mercoledì 27 luglio 2011

Translation slam: duelli in punta di penna al Festivaletteratura

Il translation slam è un modo di rappresentare su un palcoscenico il lavoro del traduttore letterario. L'autore straniero legge il proprio testo inedito, che scorre su uno schermo, poi due traduttori mettono a confronto le proprie versioni, elaborate pochissimo tempo prima dell'evento. Sarà il pubblico a decretare la versione vincitrice.

Se volete vedere un esempio di translation slam (verso l'inglese), guardate questo video in cui due traduttori letterari si sfidano su un testo poetico di Amélie Nothomb e altri due su un brano in urdu di Fahmida Riaz:



Al Festivaletteratura di Mantova si terranno due translation slam da non perdere: venerdì 9 settembre alle 15 (evento 110) saliranno sul ring le traduttrici letterarie Katia De Marco e Laura Cangemi, che si sfideranno su un testo inedito svedese di Björn Larsson, mentre sabato 10 alla stessa ora (evento 187) sarà la volta di Ada Arduini e Gioia Guerzoni, che tradurranno un testo dell'australiana Geraldine Brooks.
Il primo evento sarà moderato da Alessandra Repossi, il secondo da Laura Cangemi, ed entrambi saranno sponsorizzati dalla sezione Lombardia dell'Associazione Italiana Traduttori e Interpreti. Noi ci saremo, e voi?

Leggi il resoconto dei translation slam e guarda il video.

lunedì 25 luglio 2011

Come citare in bibliografia i libri tradotti?

Abbiamo notato che di recente qualcuno è capitato sul nostro blog facendo una ricerca su come si citano in bibliografia i testi scritti originariamente in un'altra lingua e poi tradotti in italiano. Così abbiamo pensato di fornire questa informazione per offrire un servizio sia a chi compila bibliografie sia ai traduttori editoriali (il cui nome spesso non viene citato nemmeno sui giornali che riportano ampie porzioni della loro traduzione).

Esistono molti modi di citare un testo in bibliografia: basta mettere a confronto le norme redazionali di editori diversi per rendersene conto. Tra quelli che abbiamo incontrato, ne segnaliamo uno che ci sembra molto chiaro e completo.

morte di un traduttore-martinez de pison
Prendiamo ad esempio un libro che abbiamo comprato in questi giorni e che guarda caso ha a che fare con i traduttori letterari, Morte di un traduttore (ebbene no, non siamo superstiziose...!)

Per citarlo in bibliografia dobbiamo indicare, in quest'ordine:

  • l'autore (prima il cognome, poi il nome)
  • il titolo italiano (in corsivo)
  • il nome del traduttore (prima il nome per esteso, poi il cognome)
  • la casa editrice
  • la città di pubblicazione 
  • l'anno di edizione (senza inserire la virgola tra gli ultimi due dati). 
Poi, tra parentesi:

  • il titolo originale (sempre in corsivo) 
  • la casa editrice straniera
  • la città di pubblicazione (in lingua originale)
  • l'anno di pubblicazione (senza inserire la virgola tra gli ultimi due dati).

Ecco come risulterebbe questo libro citato in bibliografia in base alla norma illustrata sopra:

Martínez de Pisón, Ignacio, Morte di un traduttore, trad. it. Bruno Arpaia, Guanda, Parma 2006 (ed. orig. Enterrar a los muertos, Seix barral, Barcelona 2005).

Et voilà, il gioco è fatto: abbiamo tutti i dati sia dell'edizione italiana sia di quella originale, compreso il nome del traduttore editoriale!


Per chi fosse interessato al libro, ecco la scheda del volume in spagnolo, mentre questa è la scheda della traduzione italiana.

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giovedì 21 luglio 2011

Signor libraio, che sconto mi fa?

Dopo lunghe peripezie, è stato approvato ieri al Senato il disegno di legge Levi che regolamenta gli sconti sui libri: dal 1° settembre, le librerie "tradizionali" e quelle online potranno offrire uno sconto massimo del 15% sul prezzo di copertina; per un mese all'anno (escluso dicembre), però, gli editori potranno decidere di lanciare campagne promozionali con sconti fino al 25%.

gatto che dorme sui libri
Che cosa cambia? Tanto per cominciare, abbiamo una legge, mentre prima c'era il vuoto legislativo.
Questo permetteva alle grandi catene librarie di praticare sconti superiori a quelli delle piccole librerie indipendenti, in sostanza strozzandole.

