomma, che cosa aspetti a comprarti un bell'e-reader? E se l'hai già comprato, facci sapere come ti trovi!
lunedì 13 febbraio 2012
Il dilemma dell'editoria a pagamento
Sono tantissimi gli italiani con un romanzo o un'autobiografia nel cassetto, desiderosi di veder pubblicati i loro scritti: ce lo dimostra anche il numero di richieste che arrivano al nostro sito CercoGiornalistaScrittore.
Queste persone, tuttavia, si trovano ad affrontare un grosso dilemma: proporre il libro a un editore a pagamento, pagare e poi ritirare le copie da regalare agli amici, ma non avere mai la soddisfazione di vederlo in libreria, oppure darsi da fare (senza sapere come) perché un editore nazionale si convinca che il libro è buono e decida di investirci del suo, con il rischio però di aspettare per mesi o anni una risposta e magari di non vederla mai arrivare?
La redazione di una rivista letteraria curiosa e brillante di nome Wimbledon: la gente che legge, che usciva nei primi anni Novanta, aveva risolto il dilemma. Ecco qua che cosa proponeva ai suoi lettori-aspiranti-scrittori sul n° 11 del febbraio 1991, a p. 31:
Cari lettori, siamo stati sommersi dalle proposte di pubblicazione. Cari lettori, ve lo diciamo con la mano sul cuore: C'È DA DIVENTARE RICCHI A DARVI RETTA. [...]
Ogni mese su "Wimbledon" vi sarà una sezione intitolata "La gente che scrive". Lo spazio di questa sezione è messo all'asta tra i lettori: fate un'offerta, un tanto a parola, per la vostra poesia, racconto o saggio. Noi pubblicheremo senz'altro quelli che hanno fatto l'offerta più alta.
[...] pubblicheremo tre tipi di scritti: a) scritti di scrittori che per pubblicare ci hanno pagato; b) scritti di scrittori che ci hanno convinto e che pubblicheremo senza pretendere nessun pedaggio; c) scritti scelti a caso tra quelli che ci sono arrivati in redazione. [...]
Noi leggeremo la vostra opera e se ci piacerà la pubblicheremo gratuitamente. Se – come è molto più probabile – non ci piacerà, andremo a guardare quanto siete disposti a spendere per pubblicarla e se la vostra offerta supera le altre vi metteremo in pagina. Se infine quello che avete scritto non ci è piaciuto e se la vostra offerta è anche bassa, vi daremo ancora una possibilità: estrarremo a sorte qualche scritto da quelli che ci sono pervenuti e lo pubblicheremo lo stesso. Se non vi aiuta né la qualità né la buona sorte, cari amici, è meglio che smettiate! [...]
Naturalmente [non] sarà rivelato il segreto. Nessuno saprà mai se siete bravo o fortunato o semplicemente ricco! La vostra vanità sarà soddisfatta fino in fondo! Potrete orgogliosamente mostrare agli amici e ai parenti l'antologia col vostro nome stampato sopra senza timore di conseguenze! Spedite, spedite senza pietà. Noi aspettiamo.
Originali, no?
Il denaro raccolto andava in beneficenza e la rivista purtroppo è sopravvissuta solo per pochi numeri... ma non sappiamo se le due cose siano collegate.
Queste persone, tuttavia, si trovano ad affrontare un grosso dilemma: proporre il libro a un editore a pagamento, pagare e poi ritirare le copie da regalare agli amici, ma non avere mai la soddisfazione di vederlo in libreria, oppure darsi da fare (senza sapere come) perché un editore nazionale si convinca che il libro è buono e decida di investirci del suo, con il rischio però di aspettare per mesi o anni una risposta e magari di non vederla mai arrivare?
