venerdì 24 febbraio 2012

Le parole preferite degli scrittori e come tradurle

Ti sei mai accorto che ogni autore ha le proprie parole preferite? A volte si tratta di avverbi, altre volte sono aggettivi, magari di uso poco comune.

Se affrontiamo un libro da lettori forse non ce ne accorgiamo ma, se lo traduciamo, il rapporto con il testo diventa così intimo che alla fine possiamo stilare la lista delle parole preferite dello scrittore.

Nel romanzo americano del 1924 che stiamo traducendo adesso, ad esempio, la stessa parola ricorre per ben 4 volte in poche pagine. Qui la protagonista, finita in miseria, va con il carretto al mercato di Chicago a vendere i prodotti dell’orto per ripagare i debiti. È la prima volta che lo fa, e oltretutto non è un lavoro per donne, perciò è visibilmente agitata. Gli uomini del mercato, invece, esperti del mestiere e navigati negli affari, sono descritti come shrewd o con occhi shrewd (astuti, scaltri). Si tratta di una parola non molto usata e ovviamente il fatto che compaia così spesso in poche pagine ci ha colpito subito.

Altre volte la parola che ricorre più spesso è di uso molto più comune: nei Diari di viaggio di Virginia Woolf che abbiamo tradotto di recente, ad esempio, la parola soft ci ha dato non pochi grattacapi, perché a seconda dei contesti può assumere mille significati diversi: morbido, delicato, duttile, debole, tenue, lieve, sommesso, fioco, soffuso, gentile, tenero, sensibile, permissivo, indulgente e moltissimi altri ancora. (Per i curiosi, tra le altre parole preferite di Virginia sono emerse anche fragile ed emphatic, ma le occorrenze sono poche: la sua ricchezza di vocabolario è impressionante.)

Che cosa può fare il traduttore letterario quando si imbatte ripetutamente nella parola preferita dell'autore? Può scegliere se restituire in italiano la sua particolare inclinazione per quel termine, utilizzando sempre lo stesso traducente (usare "scaltro" ogni volta che incontra la parola shrewd), oppure impiegare tutta la gamma dei sinonimi: scaltro, astuto, furbo, accorto, avveduto, sagace, e chi più ne ha più metta, grazie a un buon dizionario.

A monte di questa decisione c'è sempre una riflessione da fare: quella data parola è frutto di una scelta consapevole dello scrittore oppure no? Può darsi che la scelta sia intenzionale perché lo scrittore vuole sottolineare, ad esempio, come tutti gli uomini del mercato fossero "scaltri" mentre la povera protagonista non lo era. O forse si tratta di un vezzo linguistico: usa "scaltri", ma avrebbe potuto usare indifferentemente uno dei sinonimi.

A noi spetta dunque questa scelta difficile (tanto più nel caso di autrici, come le nostre, già defunte da tempo: agli scrittori viventi potremmo porre direttamente la domanda!). Basandoci sulla conoscenza dell'autore e del testo su cui stiamo lavorando, se ci sembra che la scelta della ripetizione sia intenzionale, e se in italiano è possibile farlo, cerchiamo di mantenere sempre lo stesso traducente.

Tuttavia, non è detto che sia sempre possibile farlo: una parola inglese può essere tranquillamente usata in più contesti diversi che magari in italiano non tollerano l'uso dello stesso traducente. È il caso di Virginia Woolf con soft: non è stato possibile scegliere un traducente e poi usare sempre quello, perché una volta era l'aria a essere soft, un'altra un riquadro (questo ci ha dato qualche problema...), un'altra ancora la terra, e lo stesso termine non funzionava dappertutto. Così, abbiamo scelto di perdere qualcosa per ottenere qualcos'altro: abbiamo perso la ripetizione della parola tale e quale, ma abbiamo guadagnato nella resa del testo. Come spesso accade, il traduttore letterario è un funambolo in bilico tra rigore e flessibilità.

Quali sono le parole preferite dei tuoi autori? E se sei un traduttore editoriale, quali strategie usi per tradurle?

lunedì 20 febbraio 2012

Test: Sei pronto per il libro digitale?

Sei pronto per il libro digitale? Scoprilo con il nostro nuovo test.

1. Quanto ami leggere?
a) Praticamente non faccio altro, sia per lavoro sia nel tempo libero
b) Leggo soprattutto durante le vacanze e nei fine settimana
c) Leggere fa bene, si sa. A volte sfoglio qualche pagina la sera prima di dormire...
d) Ci sono cose più interessanti nella vita

'¿A qué huele un e-book?' photo (c) 2009, Cristian Eslava - license: http://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0/










2. Quanto ami il libro-oggetto?
a) Lo idolatro e lo venero: spolvero tutti i giorni la mia biblioteca da 5000 volumi
b) Mi piace soprattutto quando sa di nuovo e/o la copertina è originale
c) Mi sembrava di avere già detto che ci sono cose più interessanti
d) Belli i libri, ma quello che importa davvero è il contenuto

3. Quanti gadget possiedi tra Smartphone o i-phone, iPad, e-reader, iPod, computer portatile da 9/10''?
a) Nessuno, la tecnologia mi ripugna
b) Uno, e mi sembra già tanto
c) Da due a quattro
d) Tutti qui?