Inoltre, le campagne promozionali lanciate dagli editori saranno obbligatoriamente valide in tutte le librerie, per evitare che, come spesso accade, i grandi gruppi editoriali che possiedono librerie di catena offrano lo sconto solo nei propri punti vendita, negandolo invece alle librerie indipendenti.

Ecco perché l'Associazione Librai Italiani ritiene questo ddl un passo importante per rafforzare il ruolo delle (piccole) librerie.

lunedì 18 luglio 2011

Dare i numeri... con i modi di dire

"Gliel'ho ripetuto cento volte!", "Ne sono sicuro al mille per cento", "Facciamo due (o quattro) chiacchiere"... quanti sono i modi di dire con i numeri? Varrebbe la pena contarli, tanto per restare in argomento, ma forse è più utile ragionare sul loro significato reale.

In molti casi, infatti, i modi di dire con i numeri non esprimono una quantità precisa, ma approssimativa, come in "Gliel'ho ripetuto cento volte", dove il 100 sta per un numero spropositato di volte. L'approssimazione è di segno contrario a quella che esprimiamo quando, ospiti a pranzo, chiediamo "solo due patatine": non ne vogliamo due di numero, ma poche.

Ecco dunque un caso in cui i numeri, che negli altri ambiti della nostra esistenza hanno un valore univoco e preciso, diventano indicatori generici di quantità, grande o piccola che sia.

Ci sono poi i numeri che si riferiscono a eventi storici o culturali, come nell'esempio "fare un Quarantotto": qui ovviamente non si parla del numero 48, ma dei moti del 1848, quindi il modo di dire indica una situazione di improvviso scompiglio generale.

E quando traduciamo i modi di dire con i numeri in altre lingue, che cosa succede? Se a volte è possibile renderli in modo quasi letterale, cambiando soltanto il numero ("Te l'ho ripetuto cento volte" diventa in inglese I told you a thousand times), in altri casi il numero si perde completamente, come ad esempio nell'espressione "sui due piedi", che in inglese può diventare straightaway. A dimostrazione del fatto che, nella lingua, i numeri non sempre servono per contare...


Sull'argomento consigliamo il volume di Carla Bazzanella, Numeri per parlare, edito da Laterza, di cui potete leggere due recensioni: Stefano Bartezzaghi su La Repubblica e Massimiliano Panarari sul Venerdì di Repubblica.

Sui modi di dire potete leggere anche questi post: Modi dire tra pancia e cervello, I modi di dire biblici: una vera... Babele, Arrivare dopo i fochi e altri modi di dire dialettali e "Tradurre modi di dire e proverbi".

La foto di Matthew Harrigan è disponibile qui e rilasciata con licenza CC BY-SA 2.0.

giovedì 14 luglio 2011

Che cosa cambierà per i traduttori con l'avvento dell'e-book?

Da più di un anno si fa un gran parlare di e-book, ma al momento non è chiaro che cosa potrà cambiare per i traduttori editoriali quando il libro digitale si affermerà sul mercato.
Quali novità potranno esserci nella pratica quotidiana del lavoro? E come potranno cambiare le condizioni più generali della professione, ad esempio i contratti?

Nell'articolo che abbiamo scritto per conto del Sindacato Traduttori Editoriali e che si intitola appunto "Che cosa cambierà per i traduttori con l'avvento dell'e-book?" abbiamo provato a rispondere a queste domande.
Buona lettura e fateci sapere che cosa ne pensate!

Per leggere gli altri post dedicati all'e-book, clicca qui.

lunedì 4 luglio 2011

Il "matrimonio combinato" tra autore e traduttore letterario

Il traduttore letterario "è lo psicoanalista dell’autore”, come afferma Daniel Pennac, oppure il testo tradotto è come “un cadavere, sfigurato da un autobus fino a renderlo irriconoscibile”, come sosteneva Thomas Bernhard?

