martedì 9 febbraio 2016

Parolacce & Co.: tradurre il turpiloquio

In questo periodo stiamo divorando uno dietro l'altro tutti i gialli di un noto scrittore americano contemporaneo e al tempo stesso stiamo traducendo i romanzi di un altro autore americano di un genere affine.

Da lettrici, quello che chiediamo a questi libri è che ci intrattengano: la trama dev'essere avvincente, lo stile fluido e i dialoghi credibili.
E nelle traduzioni italiane che stiamo leggendo, questi elementi ci sono tutti: bravi i tanti traduttori che si sono dati il cambio nel tempo e brava la redazione, che tra l'altro ha fatto un eccellente lavoro di uniformazione e correzione delle bozze (è rarissimo incontrare un refuso, e stiamo parlando di volumi che in media hanno 300-400 pagine).

In queste letture ci siamo imbattute in una sola stonatura: la resa del turpiloquio.
Ci capitava di leggere un dialogo tesissimo, e poi di ritrovarci a sorridere perché sul più bello dello scontro verbale incontravamo una frase che un italiano non avrebbe pronunciato nemmeno al culmine della furia (e della creatività linguistica).


Subito dopo, e questa è la nemesi del traduttore, abbiamo dovuto affrontare la stessa difficoltà nel tradurre il romanzo su cui stiamo lavorando: se molte offese inglesi (come bastard e asshole) sono facilmente traducibili in italiano, quando l'insulto si fa più articolato la difficoltà aumenta e il rischio di risultare poco credibili sale vertiginosamente.

Citiamo alcuni esempi tratti dai gialli che stiamo leggendo:
  • "Porta il tuo culo fuori da qui" (traduzione di get your ass out of here; è una frase che, nella versione italiana, ultimamente si sente spesso anche nei telefilm, ma non nella vita reale)
  • "Sei pieno di merda" (da you're full of shit, insulto che si usa per affermare che l'altro sta mentendo)
  • "Me lo sono ritrovato sul culo" (detto da un agente che non si aspettava di incontrare il sospettato e racconta a un collega di esserselo visto davanti all'improvviso; l'espressione originale non la conosciamo, ma probabilmente c'era di mezzo la parola ass).
Che cosa è successo in questi casi e come migliorare queste traduzioni?

Ci sembra che la scelta dei traduttori sia stata quella di rimanere il più possibile aderenti al testo originale. La resa di questi romanzi, in generale, è molto buona, ma può darsi che nel caso del turpiloquio intervenga l'imbarazzo di dover tradurre un linguaggio scurrile che noi traduttori nella vita di tutti i giorni non siamo abituati a usare.

Quello che abbiamo cercato di fare nella nostra traduzione delle espressioni volgari è stato superare l'imbarazzo, cogliere il senso generale delle frasi scurrili e trovare un modo di tradurle che non stonasse in bocca a un italiano. Nei casi citati sopra, per esempio, faremmo così:
  • "Togliti dalle palle / Levati dai coglioni"
  • "Sono tutte cazzate"
  • "Cazzo, ci sono andato a sbattere contro!"
E tu, come te la cavi con il turpiloquio?


Se l'argomento ti interessa, ti segnaliamo il blog Parolacce, che riporta aneddoti e notizie sul turpiloquio.

L'immagine, rilasciata con licenza CC BY-SA 3.0, è di proprietà di Steve Anderson, regista del documentario Fuck (2005), che analizza l'uso e la percezione della parola fuck nella società americana.

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