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lunedì 1 settembre 2014

Come seguire un corso alla Columbia gratis (e senza muoversi da casa)

Vorresti rinfrescare la tua preparazione universitaria oppure seguire qualche nuovo corso, magari di lingua, cultura o traduzione? Oggi puoi farlo da casa tua.

Coursera è una piattaforma online che riunisce alcune delle principali università del mondo, tra cui Columbia, Stanford, Yale, ma anche Pechino, Zurigo, Londra, Barcellona e, tra le italiane, Bocconi e Sapienza.

Su Coursera i corsi offerti da queste università sono online, gratuiti e aperti a tutti; le lezioni si tengono sotto forma di brevi video, al termine dei quali bisogna affrontare un quiz o una prova sull'argomento trattato.
Se si hanno dubbi o domande, è possibile sottoporle nel forum del corso; i docenti inoltre mettono a disposizione dei materiali di studio.
Le valutazioni sono effettuate, oltre che con i quiz, con il sistema del peer-assessment (giudizio dei pari): dato l'altissimo numero di iscritti (5 milioni in tutto il mondo negli ultimi 2 anni), la correzione dei compiti viene svolta dagli altri studenti sulla base di precisi criteri di valutazione.
Al termine del corso viene rilasciato un attestato, che può essere generico e gratuito o, per chi lo desidera, ufficiale (basato sull'identificazione dello studente tramite foto e documenti) e a pagamento, il verified certificate.

Qualche esempio di corso?
L'11 agosto è iniziato Fundamentos de la escritura en español, offerto dal Tecnológico de Monterrey, che prevede un impegno di 3 mesi per un totale di 4-5 ore alla settimana; lo stesso ateneo fornisce anche un insegnamento di Latin American Culture che è iniziato il 29 agosto e dura 6 settimane. Chi invece volesse approfondire lo studio della letteratura cinese non ha che da iscriversi a Classics of Chinese Humanities che inizia oggi e si svolge in inglese presso la Hong Kong University, mentre gli americanisti possono seguire Modern & Contemporary American Poetry, offerto dalla University of Pennsylvania a partire dal 6 settembre, e naturalmente ce n'e per tutti i gusti: si può spaziare tra le facoltà e le materie a proprio piacimento.

Ecco l'elenco di tutti i corsi; è possibile fare una ricerca mirata utilizzando le categorie elencate a sinistra nella pagina.
Se invece ti interessano gli insegnamenti di uno specifico ateneo, clicca qui e cercalo nella lista. Cliccando sul logo, si aprirà la scheda dell'ateneo, al termine della quale potrai accedere alla pagina dei suoi corsi.
È anche possibile seguire le lezioni sullo smartphone scaricando la app Coursera da Google Play.

Particolare della foto "The Hat Toss", di David the Pimp Daddy, rilasciata con licenza Creative Commons Attribution-Share Alike.

giovedì 17 gennaio 2013

Imparare 1000 vocaboli stranieri in 22 ore

Quanto tempo occorre per imparare il vocabolario di base di una lingua?
Secondo il giornalista americano Joshua Foer, che si è cimentato nello studio del lingala (una lingua del Congo settentrionale), sono sufficienti 22 ore ripartite su un arco di 10 settimane. Foer ha descritto la sua esperienza nell'articolo Imparare una lingua in 22 ore, illustrando il metodo utilizzato e i risultati ottenuti (parlare in lingala con un nativo).
Memrise
Il giornalista si è servito di un sito Internet, Memrise, che insegna il lessico di varie lingue straniere sotto forma di gioco basato sulla ripetizione delle parole.

Incuriosite, lo abbiamo subito provato, e in effetti pare che funzioni. Dopo aver scelto la lingua che si vuole imparare, Memrise mostra a rotazione alcuni vocaboli di base, collegati all'audio della pronuncia.
Il trucco consiste nell'assegnare a ogni parola un "mem" cioè un concetto che ci aiuti a ricordarla. Ad esempio al portoghese caneta, cioè "penna" si può collegare l'immagine di una biro realizzata con un pezzo di canna di bambù (questo trucco non è nuovo, anzi, lo usavano anche gli antichi greci per memorizzare le parti di un'orazione; ne abbiamo parlato in un post sui modi migliori di imparare una lingua straniera).

Poi iniziano i test a scelta multipla: Memrise propone una delle parole che abbiamo appena imparato e ci chiede di individuare il traducente italiano in mezzo ad altri. Dopo alcune ripetizioni dalla lingua straniera all'italiano, il gioco inverte la rotta, presentando la parola italiana e chiedendo di recuperare quella straniera nascosta in mezzo ad altre, poi anche di scriverla.

Quando l'abbiamo convinto di aver imparato le prime 25 parole, Memrise ci propone la seconda batteria di 25, e così via. Possiamo interrompere il gioco quando siamo stufi e riprenderlo dallo stesso punto a distanza di qualche giorno o settimana, senza perdere niente.

La grafica è molto chiara e piacevole, e l'apprendimento dei vocaboli, di solito noioso, si trasforma in un gioco... che per di più non costa niente.

Per vedere tutti i corsi riservati ai madrelingua italiani, visitate questa pagina e in basso a sinistra selezionate "For Italian speakers": troverete il portoghese di base, il mandarino, i verbi irregolari inglesi, il latino, il francese per principianti e altro ancora.

giovedì 18 ottobre 2012

Che cosa fa di un traduttore un bravo traduttore? (E di un cuoco un bravo cuoco? Ecc. ecc.)