La redazione di una rivista letteraria curiosa e brillante di nome Wimbledon: la gente che legge, che usciva nei primi anni Novanta, aveva risolto il dilemma. Ecco qua che cosa proponeva ai suoi lettori-aspiranti-scrittori sul n° 11 del febbraio 1991, a p. 31:
Cari lettori, siamo stati sommersi dalle proposte di pubblicazione. Cari lettori, ve lo diciamo con la mano sul cuore: C'È DA DIVENTARE RICCHI A DARVI RETTA. [...]
Ogni mese su "Wimbledon" vi sarà una sezione intitolata "La gente che scrive". Lo spazio di questa sezione è messo all'asta tra i lettori: fate un'offerta, un tanto a parola, per la vostra poesia, racconto o saggio. Noi pubblicheremo senz'altro quelli che hanno fatto l'offerta più alta.
[...] pubblicheremo tre tipi di scritti: a) scritti di scrittori che per pubblicare ci hanno pagato; b) scritti di scrittori che ci hanno convinto e che pubblicheremo senza pretendere nessun pedaggio; c) scritti scelti a caso tra quelli che ci sono arrivati in redazione. [...]
Noi leggeremo la vostra opera e se ci piacerà la pubblicheremo gratuitamente. Se – come è molto più probabile – non ci piacerà, andremo a guardare quanto siete disposti a spendere per pubblicarla e se la vostra offerta supera le altre vi metteremo in pagina. Se infine quello che avete scritto non ci è piaciuto e se la vostra offerta è anche bassa, vi daremo ancora una possibilità: estrarremo a sorte qualche scritto da quelli che ci sono pervenuti e lo pubblicheremo lo stesso. Se non vi aiuta né la qualità né la buona sorte, cari amici, è meglio che smettiate! [...]
Naturalmente [non] sarà rivelato il segreto. Nessuno saprà mai se siete bravo o fortunato o semplicemente ricco! La vostra vanità sarà soddisfatta fino in fondo! Potrete orgogliosamente mostrare agli amici e ai parenti l'antologia col vostro nome stampato sopra senza timore di conseguenze! Spedite, spedite senza pietà. Noi aspettiamo.
Originali, no?
Il denaro raccolto andava in beneficenza e la rivista purtroppo è sopravvissuta solo per pochi numeri... ma non sappiamo se le due cose siano collegate.
giovedì 26 gennaio 2012
Vuoi scrivere zen?
Oggi vi segnaliamo il software ZenWriter, che ricrea sul desktop un ambiente zen per la scrittura: qualcuno potrebbe sentirsi ancora più ispirato a scrivere o a tradurre!
Normalmente il programma viene venduto a 9,95 $, ma fino a domattina è scaricabile gratuitamente dal sito GiveAwayOfTheDay, che ogni giorno regala un software diverso (per saperne di più sul sito, leggi il nostro post sui programmi scaricabili gratis). Se invece siete arrivati tardi per il GiveAwayOfTheDay, vi segnaliamo un programma simile, da scaricare gratuitamente quando volete: Q10.
La pagina di ZenWriter ha una grafica essenziale, personalizzabile in bianco o nero, con vari temi filigranati di sfondo. Mentre si scrive si può avere un accompagnamento musicale rilassante, oppure sentire il rumore delle vecchie macchine da scrivere o di gocce d'acqua che cadono ogni volta che schiacciamo un tasto (naturalmente è anche possibile eliminare del tutto gli effetti sonori).
Lo scopo del programma è quello di minimizzare le distrazioni, quindi sullo schermo si visualizza soltanto la pagina su cui si scrive (come si vede nella foto): la barra di Windows rimane nascosta e per farla ricomparire bisogna premere Alt + Tab.
Il testo viene salvato sotto forma di file Word all'interno della cartella del programma. Le funzioni del text editor sono poche: si può scegliere tra 5 tipi di font, fissare l'interlinea, tenere il conto delle battute e delle pagine e poco altro.
Qualche dato tecnico: il programma occupa 58,3 MB ed è installabile su Windows XP, Vista e Windows 7.
Per scaricarlo, cliccate qui.
