domenica 16 gennaio 2011

L'inarrestabile avanzata dell'itanglese

Qualche giorno fa un amico che lavora in una grande azienda ci diceva di dover fare "il self-assessment delle skills". Era impazzito? Non poteva dire "l'autovalutazione delle capacità"? No, perché in azienda ormai si parla così.
E allora via con la conference call, il meeting, il fashion e il food, anche se in italiano abbiamo le parole "teleconferenza", "riunione", "moda" e "cibo".

C'è chi ha pensato di quantificare questa tendenza ormai in atto da diversi anni: la Agostini Associati (un'agenzia di traduzione) ha scoperto che dal 2009 al 2010 l'uso di termini inglesi nelle aziende è aumentato del 223%.
Per farlo, ha analizzato documenti aziendali italiani prodotti nel 2009, per un totale di 56 milioni di parole, confrontandoli con documenti del 2010 (54 milioni di parole).

Tra i risultati più inquietanti, il fatto che in alcune frasi l'inglese venisse usato addirittura in una parola su tre; sembra impossibile, e invece è fattibilissimo, come dimostra questo video.



Ma che cosa succede nelle altre lingue neolatine? Francesi, spagnoli e portoghesi parlano forse franglese, spanglese e portonglese?
Sembra proprio di no, e c'è addirittura chi esagera nel senso della nazionalizzazione: la Francia si è preoccupata di indire un concorso per far scegliere agli studenti l'equivalente francofono di alcuni anglicismi di uso comune, come chat e newsletter.
Per chat si è individuata la parola éblabla, mentre la newsletter è diventata infolettre.

Deve pur esistere una via di mezzo tra l'itanglese e la nazionalizzazione (che ricorda tanto l'italianizzazione forzata dei tempi del fascismo, in cui "bar" diventava "mescita" e "whisky" si trasformava in "acquavite"). Agostini Associati ha provato a cercarla proponendo un codice che segnali quando è accettabile inserire un termine inglese in un testo italiano e quando proprio non lo è: lo trovate qui.

10 commenti:

  1. A me lascia davvero perplessa l’uso indiscriminato di parole inglesi in pubblicazioni destinate a una diffusione molto vasta, come le riviste gratuite dei supermercati, che vedo in mano anche a molte persone di una certa età, cresciute quando a scuola si studiava solo francese. Non darei per scontato che conoscano tutte le parole, per quanto dell’inglese di base, che infarciscono i vari articoletti, come i nomi dei colori. Ma che senso ha descrivere qualcosa come red, green, black o white in un articolo scritto in italiano?!

    Tornando invece alle altre lingue, anche se non neolatine, ultimamente mi è capitato di vedere vari interventi nei media di lingua inglese sul fenomeno tedesco, il Denglish o Denglisch, in seguito alla decisione del ministro dei trasporti tedesco di proibire l’uso di parole inglesi, ad es. ne parlava The Independent in 'Denglish" now verboten (da leggere anche Denglish in Language Log per un lungo e divertente esempio di Denglish).

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  2. Cara Licia,

    condividiamo appieno le tue perplessità: l'altro giorno in un negozio di abbigliamento il commesso ci ha detto: "Adesso vedo se abbiamo questo modello in black"... Noi abbiamo capito (e deprecato la scelta della parola), ma l'anziana cha ha studiato francese magari sarebbe rimasta disorientata.
    Forse l'itanglese fa sentire più al passo con i tempi chi lo usa? Saremmo curiose di approfondire la questione...

    Grazie anche per la segnalazione degli articoli sul tedesco, molto interessanti!

    Buona settimana e a presto

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  3. Dopo anni in un'azienda dove l'itanglese era all'ordine del giorno, ho sviluppato una mia teoria: l'uso dell'itanglese è inversamente proporzionale alla conoscenza avanzata della lingua inglese. Fateci caso: sembra essere particolarmente amato soprattutto da chi magari poi dice PERformance, maNAgement e “bAllet” (per bullet riferito ai punti di un elenco)...

