Una settimana fa avevamo lanciato un sondaggio per scoprire quali fossero i peccati capitali dei traduttori e 100 di voi hanno inviato in forma anonima le loro risposte (ci scusiamo con chi è arrivato dopo... il sondaggio si chiudeva automaticamente al raggiungimento del centesimo form compilato).
Le conclusioni? I traduttori editoriali peccano innanzitutto di pignoleria: 79 su 100 rivedono la propria traduzione almeno 2 volte e, tra questi, ben 12 la rileggono 4 volte o più.
Ma non si fermano qui: dopo aver consegnato il lavoro, l'88% dei traduttori rilegge anche le bozze del volume (anche se non tutti insistono per farsele consegnare: il 52% è della scuola "se me le danno, bene, sennò pazienza").
Subito dopo la pignoleria, il traduttore editoriale pecca di puntualità nella consegna del lavoro: il 74% del campione consegna il giorno della scadenza, anche a costo di lavorare la notte, abitudine che riguarda più di un traduttore su due. Al massimo si sgarra di una settimana, come fa il 17% dei traduttori. Nottambuli quindi, e magari un po' stressati quando la scadenza si avvicina, ma che volete, siamo fatti così...
...e a volte ci sentiamo un po' soli: è quello che dimostrano le risposte alla domanda sulla condivisione/subappalto della traduzione. Al 39% dei traduttori editoriali è capitato di condividere un lavoro, e a un altro 40% piacerebbe molto, forse per avere un'occasione di scambio e alleviare un po' lo stress quando il carico di lavoro è tanto, il tempo a disposizione inizia a scarseggiare e, appunto, si lavora anche di notte...
Quando finalmente la traduzione arriva nelle librerie, scatta il peccato di orgoglio: l'83% dei traduttori editoriali, quando vede il proprio libro sugli scaffali, non può fare a meno di dare di gomito al libraio o all'amico che l'accompagna, per annunciare apertamente (o meno): "Questo l'ho tradotto io!". C'è però anche un 17% di traduttori che, forse in preda al perfezionismo, non dice niente per paura di aprire il libro e trovare subito un refuso... che fa male al cuore, è vero.
Infine, una nota dolente: il 66% dei traduttori editoriali non legge il contratto oppure lo legge coscienziosamente ma poi lo firma in ogni caso, mentre un altro 18% il contratto non lo vede nemmeno, perché non c'è. Un po' più di consapevolezza dei propri diritti farebbe bene non solo ai singoli traduttori, ma a tutta la categoria!
Consigliamo di espiare questo peccato mortale iscrivendosi alla Sezione Traduttori del Sindacato Nazionale Scrittori, che si occupa con grande attenzione di questioni legali e contrattuali (leggi ad esempio la pagina delle FAQ), e magari anche all'Associazione Italiana Traduttori e Interpreti! La legge sul diritto d'autore si può scaricare qui.
Se vuoi ricevere il report completo dei risultati, scrivi a info@cosierepossi.com!
sabato 29 ottobre 2011
mercoledì 19 ottobre 2011
Test semiserio: i 7 peccati capitali dei traduttori editoriali
I traduttori editoriali sono tutti virtuosi come si racconta nei seminari, oppure a volte scivolano nel peccato? E se il peccato li macchia, è veniale o mortale? E quante volte, fratelli?
Per scoprirlo, rispondete a queste domande molto indiscrete che ci siamo inventate... I risultati saranno pubblicati il 29 ottobre sul blog.
a) Confessa, leggi sempre il contratto prima di firmarlo?
Per scoprirlo, rispondete a queste domande molto indiscrete che ci siamo inventate... I risultati saranno pubblicati il 29 ottobre sul blog.
- No, chiudo gli occhi e firmo
- Sì, lo leggo fino all'ultima riga, ma poi firmo lo stesso
- Sì, e siccome sono puntiglioso chiedo sempre delle modifiche
- Quale contratto?
- Sempre, così so già cosa succede
- Dipende (dal libro, dalla voglia, dal tempo che rimane dopo aver fatto questo quiz assurdo ecc.)
- No, preferisco le sorprese
- Nessuna, amo il rischio
- Una, le mie traduzioni nascono già perfette
- Due, non si mai
- Tre, sono un po' maniaco
- Quattro o più, il perfezionismo mi uccide
- Sempre, sono organizzato come un giapponese
- Sempre, ma mi tocca lavorare anche di notte
- Tutt'al più sgarro di una settimana, e che sarà mai...
- A volte consegno con un mese di ritardo. Ma perché il redattore mi guarda male?