Normalmente il programma viene venduto a 9,95 $, ma fino a domattina è scaricabile gratuitamente dal sito GiveAwayOfTheDay, che ogni giorno regala un software diverso (per saperne di più sul sito, leggi il nostro post sui programmi scaricabili gratis). Se invece siete arrivati tardi per il GiveAwayOfTheDay, vi segnaliamo un programma simile, da scaricare gratuitamente quando volete: Q10.
La pagina di ZenWriter ha una grafica essenziale, personalizzabile in bianco o nero, con vari temi filigranati di sfondo. Mentre si scrive si può avere un accompagnamento musicale rilassante, oppure sentire il rumore delle vecchie macchine da scrivere o di gocce d'acqua che cadono ogni volta che schiacciamo un tasto (naturalmente è anche possibile eliminare del tutto gli effetti sonori).
Lo scopo del programma è quello di minimizzare le distrazioni, quindi sullo schermo si visualizza soltanto la pagina su cui si scrive (come si vede nella foto): la barra di Windows rimane nascosta e per farla ricomparire bisogna premere Alt + Tab.
Il testo viene salvato sotto forma di file Word all'interno della cartella del programma. Le funzioni del text editor sono poche: si può scegliere tra 5 tipi di font, fissare l'interlinea, tenere il conto delle battute e delle pagine e poco altro.
Qualche dato tecnico: il programma occupa 58,3 MB ed è installabile su Windows XP, Vista e Windows 7.
Per scaricarlo, cliccate qui.
martedì 24 gennaio 2012
Quando ti manca la parola... ci sono i glossari!
A volte quando si traduce ci si imbatte in termini molto specifici di ambiti particolari: se il protagonista del nostro romanzo è un botanico, capiterà di sentir parlare di foglie imparipennate, piante monoiche e pappi (pappi? Sì, pappi!).
In questo caso, se non siamo già esperti di quel particolare argomento (e non si può essere esperti di tutto...), i glossari specialistici possono darci una mano. Sul sito della Commissione Europea se ne trovano tantissimi, suddivisi per settori scientifici. Da vedere anche la sezione "Dizionari & Glossari" di Biblit... e buone ricerche!
La foto è di Alessandra.
mercoledì 18 gennaio 2012
Le vecchie pubblicità Esselunga ti fanno ridere o piangere?
Avete mai visto le pubblicità Esselunga di qualche anno fa? Quelle con frutta e cibi vari accostati a giochi di parole che richiamavano personaggi celebri, tipo questa?
Ecco, noi le abbiamo riviste qualche giorno fa al supermercato e la reazione è stata la stessa di sempre: dolore fisico.
D'altra parte, molte persone che conosciamo le trovano curiose e divertenti: non a caso Esselunga aveva messo in vendita con successo quaderni e blocchetti che riportavano queste immagini in copertina.
Dal sito di Esselunga, inoltre, è tuttora possibile scaricare le pubblicità come sfondi per il desktop, e utilizzarle per creare inviti e segnaposti, menu e calendari personalizzati.
Facendo una piccola ricerca in rete, infine, ci siamo rese conto che, a parte qualche parodia, i commenti sulle pubblicità sono tutti positivi: l'agenzia Armando Testa ha fatto un ottimo lavoro.
Ma come funzionano queste pubblicità?
Per crearle, l'agenzia Testa ha scelto due mondi che normalmente sono ben distinti: il cibo (che ovviamente è il fulcro di tutta la campagna), e i personaggi storici, e li ha fatti incontrare in modo originale. Questo incontro/scontro si verifica sia sul piano visivo (la pagnotta con il copricapo da faraone) sia su quello linguistico (il gioco di parole), pertanto un piano rafforza l'altro. Una volta scelto il filo conduttore della campagna, l'agenzia si è sbizzarrita a inventare mille personaggi storico-gastronomici: sono nati così Piero della Franpesca, Rapanello Sanzio, Antonno e Cleopasta, e l'imperdibile Al Cacone (guarda l'elenco).