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  4. Concordo con Licia, chi non sa l'inglese lo usa a vanvera e lo pronucia a caso, chi lo ha studiato e magari conosce anche altre lingue non ha bisogno di far vedere che conosce 4 parole 4 prese dai manuali di marketing aziendale e deve impressionare il suo superiore, altrettanto tarato di cervello. Ho lavorato nelle multinazionali giapponesi e si usava l'inglese quando non c'era alternativa, per il resto tutto era tradotto in Giapponese. Negli ultimi 4 o 5 anni ho lavorato con agenzie di comunicazione ed eventi (aziendali) e quando li ascoltavo avevo voglia di picchiarli, tutti, non si può essere così ridicoli e ammazzare un uso buono, colto e divertente della propria lingua. Quando non si sa...esistono fior fiore di traduttori ed interpreti, no?
    Vi lascio questa: nel lontano 1997, ad una signora molto chic che parlava con erre blesa, al telefono mi chiese il mio cognome (un po' complicato), non riuscendo a capirlo, mi chiese nuovamente:- Scusi, me lo può spellare ?" Mia risposta: "Guardi, esiste un ottimo strumento, chiamato dizionario e può scoprire che esiste il verbo compitare. In ogni caso, io a casa spello solo la gallina."

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  5. Ciao Licia,
    bella la tua teoria matematica dell'itanglese! Possiamo adottarla anche noi?
    E poi è vero che spesso l'itanglese viene italianizzato nella pronuncia, ad esempio noi abbiamo sentito spesso "deveLOPment"...
    A presto!

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  6. Ciao anonimo,
    grazie aver contribuito con una vera perla: "spellare" è davvero mostruoso, non l'avevamo mai sentito (per fortuna)!
    però ha anche un risvolto comico che tu hai colto prontamente (la signora al telefono forse no...)
    A presto!

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  7. Ciao Ale,
    l'anonimo sono io, e cioè Francesca Preguerra, non so come si fa a mettere un nome tra tutte quelle caselle (possibile che ci si debba incasellare sempre e reigstrare sempre dappertutto ? altra questione aperta secondo me), e quindi è venuto fuori che sono anonima.
    Comunque ho guardato il video che avete postato qui ed è vero, i dirigenti del marketing e delle sezioni commerciali delle aziende parlano così, e sono grotteschi. A tal proposito, qualche anno fa il Corriere aveva pubblicato un articolo in cui i traduttori simultanei di Bruxelles spesso non riuscivano a tradurre i discorsi dei politici italiani perchè usavano italiano e inglese mescolati così come nel vs esempio e non capivano nulla diciò che dovevano tradurre e soprattutto come. Sempre ad una di queste grottesche convention ho conosciuto, nientemeno, uno dei soci fondatori/ideatori di Pubblicità Progresso e gli ho chiesto se non fosse venuto il momento di fare una campagna, non solo per l'abbandono dei cani in autostrada, ma anche per l'abbandono di una lingua e di una sintassi ... nello stesso modo. La risposta è stata che il treno lo abbiamo già perso da tempo. Io vorrei tanto poterlo contraddire, non so voi...
    Ciao e buon lavoro.

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  8. ciao Francesca, ben trovata!
    Per far comparire il nome devi selezionare "Nome/URL" (sì, hai ragione, è un po' macchinoso!).
    Forse il treno della difesa della lingua è andato, ma possiamo tutelarla usando l'inglese se e solo se è indispensabile.
    Anzi, sai che cosa: il tuo commento ci ha fatto venire un'idea per un post sulle parole intraducibili, nei prossimi giorni lo scriviamo.
    Grazie e ci risentiamo presto!

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  9. Segnalo la terza analisi di che mostra un ulteriore aumento dell'itanglese nel 2011 su www.agostiniassociati.it/itanglese.php. Interessante articolo del Prof. Arcangeli su http://stopitanglese.it/inglesi-troppo-inglesi-201205.html

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