- Sì, ma senza dire niente all'editore perché altrimenti s'imbizzarrisce
- Sì, ma ho confessato il mio peccato e sul libro sono usciti tutti e due i nomi
- No, ma mi piacerebbe molto
- No, è una prassi immonda e immorale
- Sempre: sul libro c'è il mio nome, mica bazzecole
- Se me le danno sì, sennò pazienza
- No, tradurre mi basta e mi avanza
- Do una gomitata alla persona che mi accompagna e grido: "QUESTO L'HO TRADOTTO IO!!!"
- Fingo indifferenza e sussurro all'altro con fare noncurante: "Questo l'ho tradotto io"
- Siccome in libreria vado da solo, dico al libraio facendo l'occhiolino: "Questo l'ho tradotto io"
- Non dico niente per paura che ci sia qualche refuso
lunedì 17 ottobre 2011
Perché le revisioni sono così faticose?
In questi giorni stiamo rileggendo una nostra traduzione editoriale e, come al solito, a fine giornata ci ritroviamo con un gran cerchio alla testa e le occhiaie scure. A quel punto, scuotendo la testa, ci lamentiamo del fatto che la revisione è molto più faticosa della traduzione e ci chiediamo perché.
Già nel post dedicato al passaggio dalla lettura alla comprensione di una frase avevamo cercato di dare una spiegazione; in questi giorni, poi, la lettura di un altro articolo ci ha fornito altri spunti sulla questione.
E se la stanchezza fosse tutta colpa della quantità di decisioni che dobbiamo prendere? Certo, anche mentre si traduce si prendono delle decisioni, ma lo si fa con minore sforzo, perché tanto poi rileggeremo il testo e avremo modo di correggerlo. Durante la revisione, invece, dobbiamo stabilire quale sarà la sua forma finale: poi non ci sarà più tempo per i ripensamenti. E allora passiamo la giornata a prendere una decisione dopo l'altra: in questa frase, è meglio mettere prima il sostantivo o l'aggettivo? E quel verbo, va bene all'indicativo o sarebbe meglio un bel congiuntivo? E il lessico: scelgo questo traducente o quel sinonimo? E così via, di scelta in scelta, fino a sera.
Nel frattempo il cervello consuma energia e si stanca molto di più rispetto a quando non siamo costretti a scegliere niente. E, per la stanchezza, rischia di prendere decisioni sbagliate: lo sanno bene quei due detenuti israeliani che, condannati alla stessa pena, si sono visti il primo accordare e il secondo negare la libertà condizionale. La ragione? Il primo si era presentato davanti alla commissione giudicante alle 8.50 del mattino, quando i suoi membri erano freschi e riposati, il secondo alle 16.25, quando ormai erano stanchi dopo aver esaminato decine e decine di richieste analoghe. E non era un caso isolato: i ricercatori dell' Università israeliana Ben Gurion hanno analizzato ben 1100 decisioni dei giudici, arrivando alla conclusione che il fattore decisivo per l'esito era l'orario dell'udienza.
Ma quali errori si commettono a causa della stanchezza? Per risparmiare energia, tendiamo a cercare scorciatoie, che possono essere di due tipi:
La soluzione? Gli esperimenti hanno dimostrato che quando il cervello ha cali di energia dovuti alla quantità di decisioni prese, possiamo rimetterlo in forze assumendo zuccheri... che dopotutto costituiscono anche un incentivo piacevole a finire il lavoro.
Così, dopo aver letto questo articolo, ci siamo ripromesse di non lavorare fino a tardi e di fare tante pause rigeneranti a base di frutta e biscotti... la revisione ne beneficerà!
L'articolo citato nel post è "La fatica di decidere", di John Tierney, pubblicato sull'ultimo numero di Internazionale. Tierney è autore del volume Willpower: Rediscovering the Greatest Human Strength, recensito qui.
Già nel post dedicato al passaggio dalla lettura alla comprensione di una frase avevamo cercato di dare una spiegazione; in questi giorni, poi, la lettura di un altro articolo ci ha fornito altri spunti sulla questione.
E se la stanchezza fosse tutta colpa della quantità di decisioni che dobbiamo prendere? Certo, anche mentre si traduce si prendono delle decisioni, ma lo si fa con minore sforzo, perché tanto poi rileggeremo il testo e avremo modo di correggerlo. Durante la revisione, invece, dobbiamo stabilire quale sarà la sua forma finale: poi non ci sarà più tempo per i ripensamenti. E allora passiamo la giornata a prendere una decisione dopo l'altra: in questa frase, è meglio mettere prima il sostantivo o l'aggettivo? E quel verbo, va bene all'indicativo o sarebbe meglio un bel congiuntivo? E il lessico: scelgo questo traducente o quel sinonimo? E così via, di scelta in scelta, fino a sera.