Ilide Carmignani, traduttrice di grandi scrittori di lingua spagnola (tra cui Gabriel García Márquez, Octavio Paz, Arturo Pérez-Reverte, Luis Sepúlveda, Roberto Bolaño), riflette sull'argomento nell'articolo che vi segnaliamo oggi, Lo scrittore e il suo doppio, ricco di spunti sulla professione del traduttore letterario e sul suo rapporto con l'autore tradotto.

venerdì 1 luglio 2011

Come archiviare i libri: istruzioni per l'uso

Se i libri cominciano a invadere la casa, sorge un problema: come archiviarli in modo da poterli ritrovare quando servono?

I criteri di classificazione sono tanti quanti i bibliofili: Jonathan Franzen, ad esempio, separa i tascabili dagli altri volumi, Alessandro Baricco li archivia in ordine di lettura, così può ricordarsi dov'era e cosa faceva nel periodo in cui li leggeva, Umberto Eco ne aveva 50.000 e li cambiava di posto in base agli interessi del momento (facendo impazzire la segretaria). I criteri sono talmente variegati che Gabriele Romagnoli ha scritto su Repubblica un articolo dedicato alle biblioteche degli scrittori.



Per creare il nostro archivio, abbiamo innanzitutto fatto una prima suddivisione fra i testi di narrativa e quelli di saggistica, e fin qui è stato facile.

Dopodiché abbiamo deciso di suddividere la narrativa in base alle lingue: nel nostro caso abbiamo creato una grande sezione di narrativa di lingua inglese, a cui seguono in ordine di grandezza quella italiana, spagnola, francese, tedesca, portoghese, giapponese. I volumi di autori israeliani o che trattano temi che hanno a che fare con l'ebraismo, anche se originariamente scritti in lingue diverse fra loro (italiano compreso) sono tutti raccolti nella stessa sezione; seguono poi le altre lingue e culture, tutte raggruppate insieme.

Ma ovviamente non è finita qui: per ciascuna lingua/sezione, infatti, abbiamo catalogato gli autori in ordine alfabetico a prescindere dal fatto che i loro libri siano in lingua originale o tradotti in italiano. Ci siamo anche sforzate di ordinare i testi di ciascun autore in base all'anno di uscita, mettendo per primi i più vecchi e per ultimi i più recenti.

Per la saggistica abbiamo creato dei settori in base agli argomenti: fotografia, storia dell'arte, musica, storia, psicologia, filosofia e, siccome amiamo viaggiare, un'intera scaffalatura dedicata alla turistica. Infine, un altro elemento e mezzo della libreria è dedicato ai volumi scritti o tradotti da noi.

All'interno di ciascuna sezione di saggistica, abbiamo suddiviso poi i volumi in base all'autore oppure al tema. Un esempio del primo tipo si trova nelle sezioni di fotografia, musica e storia dell'arte: le monografie dedicate ai grandi fotografi, cantanti o pittori, infatti, sono disposte in ordine alfabetico. Altre sezioni, ad esempio la turistica, si prestavano invece a una suddivisione diversa: nel caso nostro, abbiamo organizzato le guide turistiche in base all'area geografica, distribuendo i volumi in queste sottosezioni: Italia, Europa, resto del mondo, trekking e infine percorsi in bicicletta. Dopodiché, all'interno di ciascuna sottoarea, abbiamo organizzato i volumi in ordine alfabetico per paese.

Nell'archiviazione abbiamo cercato poi di evitare le doppie file, in modo da avere tutti i libri in vista (ma in molti casi è impossibile); cerchiamo anche di riciclare i volumi di cui possiamo fare a meno.

Abbiamo infine creato un archivio su file da portare sempre con noi sul cellulare: così, quando in libreria ci imbattiamo in qualche occasione imperdibile, non siamo più colte dal terribile dubbio: "Ce l'ho già oppure no?".

E voi, come organizzate la vostra libreria? Ogni spunto è prezioso!


Se l'argomento vi interessa, leggete anche "4 regole d'oro per catalogare i libri di casa", questo post dedicato alle librerie dalle forme più strane e questo sulle librerie fatte di libri.

La foto di Mr.TinDC è disponibile qui e rilasciata con licenza CC BY-NC-ND 2.0.

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