Lo scopo della campagna è probabilmente quello di sorprendere il lettore/cliente, e non c'è che dire: è stato raggiunto. Se poi la sorpresa sia positiva o negativa, lo lasciamo decidere a voi: siamo curiose di sentire che cosa ne pensate!
In ogni caso, può essere utile sapere che il meccanismo di queste pubblicità è lo stesso che fa funzionare barzellette e battute di spirito: anche queste si basano sullo scontro fra mondi diversi e sulla sorpresa che ne risulta. Visto che lavoriamo con le parole, approfondire questi meccanismi può sempre tornarci utile...
Per uno studio dell'umorismo e delle sue dinamiche, leggi L'umorismo nella comunicazione umana di Gregory Bateson (a cura di Pier Aldo Rovatti e Davide Zoletto, Raffaello Cortina 2006).
Ecco, noi le abbiamo riviste qualche giorno fa al supermercato e la reazione è stata la stessa di sempre: dolore fisico.
D'altra parte, molte persone che conosciamo le trovano curiose e divertenti: non a caso Esselunga aveva messo in vendita con successo quaderni e blocchetti che riportavano queste immagini in copertina.
Dal sito di Esselunga, inoltre, è tuttora possibile scaricare le pubblicità come sfondi per il desktop, e utilizzarle per creare inviti e segnaposti, menu e calendari personalizzati.
Facendo una piccola ricerca in rete, infine, ci siamo rese conto che, a parte qualche parodia, i commenti sulle pubblicità sono tutti positivi: l'agenzia Armando Testa ha fatto un ottimo lavoro.
Ma come funzionano queste pubblicità?
Per crearle, l'agenzia Testa ha scelto due mondi che normalmente sono ben distinti: il cibo (che ovviamente è il fulcro di tutta la campagna), e i personaggi storici, e li ha fatti incontrare in modo originale. Questo incontro/scontro si verifica sia sul piano visivo (la pagnotta con il copricapo da faraone) sia su quello linguistico (il gioco di parole), pertanto un piano rafforza l'altro. Una volta scelto il filo conduttore della campagna, l'agenzia si è sbizzarrita a inventare mille personaggi storico-gastronomici: sono nati così Piero della Franpesca, Rapanello Sanzio, Antonno e Cleopasta, e l'imperdibile Al Cacone (guarda l'elenco).
Lo scopo della campagna è probabilmente quello di sorprendere il lettore/cliente, e non c'è che dire: è stato raggiunto. Se poi la sorpresa sia positiva o negativa, lo lasciamo decidere a voi: siamo curiose di sentire che cosa ne pensate!
In ogni caso, può essere utile sapere che il meccanismo di queste pubblicità è lo stesso che fa funzionare barzellette e battute di spirito: anche queste si basano sullo scontro fra mondi diversi e sulla sorpresa che ne risulta. Visto che lavoriamo con le parole, approfondire questi meccanismi può sempre tornarci utile...
Per uno studio dell'umorismo e delle sue dinamiche, leggi L'umorismo nella comunicazione umana di Gregory Bateson (a cura di Pier Aldo Rovatti e Davide Zoletto, Raffaello Cortina 2006).
giovedì 12 gennaio 2012
Se hai bisogno di idee per una nuova libreria...
A volte i libri sono troppi e non si sa più dove metterli: è un problema con cui tutti gli amanti della lettura si ritrovano a combattere periodicamente. Finché si può, si cerca di sfruttare al massimo ogni angolo della casa per riuscire a ospitare altri libri. Ma che fare quando sembra di aver già utilizzato tutto lo spazio possibile?
Il sito Bookshelf porn presenta centinaia di foto e alcuni video di librerie e scaffalature che potrebbero ispirarvi a trovare nuove collocazioni per i vostri libri o semplicemente farvi passare cinque minuti divertenti ammirando le biblioteche altrui. Anche Bizarre bookshelves mostra alcune foto di librerie insolite e curiose.