Diamo per scontato che per diventare professionisti di un dato settore si debbano seguire studi specifici, ma qual è l'elemento che poi fa la differenza tra chi se la cava e chi eccelle nel mestiere?

  • Secondo alcuni si tratta di possedere un talento particolare in quel campo: nel caso dei traduttori, ad esempio, avere orecchio per le lingue ed essere portati per la scrittura.
  • C'è anche chi pensa che sia tutta questione di passione: fai un mestiere perché ti piace, e alla fine diventi bravo.
  • Per altri il punto cruciale è la determinazione: desideri talmente tanto diventare un bravo professionista, che alla fine in qualche modo ce la fai.

L'abilità sembrerebbe quindi legata a doti innate (e difficilmente quantificabili): il talento, la passione, l'essere portati per qualcosa, la determinazione.

'80% of success is just showing up' photo (c) 2011, Sean MacEntee - license: http://creativecommons.org/licenses/by/2.0/











Chi ha studiato la questione più a fondo, invece, ha scoperto che alla base della riuscita in una qualsiasi attività c'è un elemento molto concreto, che possiamo controllare direttamente: il puro e semplice tempo che le dedichiamo.
Non entriamo qui nel merito dei dati e delle spiegazioni, per le quali vi rimandiamo a due post molto stimolanti e ricchi di esempi, pubblicati da Arduino Mancini su Tibicon: Quanto tempo serve per diventare un esperto nel proprio lavoro? e Conta più il talento o la preparazione?, oltre che alla lettura di Fuoriclasse, l'ottimo libro di Malcolm Gladwell (trad. it. Elisabetta Valdrè, Mondadori 2010) sui fattori che portano le persone al successo professionale.

andre agassi

Vi riportiamo invece un esempio dell'importanza del fattore tempo: nelle pagine di Open, l'avvincente biografia di Agassi (trad. it. Giuliana Lupi, Einaudi 2011) si scopre che, quando Andre era un bambino, il padre gli aveva costruito una macchina sparapalline da tennis e lo costringeva a colpire 2500 palle al giorno, cioè 17.500 alla settimana, ossia poco meno di un milione all’anno… Il tennista in erba ha così accumulato molte più ore di allenamento dei suoi coetanei, diventando professionista a 16 anni e avviandosi all'eccezionale carriera che conosciamo.

Insomma, se vogliamo diventare bravi, davvero bravi nel nostro mestiere, oltre allo studio ci saranno senz'altro utili passione, talento e determinazione, ma soprattutto dovremo dedicare ore e ore di impegno ad affinare sempre più le nostre capacità.

La foto di Andre Agassi è tratta da qui.

martedì 6 settembre 2011

Poliglotti si diventa: le tecniche migliori per imparare le lingue

Quando si impara una lingua, una delle difficoltà principali consiste nel memorizzare i nuovi vocaboli. Come possiamo ricordarne il maggior numero possibile con il minor sforzo?

Le tecniche mnemoniche sono tante: in alcuni corsi di lingue che abbiamo seguito, ad esempio, ci veniva chiesto di leggere un brano e scrivere su un quaderno tutte le parole che non conoscevamo, con il corrispettivo italiano a fianco. Poi dovevamo riaprire ogni giorno il quaderno, coprire la colonna delle parole italiane e verificare se avevamo memorizzato il significato dei vocaboli nella lingua straniera.

profilo umano con cervello
Nel tempo sono stati inventati molti metodi, tra cui quello della parola chiave, che consiste nel memorizzare un'immagine basata sul suono della parola da ricordare. Ad esempio, la parola bigote, che in spagnolo significa "baffi", può essere ricordata associandola all'immagine di un tizio bacchettone con dei lunghi baffi, perché bigote assomiglia all'italiano "bigotto", e un bigotto con i baffi ci aiuta a ricordare il significato della parola spagnola. Ma il sistema prevede troppi passaggi, e il recupero delle parole, per quanto preciso, è molto lento.

A quanto pare, la tecnica migliore è la retrieval practice, che consiste nel richiamare una parola alla mente e scriverla o ripeterla ad alta voce. I risultati migliorano ulteriormente se si riceve un feedback sul retrieval (ci viene detto se la parola che ricordiamo è giusta o sbagliata): quindi, il metodo dei nostri corsi di lingua era ottimo!
Questa tecnica non si applica solo allo studio delle lingue, ma all'apprendimento in generale e funziona a qualsiasi età. Un settantenne che aveva iniziato a esercitare la memoria a 58 anni è oggi in grado di recitare tutte e 60.000 le parole del Paradiso perduto di John Milton senza commettere errori: non abbiamo più scuse per rimandare quel corso di lingue a cui pensiamo da anni...

E voi, quali tecniche utilizzate per imparare i vocaboli stranieri?

Se l'argomento vi interessa, leggete anche come imparare 1000 vocaboli di una lingua straniera in 22 ore.
Per saperne di più sulle tecniche mnemoniche leggete I segreti per ricordare su Internazionale e questo articolo in inglese che mette a confronto la tecnica della parola chiave e la retrieval practice.
Su Facebook Monica Arianna Zanetti ha contribuito alla discussione e poi l'ha riportata sul suo blog.