domenica 17 maggio 2020

Rough Animals / Ruvide bestie: di traduzione e altri animali II

Il Bryce Canyon National Park, nello Utah. Alcune scene del libro si 
svolgono vicino ad archi di roccia come questo.
Visto che in questo periodo non si può viaggiare, per placare questo desiderio vi proponiamo la seconda puntata di un viaggio negli spazi aridi e sconfinati del West americano raccontati nel romanzo Rough Animals di Rae DelBianco, accennando en passant anche ai viaggi (quelli sì, reali) che abbiamo fatto mentre lo traducevamo.

Nella puntata precedente abbiamo descritto il nostro approccio alla traduzione di questo intenso romanzo di esordio, e cioè quali ricerche abbiamo fatto per prepararci a tradurlo e cosa abbiamo scoperto: la biografia della giovanissima scrittrice (un tipo davvero fuori dagli schemi!), le sue fonti di ispirazione, i temi affrontati nel libro, i personaggi che lo popolano (anche loro fuori dagli schemi).

In questo post entriamo invece nel vivo del lavoro della traduzione letteraria presentando alcuni casi interessanti che abbiamo affrontato mentre traducevamo le pagine di Rough Animals, come sempre a quattro mani.

E vai con la traduzione

Come si fa a lavorare in due alla traduzione dello stesso romanzo? Sappiamo di altri colleghi che lo fanno ripartendosi il testo in modo che, ad esempio, uno traduca tutti i dialoghi e l’altra tutte le parti più descrittive. Noi ci limitiamo a contare il numero di pagine e dividerle esattamente in due: una traduce dall’inizio a metà romanzo e l’altra da metà alla fine. Fino a pochi anni fa le redazioni ci spedivano il libro su cui lavorare e allora ci alternavamo a metterlo su un leggio accanto al computer; da un po’ di tempo a questa parte invece ci mandano il Pdf, che scarichiamo sul tablet da 10 pollici, ora disposto su un leggio molto più piccolo e portatile. È una soluzione comoda soprattutto quando lavoriamo in viaggio, perché così lo zaino non si riempie più di libri o di fogli stampati.

venerdì 24 aprile 2020

Rough Animals / Ruvide bestie: di traduzione e altri animali I

Come a volte ci capita, quando in un giorno afoso di giugno abbiamo ricevuto in visione il pdf di Rough Animals dell’americana Rae DelBianco, non eravamo alla scrivania o, almeno, non a quella di casa nostra: negli ultimi anni, infatti, abbiamo preso l’abitudine di tradurre mentre facciamo le pet sitter a domicilio, a casa di persone di tutto il mondo che partono per le vacanze e ci ospitano mentre ci prendiamo cura dei loro cani e gatti (ma anche di polli, criceti, pesci e persino rane!).

Quello di traduttrici è un lavoro da free lance nel quale ciò che conta è consegnare la traduzione entro la scadenza pattuita e rispondere in tempi rapidi alle email delle redazioni, cosa che possiamo fare stando ovunque. Se quindi si può vivere per un periodo lontano da casa e vicino ad animaletti da compagnia, ne siamo più che contente: cani, gatti e altri pets ci danno gioia soltanto a guardarli e ci permettono di imparare tante cose sul loro comportamento.

Perciò quando Rough Animals è atterrato nella nostra casella email eravamo a Lipsia, dove per una ventina di giorni abbiamo custodito la casa e le due micie (simpaticissime: la bianca Macchia, pacioccona e casalinga, e la neoincidentata Titti, presto tornata così pimpante da arrampicarsi sugli alberi) di una nostra collega e amica traduttrice.

Un bellissimo bagno di sangue

E così è stato alla scrivania di R. che abbiamo potuto leggere alcune pagine del manoscritto di Rae DelBianco per valutare se ci sentivamo pronte ad accettare il lavoro. La considerazione che abbiamo fatto dopo la lettura è stata: “Sarà un bagno di sangue, ma sarà bellissimo... Accettiamo”. E con il senno di poi possiamo dire che, come spesso accade, la prima impressione era quella giusta: il libro ci è piaciuto un sacco, sì, ed è stato anche un bagno di sangue, sia perché tra le sue pagine si susseguono manzi e umani abbattuti uno dopo l’altro e grondano di rosso persino gli alberi tagliati (come si vede dalla copertina dell’edizione americana, vedi accanto), sia perché la traduzione, come avevamo intuito quel giorno, si è presentata molto difficile fin dall’inizio.

Storni che ghignano e niente virgole

In cosa consistevano le difficoltà di cui ci siamo accorte scorrendo il romanzo? Per darvene un’idea, presentiamo l’incipit sia in inglese che in italiano, perché già a partire dalle primissime righe ci si può rendere conto di alcuni aspetti fondamentali dello stile di questa autrice che caratterizzano poi tutto il testo. Siamo nella contea di Box Elder, nello Utah, e questo è ciò che accade:
It was before dawn when Smith walked out, and a full two hours before the sunlight would be high enough to strip across the tops of the cliff beyond. A flock of starlings pulled out from a scrub oak as he passed and went tittering across the sky black-winged, like bats or demons borne back to hell before daybreak.
Smith uscì che non era ancora l’alba, e ci sarebbero volute due ore buone prima che il sole si alzasse quanto bastava perché strisce di luce filtrassero dalle vette delle falesie lontane. Al suo passaggio una frotta di storni sbucò da una quercia californiana e gli uccelli attraversarono ghignando il cielo con le loro ali nere, simili a pipistrelli o demoni risospinti all’inferno prima dell’aurora.