E se vi piacciono le librerie fatte di libri, guardate quelle che abbiamo segnalato in questo post: ce ne sono per tutti i gusti!
Se invece state pensando di dar via i vostri libri perché avete già sfruttato ogni angolo possibile della casa e lo spazio non basta più, leggete il post Ho troppi libri, che fare? sulle varie opzioni per "smaltire" quelli che proprio non potete più tenere (sob!).
Se l'argomento ti interessa, leggi anche 4 regole d'oro per catalogare i libri di casa e Come archiviare i libri: istruzioni per l'uso.
Se invece state pensando di dar via i vostri libri perché avete già sfruttato ogni angolo possibile della casa e lo spazio non basta più, leggete il post Ho troppi libri, che fare? sulle varie opzioni per "smaltire" quelli che proprio non potete più tenere (sob!).
Se l'argomento ti interessa, leggi anche 4 regole d'oro per catalogare i libri di casa e Come archiviare i libri: istruzioni per l'uso.
martedì 10 gennaio 2012
E tu, che cosa vuoi realizzare quest'anno?
Quando inizia l'anno nuovo capita a tutti di sognare quello che vorremmo realizzare nei 12 mesi successivi: "Mi piacerebbe pubblicare il mio primo romanzo!", pensiamo, oppure: "Vorrei tradurre quel libro meraviglioso!" o anche semplicemente: "Sarebbe bello guadagnare di più", e via fantasticando.
Qualcuno arriva anche a mettere per iscritto i propri sogni, ma per lo più ci limitiamo a far affiorare i nostri desideri per pochi attimi all'inizio dell'anno, per poi dimenticarli non appena riprendiamo a lavorare e siamo presi dal solito tran tran.
Noi da alcuni anni cerchiamo di trasformare i desideri in obiettivi concreti attraverso la pianificazione e poi di realizzarli giorno dopo giorno, e in effetti i cambiamenti si vedono.
La pianificazione è un lavoro vero e proprio, che probabilmente non piace a tutti... ma se volete cimentarvi, ecco il nostro metodo passo per passo.
1. La ruota della vita
Prendiamo in esame tutti gli aspetti della nostra vita:
2. Definire gli obiettivi
Per ogni aspetto della vita stabiliamo gli obiettivi per l'anno, seguendo due semplici regole:
Se voglio pubblicare il mio libro entro l'anno, devo stendere il progetto editoriale entro gennaio, trovare un editore entro marzo, lavorare alla stesura fino a fine agosto e rivedere le bozze a fine ottobre. Ogni obiettivo deve essere "spezzettato" nelle diverse azioni che portano alla sua realizzazione e ogni azione deve avere una tempistica precisa.
4. Riportare le azioni sull'agenda
Le azioni da compiere per ogni settore della ruota della vita vanno poi riportate in una lista mensile e in una settimanale. Ogni fine settimana facciamo la programmazione per i 7 giorni a venire, definendo una lista giornaliera (plausibile) delle cose da fare. Ogni mattina apriamo l'agenda, rivediamo gli obiettivi del giorno e un passo dopo l'altro li realizziamo, cercando di non aggiungerne di nuovi, ma di esaurire quelli stabiliti (a meno che non nascano delle emergenze).
5. Rivedere le liste
Alla fine della settimana riprendiamo in mano la lista di obiettivi di quel mese e programmiamo la settimana che segue; alla fine di ogni mese riprendiamo la lista di tutto l'anno e programmiamo il mese successivo. Nel corso delle revisioni scopriamo se ci sono azioni che stiamo rimandando continuamente, obiettivi che per qualche ragione non sono più importanti e possono essere eliminati ecc.
È importante fare queste revisioni periodiche, altrimenti dimentichiamo ciò che conta davvero per noi e la routine prende il sopravvento...
E tu, che cosa vuoi realizzare nel 2012?
