martedì 29 novembre 2016

Alle radici della creatività: come lavora un grafico editoriale

Come fanno i grafici editoriali a trasformare in immagini, ad esempio in una bella copertina, l’essenza di un romanzo?

Noi ce lo chiediamo spesso, di fronte a copertine o locandine particolarmente azzeccate, con una sconfinata ammirazione per chi sa fare questo lavoro. In passato abbiamo dedicato all'argomento anche un altro paio di post: Come vengono scelte le copertine dei libri e Non si giudica un libro dalla copertina… o forse sì.

Stavolta, per approfondire la questione, abbiamo intervistato un grafico, il bravissimo Tirez sur le graphiste, cercando di scoprire i suoi segreti. Tra le altre cose, Tirez sur le graphiste realizza le locandine delle presentazioni di libri che si tengono presso una libreria indipendente di Pistoia che ti consigliamo di visitare, Les Bouquinistes.

Ecco quello che gli abbiamo chiesto.

Come si accende la scintilla creativa che ti permette di raccontare con un’immagine il contenuto della presentazione di un libro? 
Di solito cerco di capire di cosa tratta il libro, ma sempre tenendo presente che non sto disegnando una copertina: sto disegnando la locandina della presentazione, che è una cosa diversa.
Poi passo alla ricerca delle immagini per farmi ispirare: vado su Google e vedo che cosa esce digitando qualche parola chiave legata al libro. Ad esempio, per il vostro graphic novel su Seveso era venuta fuori la foto delle pecore morte che mi aveva colpito molto.
A quel punto creo una cartellina in cui inserisco le immagini che mi sono rimaste più impresse. Faccio macerare il tutto mentre porto avanti gli altri lavori: ogni tanto riapro la cartellina e mi soffermo per un po’ sulle immagini raccolte per vedere se mi viene qualche idea.
Dopo un paio di giorni mi metto al lavoro sulla parte grafica vera e propria: disegno qualche elemento che mi è venuto in mente nel frattempo, provo gli abbinamenti di colori e vado avanti finché il risultato non mi soddisfa.


Ma come ti viene l’idea davvero creativa, che lascia a bocca aperta chi guarda la locandina, come ad esempio quella per il graphic novel su Seveso in cui le nubi del cielo si trasformano in pecore morte sulla terra? 
Succede in un attimo, non saprei dirti come. In quel caso, avevo già disegnato un prato verde con le pecore morte, ma non il cielo; all'inizio avevo pensato di lasciare vuoto lo spazio in alto per inserirci il testo, poi, siccome la nube era venuta dal cielo, ho pensato di metterci delle nuvole.
Stavo ragionando su come realizzarle, perché spesso quando rappresenti le nuvole ti vengono come le disegnano i bambini, fatte di tanti semicerchi accostati. Poi, guardando l’immagine delle pecore, ho visto che già quelle erano come nuvole e in un lampo mi è venuta l’idea delle nubi del cielo che si trasformavano in pecore morte sulla terra.
Per i colori, ho scelto quelli di una natura rigogliosa e sana, in modo da creare il contrasto con la nube tossica.

A proposito di colori, le tue locandine hanno spesso tonalità molto accese o insolite. Come le scegli?
La scelta è piuttosto rapida: a volte mi guida un elemento del testo, ad esempio nella locandina di Ossa, cervelli, mummie e capelli il corpetto di Mozart era cremisi e da lì mi è venuto in mente di inserire uno sfondo contrastante, come l’arancione.
Nel mio lavoro studio spesso le palette di colori per cercare nuove ispirazioni e, quando poi passo alla realizzazione, la scelta è istintiva.


Quanto tempo impieghi a realizzare una locandina? 
Dopo i due giorni in cui lascio macerare le idee, il lavoro di grafica vero e proprio richiede circa tre ore.

Ci sono mai ripensamenti? 
Spesso non ne ho il tempo, ma anche quando posso realizzare più versioni finite della stessa locandina, mi ritrovo a tornare alla prima o al massimo alla seconda idea che mi era venuta.

Quali emozioni ti guidano durante il lavoro? 
Soprattutto la curiosità, il desiderio di giocare con i vari elementi, di combinarli alla ricerca di un risultato che mi soddisfi. Questo vale se ho tempo a sufficienza, perché se invece devo svolgere troppi lavori contemporaneamente, domina la fretta e sono costretto a lasciare il gioco in secondo piano.

Dopo l'intervista, grazie a quello che ci ha rivelato Tirez sur le graphiste abbiamo tratto la conclusione che la scintilla creativa nasce dall'unione di tre elementi:
  • una lunga esperienza alle spalle e un costante lavoro di aggiornamento e ricerca 
  • un po’ di tempo a disposizione per poter sperimentare 
  • un atteggiamento di curiosità, il desiderio di giocare con il progetto in corso e di trovare soluzioni soddisfacenti. 
E ci sembra che questo possa valere per tutti i lavori creativi, compreso il nostro.
Ringraziamo Tirez sur le graphiste per aver condiviso con noi le sue intuizioni!

Se l’argomento ti interessa, ti consigliamo di leggere anche Da dove vengono le idee?, che indaga i modi in cui possiamo stimolare l'intuizione, e 9 spunti per essere più soddisfatti sul lavoro, in cui parliamo dello stato di flusso, ossia dei momenti di grande concentrazione e creatività che ci fanno sentire bene e realizzare le nostre opere migliori.