4. E-reader o non e-reader, questo è il dilemma. Tu come ti poni?
a) Ne ho già comprato uno, cavalco l'onda del progresso
b) Ho confrontato prezzi e modelli fino al mal di testa e sono pronto/a a comprarlo
c) Sono ancora indeciso/a
d) E-cosa?

Punteggi:
1) a=4, b=3, c=2, d=1
2) a=1, b=1, c=1, d=4 (le risposte a, b e c hanno lo stesso punteggio perché dimostrano che la persona è poco propensa a leggere libri digitali, o perché legata al libro di carta, o perché non ama la lettura)
3) a=1, b=2, c=3, d=4
4) a=4, b=3, c=2, d=1

Profili
Da 4 a 8 punti: Insensibili ai libri o brontosauri luddisti
O non ti piace leggere oppure fai a pugni con la tecnologia: in ogni caso la possibilità che tu legga un e-book su un e-reader è piuttosto remota. Risentiamoci fra 10 anni, magari le cose saranno cambiate.

Da 9 a 12 punti: Se la tecnologia è utile, ci si può fare un pensierino
Premesso che leggere ti piace, bisogna vedere due cose: quanto ti spaventa la tecnologia e quanto soffri nell'abbandonare il libro di carta. Se sei disposto ad affrontare un nuovo gadget elettronico e a sfogliare pagine digitali, l'e-reader potrebbe entrare a far parte della tua vita, prima o poi.

Da 13 a 16 punti: Lettori techno
Sei sempre informato sugli ultimi modelli di tutti i gadget elettronici in circolazione, ti piace giocherellarci e per di più ami leggere: insomma, che cosa aspetti a comprarti un bell'e-reader? E se l'hai già comprato, facci sapere come ti trovi!

lunedì 13 febbraio 2012

Il dilemma dell'editoria a pagamento

Sono tantissimi gli italiani con un romanzo o un'autobiografia nel cassetto, desiderosi di veder pubblicati i loro scritti: ce lo dimostra anche il numero di richieste che arrivano al nostro sito CercoGiornalistaScrittore.

Queste persone, tuttavia, si trovano ad affrontare un grosso dilemma: proporre il libro a un editore a pagamento, pagare e poi ritirare le copie da regalare agli amici, ma non avere mai la soddisfazione di vederlo in libreria, oppure darsi da fare (senza sapere come) perché un editore nazionale si convinca che il libro è buono e decida di investirci del suo, con il rischio però di aspettare per mesi o anni una risposta e magari di non vederla mai arrivare?

punto interrogativo

La redazione di una rivista letteraria curiosa e brillante di nome Wimbledon: la gente che legge, che usciva nei primi anni Novanta, aveva risolto il dilemma. Ecco qua che cosa proponeva ai suoi lettori-aspiranti-scrittori sul n° 11 del febbraio 1991, a p. 31:

Cari lettori, siamo stati sommersi dalle proposte di pubblicazione. Cari lettori, ve lo diciamo con la mano sul cuore: C'È DA DIVENTARE RICCHI A DARVI RETTA. [...]

Ogni mese su "Wimbledon" vi sarà una sezione intitolata "La gente che scrive". Lo spazio di questa sezione è messo all'asta tra i lettori: fate un'offerta, un tanto a parola, per la vostra poesia, racconto o saggio. Noi pubblicheremo senz'altro quelli che hanno fatto l'offerta più alta.

[...] pubblicheremo tre tipi di scritti: a) scritti di scrittori che per pubblicare ci hanno pagato; b) scritti di scrittori che ci hanno convinto e che pubblicheremo senza pretendere nessun pedaggio; c) scritti scelti a caso tra quelli che ci sono arrivati in redazione. [...]

Noi leggeremo la vostra opera e se ci piacerà la pubblicheremo gratuitamente. Se come è molto più probabile non ci piacerà, andremo a guardare quanto siete disposti a spendere per pubblicarla e se la vostra offerta supera le altre vi metteremo in pagina. Se infine quello che avete scritto non ci è piaciuto e se la vostra offerta è anche bassa, vi daremo ancora una possibilità: estrarremo a sorte qualche scritto da quelli che ci sono pervenuti e lo pubblicheremo lo stesso. Se non vi aiuta né la qualità né la buona sorte, cari amici, è meglio che smettiate! [...]

Naturalmente [non] sarà rivelato il segreto. Nessuno saprà mai se siete bravo o fortunato o semplicemente ricco! La vostra vanità sarà soddisfatta fino in fondo! Potrete orgogliosamente mostrare agli amici e ai parenti l'antologia col vostro nome stampato sopra senza timore di conseguenze! Spedite, spedite senza pietà. Noi aspettiamo.

Originali, no?
Il denaro raccolto andava in beneficenza e la rivista purtroppo è sopravvissuta solo per pochi numeri... ma non sappiamo se le due cose siano collegate.