lunedì 4 marzo 2013

A che cosa serve la punteggiatura?

Sapevate che il sistema di punteggiatura che conosciamo oggi è nato in Italia?
A inventarlo fu Pietro Bembo nel 1496, introducendolo nel De Aetna, un testo latino in cui descriveva un'ascensione sull'Etna.

Evidentemente la sua idea ebbe successo, visto che oggi tutte le lingue più diffuse (anche il cinese e l'arabo) utilizzano i segni di interpunzione e non saprebbero più farne a meno.

Ma a cosa serve veramente la punteggiatura?

'Pause for thought' photo (c) 2010, brett jordan - license: http://creativecommons.org/licenses/by/2.0/ Quando andavamo a scuola noi, alcuni maestri sostenevano che servisse a indicare le pause da fare durante la lettura: una pausa lunga per il punto, una più breve per la virgola.

E il punto e virgola?
Di questo soggetto imbarazzante non si parlava mai, oppure si diceva che rappresentava una pausa "media": dopotutto, non era cosa da bambini, e poi nei temi c'erano tanti errori ben più gravi da correggere, con tutte quelle "A" senz'acca e doppie smarrite chissà dove, che la punteggiatura finiva per passare in secondo piano.

Così la vita era più facile per tutti e le virgolette erano di un tipo solo, quelle "alte". La possibilità che ne esistessero addirittura altri due tipi ci pareva assolutamente impensabile, un po' come per i terrestri di Fringe il mondo parallelo. Difatti abbiamo preso coscienza solo molto tempo dopo, lavorando nell'editoria, dell'esistenza di «sergenti, detti anche caporali o virgolette basse» e 'apici' (e del fatto che ogni editore ha i propri gusti in materia).

Per non parlare poi dei trattini – quelli che servono per fare incisi anche di una certa lunghezza, magari con subordinate –, che non potevano certo essere considerati pane per i denti degli scolaretti. Quale bambino potrebbe mai voler costruire frasi così complesse, dopotutto?

Insomma, nelle scuole dei nostri tempi la punteggiatura era vista come un aspetto marginale e personale della lingua, che ognuno poteva (mal-)trattare come voleva. L'importante era ricordarsi di mettere la maiuscola dopo il punto, perché quello sì che sarebbe stato un errore da penna rossa.

'Question!' photo (c) 2007, Stefan Baudy - license: http://creativecommons.org/licenses/by/2.0/ Con il tempo e l'esperienza abbiamo poi scoperto che qualche regola, tutto sommato, c'era, anche se da piccole non ce l'avevano svelata: i segni di interpunzione sono indicatori logico-sintattici che aiutano il lettore a capire come si collegano tra loro gli elementi della frase. Ci dicono insomma quale porzione del testo è legata, e come, alle altre e ci aiutano a seguire lo sviluppo logico del discorso: mica male per dei segnetti tanto bistrattati!

Ecco allora qualche indicazione per fare buon uso della punteggiatura dal sito dell'Accademia della Crusca e alcuni articoli molto interessanti sull'argomento firmati da Luca Antonelli, Giuseppe Serianni, Sandro Veronesi e Francesca Serafini (autrice di Questo è il punto. Istruzioni per l'uso della punteggiatura, recensito in questo articolo di Matteo Motolese sulla Domenica del Sole 24 Ore).

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