lunedì 28 ottobre 2013

Perché per le traduzioni è meglio ingaggiare un professionista...

Ecco una serie di cartelli, insegne e menu con traduzioni in inglese più o meno esilaranti: dopo averlo visto potrete provare anche voi un piatto chiamato "The fragrant spring onion explodes the cow"!


 

Se l'argomento ti interessa, leggi anche questo post, con altri esempi di esilaranti (o deprimenti) traduzioni in inglese...

lunedì 21 ottobre 2013

Perché è difficile consigliare un libro...

Ogni tanto capita di sentirsi dire: "Non so più cosa leggere, tu che libro mi consigli?".

La risposta è difficile, e allora si prova a sondare i gusti della persona per cercare di capire il genere letterario che le può interessare, per poi azzardare il nome di qualche autore che forse, chissà, magari le potrebbe piacere...

Ma spesso è un tentativo inutile: quando si riparla con l'amico si scopre di avergli fatto perdere tempo e soldi e magari ci sentiamo anche in colpa.

Il punto è, come sosteneva José Saramago (qui il testo in portoghese), che per scegliere i libri da leggere bisogna definire la propria "famiglia dello spirito letteraria" e che noi non possiamo farlo al posto di un altro.

'Our family library' photo (c) 2010, Philippe Teuwen - license: http://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0/ Dopo aver letto la sua riflessione ci siamo chieste quale metodo seguiamo per scegliere i libri su cui poi ci tuffiamo con tanto slancio e ci siamo rese conto che in effetti le nostre letture seguono filoni che si intrecciano profondamente con le fasi della nostra vita e con i percorsi di approfondimento e conoscenza che ci stanno più a cuore.

Se il libro consigliato non si inserisce nel percorso che stiamo seguendo in quel momento, per quanto sia buono lo abbandoniamo dopo qualche decina di pagine (per poi riprenderlo, magari, dopo qualche mese o anno)... proprio come ha fatto il nostro amico che chiedeva un suggerimento a noi.

Tu che cosa ne pensi? E che cosa rispondi a chi ti chiede consigli?

Se l'argomento ti interessa, leggi anche "Come sapere se un libro ti piacerà".

lunedì 14 ottobre 2013

Come tradurre il dialetto? Il caso Montalbano

Nell'ultima settimana ci siamo date alla lettura accanita dei libri di Andrea Camilleri dedicati all'ispettore Montalbano e siamo rimaste molto colpite dall'uso che lo scrittore fa dell'italiano e del dialetto siciliano. Da traduttrici, il nostro pensiero è andato subito alla fatica dei colleghi stranieri che hanno tradotto i libri di Camilleri, molto letti anche all'estero.

I romanzi, infatti, contengono almeno quattro tipi di lingua.
Innanzitutto ci sono (1) pochissimi brani scritti interamente in italiano, lingua che Camilleri utilizza ad esempio quando affronta temi sociali che gli stanno a cuore e che vuole rendere perfettamente comprensibili a tutti i lettori.
La narrazione è condotta per lo più in un italiano misto a dialetto siciliano (2), come si vede dall'incipit de Il ladro di merendine:

"S'arrisbigliò malamente: i linzòla, nel sudatizzo del sonno agitato per via del chilo e mezzo di sarde a beccafico che la sera avanti si era sbafàto, gli si erano strettamente arravugliate torno torno il corpo, gli parse di essere diventato una mummia."

(E tutti  sudati dovevano essere anche i traduttori stranieri quando hanno attaccato questa frase.)


Le difficoltà di traduzione, però, non sono finite qui: ci sono anche frasi, soprattutto la parlata di personaggi di estrazione popolare e i proverbi, interamente in siciliano come "Futtiri addritta e caminari na rina / portanu l'omu a la ruvina" (3).
C'è poi la lingua parlata da Catarella (l'attendente di Montalbano), un misto di siciliano e italiano storpiato (4):

"Il signor Quistore ha fatto vinìri di Roma un granni e grannissimo crimininilologo ca ci deve fare la lizioni".

Come rendere tutta questa varietà e complessità in una lingua straniera?
Se toccasse a noi un'impresa del genere, cercheremmo in linea di massima di costruire stili diversi corrispondenti a quelli citati sopra e per tradurre il siciliano inseriremmo nel testo qualche parola italiana tra le più note o comprensibili nella lingua d'arrivo, forse anche lo slang usato dagli immigrati italiani in quel paese o eventualmente parole pronunciate in modo storpiato come farebbe un italiano.
Questo in teoria; in pratica non è affatto facile, perché è improbabile che i termini italiani o di derivazione italiana utilizzati, mettiamo, in Gran Bretagna, siano così tanti da consentirci di svolgere quest'operazione in maniera scientifica tutte le volte che Camilleri l'ha compiuta nei suoi romanzi.
Bisognerebbe trovare strategie ulteriori per rendere gli stili distinguibili tra di loro e restituire il più possibile la sicilianità (o quantomeno l'italianità) che caratterizza il testo.

Tu quali strategie useresti?

Se vuoi scoprire quelle adottate dai traduttori di Francia, Germania, Portogallo, Finlandia, Turchia, Giappone, Danimarca e Olanda, clicca qui. Per saperne di più leggi anche: l'articolo di Repubblica intitolato "Tradurre Montalbano nello slang del Bronx", il punto n. 3 dell'intervista al traduttore norvegese di Camilleri, Jon Rognlien, che illustra bene le difficoltà di traduzione e l'articolo del Corriere su "Montalbano tradito in Spagna".
In questa pagina trovi invece un glossario della lingua di Camilleri e qui un'analisi dell'uso della lingua nei romanzi di Montalbano con esempi tratti dai libri.