Nel frattempo il cervello consuma energia e si stanca molto di più rispetto a quando non siamo costretti a scegliere niente. E, per la stanchezza, rischia di prendere decisioni sbagliate: lo sanno bene quei due detenuti israeliani che, condannati alla stessa pena, si sono visti il primo accordare e il secondo negare la libertà condizionale. La ragione? Il primo si era presentato davanti alla commissione giudicante alle 8.50 del mattino, quando i suoi membri erano freschi e riposati, il secondo alle 16.25, quando ormai erano stanchi dopo aver esaminato decine e decine di richieste analoghe. E non era un caso isolato: i ricercatori dell' Università israeliana Ben Gurion hanno analizzato ben 1100 decisioni dei giudici, arrivando alla conclusione che il fattore decisivo per l'esito era l'orario dell'udienza.
Ma quali errori si commettono a causa della stanchezza? Per risparmiare energia, tendiamo a cercare scorciatoie, che possono essere di due tipi:
- scegliamo in modo precipitoso, senza pensare alle conseguenze;
- come i giudici israeliani, evitiamo di agire, lasciando la situazione così com'è.
La soluzione? Gli esperimenti hanno dimostrato che quando il cervello ha cali di energia dovuti alla quantità di decisioni prese, possiamo rimetterlo in forze assumendo zuccheri... che dopotutto costituiscono anche un incentivo piacevole a finire il lavoro.
Così, dopo aver letto questo articolo, ci siamo ripromesse di non lavorare fino a tardi e di fare tante pause rigeneranti a base di frutta e biscotti... la revisione ne beneficerà!
L'articolo citato nel post è "La fatica di decidere", di John Tierney, pubblicato sull'ultimo numero di Internazionale. Tierney è autore del volume Willpower: Rediscovering the Greatest Human Strength, recensito qui.
lunedì 10 ottobre 2011
Vuoi vedere il tuo scrittore preferito?
Visto che i festival letterari durano solo poche settimane all'anno e le presentazioni in libreria si tengono una volta ogni tanto, che fare quando abbiamo voglia di vedere e ascoltare i nostri scrittori preferiti?
Si può provare a cercarli su Booksweb.tv, un sito che raccoglie videointerviste a centinaia di autori italiani e stranieri.
Inserendo il nome dello scrittore nella casella "Cerca" in alto a destra nella pagina, si possono vedere non solo le sue interviste in archivio, ma anche i filmati degli eventi a cui ha partecipato e i booktrailer dei suoi libri.
Una curiosità: scrivendo nella casella di ricerca "traduttori" è possibile vedere un'intervista di 20 minuti alle traduttrici letterarie Ilide Carmignani e Laura Prandino, condotta dal traduttore Stefano Bortolussi. Si parla non solo della professione in generale, ma anche dei metodi di lavoro personali e di molto altro...
Buona visione!
Si può provare a cercarli su Booksweb.tv, un sito che raccoglie videointerviste a centinaia di autori italiani e stranieri.
Inserendo il nome dello scrittore nella casella "Cerca" in alto a destra nella pagina, si possono vedere non solo le sue interviste in archivio, ma anche i filmati degli eventi a cui ha partecipato e i booktrailer dei suoi libri.
Una curiosità: scrivendo nella casella di ricerca "traduttori" è possibile vedere un'intervista di 20 minuti alle traduttrici letterarie Ilide Carmignani e Laura Prandino, condotta dal traduttore Stefano Bortolussi. Si parla non solo della professione in generale, ma anche dei metodi di lavoro personali e di molto altro...
Buona visione!
lunedì 3 ottobre 2011
Dietro le quinte di una libreria...
Oggi vi segnaliamo un blog che abbiamo scoperto e che ci ha fatto sorridere (e a tratti ridere fino alle lacrime: leggete questa lista dei libri inesistenti!).
Mentre noi lavoriamo in casa, scrivendo e traducendo nella tranquillità della nostra stanza, i librai sono in prima linea, sempre a contatto con i clienti. E i clienti sono di tanti tipi: ci sono quelli gentili con cui è un piacere parlare, quelli colti che fanno scoprire al libraio autori che non conosceva, e poi ci sono quelli cafoni che urlano, quelli ignoranti che stravolgono i titoli dei libri, quelli impazienti...
Uno spaccato di umanità che possiamo scoprire attraverso lo sguardo ironico e a tratti un po' cattivo del libraio di Cronache dalla libreria.
Mentre noi lavoriamo in casa, scrivendo e traducendo nella tranquillità della nostra stanza, i librai sono in prima linea, sempre a contatto con i clienti. E i clienti sono di tanti tipi: ci sono quelli gentili con cui è un piacere parlare, quelli colti che fanno scoprire al libraio autori che non conosceva, e poi ci sono quelli cafoni che urlano, quelli ignoranti che stravolgono i titoli dei libri, quelli impazienti...
Uno spaccato di umanità che possiamo scoprire attraverso lo sguardo ironico e a tratti un po' cattivo del libraio di Cronache dalla libreria.
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