Per chi vuole approfondire, consigliamo un ottimo libro che insegna a portare a termine i mille impegni di ogni giorno senza sentirsi travolti dalle cose da fare: Detto, fatto. L'arte dell'efficienza di David Allen.
Per migliorare l'organizzazione del lavoro, consigliamo anche l'articolo di Mark McGuinness di cui abbiamo parlato nel post "Lavorare concentrati per più di 5 minuti? Tutta questione di organizzazione".
La foto s'intitola Men on a Mountain in Keene, New Hampshire, ed è conservata presso la Keene Public Library.
Qualcuno arriva anche a mettere per iscritto i propri sogni, ma per lo più ci limitiamo a far affiorare i nostri desideri per pochi attimi all'inizio dell'anno, per poi dimenticarli non appena riprendiamo a lavorare e siamo presi dal solito tran tran.
Noi da alcuni anni cerchiamo di trasformare i desideri in obiettivi concreti attraverso la pianificazione e poi di realizzarli giorno dopo giorno, e in effetti i cambiamenti si vedono.
La pianificazione è un lavoro vero e proprio, che probabilmente non piace a tutti... ma se volete cimentarvi, ecco il nostro metodo passo per passo.
1. La ruota della vita
Prendiamo in esame tutti gli aspetti della nostra vita:
- vita familiare
- vita sociale
- lavoro
- ricchezza
- benessere
- crescita personale
- viaggi
- volontariato/beneficenza
2. Definire gli obiettivi
Per ogni aspetto della vita stabiliamo gli obiettivi per l'anno, seguendo due semplici regole:
- non aver paura di sognare in grande
- far sì che gli obiettivi siano SMART: Specific, Measurable, Attainable, Relevant, Timed (leggi una spiegazione dettagliata del metodo SMART, in inglese). In particolare cerchiamo di definirli nel modo più preciso e dettagliato possibile e di fissare una scadenza entro cui realizzarli.
Se voglio pubblicare il mio libro entro l'anno, devo stendere il progetto editoriale entro gennaio, trovare un editore entro marzo, lavorare alla stesura fino a fine agosto e rivedere le bozze a fine ottobre. Ogni obiettivo deve essere "spezzettato" nelle diverse azioni che portano alla sua realizzazione e ogni azione deve avere una tempistica precisa.
4. Riportare le azioni sull'agenda
Le azioni da compiere per ogni settore della ruota della vita vanno poi riportate in una lista mensile e in una settimanale. Ogni fine settimana facciamo la programmazione per i 7 giorni a venire, definendo una lista giornaliera (plausibile) delle cose da fare. Ogni mattina apriamo l'agenda, rivediamo gli obiettivi del giorno e un passo dopo l'altro li realizziamo, cercando di non aggiungerne di nuovi, ma di esaurire quelli stabiliti (a meno che non nascano delle emergenze).
5. Rivedere le liste
Alla fine della settimana riprendiamo in mano la lista di obiettivi di quel mese e programmiamo la settimana che segue; alla fine di ogni mese riprendiamo la lista di tutto l'anno e programmiamo il mese successivo. Nel corso delle revisioni scopriamo se ci sono azioni che stiamo rimandando continuamente, obiettivi che per qualche ragione non sono più importanti e possono essere eliminati ecc.
È importante fare queste revisioni periodiche, altrimenti dimentichiamo ciò che conta davvero per noi e la routine prende il sopravvento...
E tu, che cosa vuoi realizzare nel 2012?
Per chi vuole approfondire, consigliamo un ottimo libro che insegna a portare a termine i mille impegni di ogni giorno senza sentirsi travolti dalle cose da fare: Detto, fatto. L'arte dell'efficienza di David Allen.
Per migliorare l'organizzazione del lavoro, consigliamo anche l'articolo di Mark McGuinness di cui abbiamo parlato nel post "Lavorare concentrati per più di 5 minuti? Tutta questione di organizzazione".
La foto s'intitola Men on a Mountain in Keene, New Hampshire, ed è conservata presso la Keene Public Library.
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