lunedì 20 giugno 2011

Vita da Topi Traduttori – Il bello (e il brutto) delle recensioni

Era una domenica di sole e tutto andava bene, o almeno così sembrava: Topo Traduttore era appena tornato da una rilassante passeggiata mattutina intorno all’isolato. Si pulì le zampette sullo zerbino, entrò nella tana e sprofondò nel divano di paglia, elegantemente rivestito da un fazzoletto con le iniziali ricamate. Aprì il giornale e ne sfogliò rapidamente le pagine fino all’inserto culturale, che attaccò con avidità, proprio come faceva con il tomino alla griglia.

Il primo articolo era passabile, il secondo davvero interessante, ma il terzo… il terzo lo folgorò. Era la recensione di Vita da topi, un libro che qualche mese prima aveva tradotto dall’inglese (A Mice Life) e che aveva trovato piuttosto impegnativo. L’autore, il giovane John McTopin, già noto negli Stati Uniti, utilizzava uno stile molto colloquiale ma al tempo stesso curato, e Topo Traduttore aveva faticato molto per restituirlo in un italiano informale, senza cadere in una lingua sciatta. Alla fine, comunque, ci era riuscito: aveva consegnato alla scadenza fissata, qualche mese dopo aveva rivisto le bozze e poi, il silenzio. Fino a quella mattina di sole.

topo-foto di Aka elaborazione grafica di Alessandra Repossi

L’articolo dell’inserto culturale, di cui nessuno lo aveva informato (“Come al solito”, si era detto), aveva infranto fragorosamente il lungo silenzio. Topo Traduttore iniziò a scorrere la recensione con occhietti spiritati, soffermandosi sulle parole chiave: “stile fluido”, “coro di voci narranti”, “intreccio fulminante”. E la traduzione? Non si parlava della traduzione? E il nome del traduttore, c’era? Il topo cercò meglio nel testo, rileggendolo lentamente, mentre un lieve tremito iniziava scuotergli le zampine rosa. Macché. Sembrava proprio che John McTopin se lo fosse tradotto da solo, il suo maledetto romanzo.

Fissando il giornale con occhi di bragia, Topo Traduttore iniziò ad arrovellarsi. Che cosa avrebbe potuto fare? Scartò la prima ipotesi che gli venne in mente, il topicidio del recensore, perché aborriva la violenza. Scartò anche quella di incendiare la tana dell’editore del giornale dopo essersi assicurato che fosse vuota: sarebbe stato liberatorio, ma poco efficace. E allora, che cosa gli restava? Topo Traduttore si alzò di scatto dal divano, raggiunse il computer in due balzi e, con le zampine ancora tremanti che saltabeccavano sui tasti, scrisse una mail che iniziava così: “Gentile caporedattrice, sul giornale di oggi, a pagina 38, ho trovato la recensione di un volume che ho tradotto io. Con mio immenso disappunto…”.

© 2011 Francesca Cosi. Tutti i diritti riservati


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L'immagine è un'elaborazione grafica di Alessandra di questa foto di Aka; è rilasciata con licenza Creative Commons BY-NC-SA.

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