giovedì 31 marzo 2011

9 spunti per essere più soddisfatti sul lavoro (e non solo...)

A volte ci ritroviamo talmente immersi in un lavoro da non accorgerci più della fame, della sete e del passare del tempo. Siamo perfettamente concentrati, stiamo affrontando un compito complesso che ci spinge a dare il meglio di noi, ma le idee fluiscono con facilità e ci sentiamo molto soddisfatti... Sono momenti di grande creatività e felicità, in cui si entra in uno "stato di flusso".

La definizione è dello psicologo di origine ungherese Mihály Csíkszentmihályi, che ha studiato le caratteristiche delle attività che fanno sentire soddisfatti, allo scopo di trovare il segreto della realizzazione personale. La sua teoria è esposta nel bel volume Flow, pubblicato da Frassinelli nel 1992 (non abbiamo trovato il nome del traduttore!) con il titolo La corrente della vita. Psicologia del benessere interiore, ormai fuori catalogo da tempo, ma reperibile in alcune biblioteche comunali o acquistabile in inglese. I contenuti del volume sono sintetizzati dall'autore in questa TED conference.

Ecco le 9 caratteristiche dello stato di flusso secondo Csíkszentmihályi:
  1. Bilanciamento tra sfida e capacità. Se il compito è troppo facile, ci annoiamo; se è troppo difficile, cadiamo nella frustrazione. È importante che l'attività ci ponga delle sfide dalle quali possiamo imparare.
  2. Integrazione tra azione e consapevolezza. Il coinvolgimento è totale e noi siamo una cosa sola con l'attività che svolgiamo. Visti dall'esterno, diamo l'impressione di eseguire il compito con grande scioltezza e naturalezza; questo in realtà deriva dall'esperienza che abbiamo maturato nel tempo.
  3. Obiettivi chiari. Se definiamo lo scopo di ogni fase dell'attività, questa assume maggiore significato ai nostri occhi e noi possiamo esprimerci al meglio.
  4. Feedback inequivocabili. Se alla fine di ogni fase dell'attività siamo in grado di ricavare un feedback, ci renderemo conto se il compito è ben svolto o se dobbiamo perfezionare qualche aspetto.
  5. Concentrazione totale sull'attività in corso. Essere completamente focalizzati su un singolo compito ci permette di vivere nel presente e lavorare al meglio, lasciando fuori tutte le preoccupazioni. 
  6. Senso di controllo. Non ci preoccupiamo dell'eventualità di perdere improvvisamente il controllo delle cose, ma siamo perfettamente concentrati su ciò che stiamo facendo.
  7. Perdita della consapevolezza di sé. Siamo talmente assorbiti dall'attività da perdere di vista il nostro ego: non ci preoccupiamo più di cosa pensano gli altri o di come metterci in mostra.
  8. Perdita del senso del tempo. Le ore passano in un lampo.
  9. Esperienza "autotelica". L'attività diventa un piacere in se stessa e si prova il desiderio di svolgerla proprio perché è gratificante di per sé.
I 9 punti riportati sopra possono fornirci alcune indicazioni per entrare nello stato di flusso quando lavoriamo:
  • Ad esempio, possiamo organizzare diversamente il nostro lavoro, fissando obiettivi chiari per la nostra attività professionale ("Voglio tradurre il tale libro entro quest'anno", "Voglio contattare la tale casa editrice e fissare un incontro per presentare i miei progetti" ecc.) e verificando di volta in volta di averli raggiunti (punti 3 e 4). Lo stesso vale per le attività della giornata o del momento.
  • Possiamo aumentare la concentrazione sul compito in corso (punto 5) limitando le fonti di interruzioni e distrazioni, ad esempio la posta elettronica (vedi le riflessioni di questo post).

domenica 27 marzo 2011

Dimmi come parli e ti dirò chi sei...

Con esempi buffi tratti da Harry ti presento Sally, Fargo e scene di vita quotidiana, in questo video lo psicologo Steven Pinker illustra con i fumetti (in inglese) varie tipologie di linguaggio: dai messaggi più trasparenti e diretti a quelli "in codice", con tutte le implicazioni che hanno sui comportamenti umani.
Da non perdere!



Per vedere il video a schermo intero, clicca sull'icona con le 4 frecce in basso a destra.

giovedì 24 marzo 2011

Parole da salvare

Ogni anno i dizionari vengono arricchiti di neologismi (come gollonzo e barbatrucco), ma per ogni parola che nasce ce n'è una che muore o è in fin di vita.

A volte questo accade perché la realtà è cambiata e il fenomeno (o l'oggetto) a cui la parola si riferisce non esiste più: è il caso di naja, autocoscienza e brillantina.

Altre volte si tratta di parole "antiche" come eziandio e obumbrato, già da tempo piuttosto desuete.

Fa specie, però, che tra le 2900 parole a rischio di estinzione segnalate dal dizionario Zingarelli 2011 ci siano anche intrepido e pavido, termini ancora piuttosto usati. Pare che i media tendano a sostituirli con sinonimi più comuni ma meno densi di significato, come coraggioso e pauroso.

Wordle: parole desuete

Possiamo fare qualcosa per salvare queste parole in via di estinzione: continuare a usarle.

C'è anche chi ha pensato di riunirle in un libro dall'evocativo titolo Le parole disabitate. Raffaella de Santis ha raccolto 100 vocaboli del Novecento che hanno fatto la storia e se ne è servita per raccontare i fenomeni sociali del secolo, dalle adunate alle contestazioni, dal Carosello al flipper, senza dimenticare l'allunaggio.

Vi segnaliamo anche un blog interamente dedicato alle parole desuete, elencate qui in ordine alfabetico.

Per una recensione del volume leggi questo articolo di Stefano Bartezzaghi su Repubblica.
L'immagine è realizzata con Wordle.

lunedì 21 marzo 2011

Che cos'è e come funziona l'e-book?

Negli ultimi mesi i convegni sull'e-book si sono moltiplicati e ci si chiede sempre più spesso se questo nuovo strumento soppianterà mai il libro di carta.
Ma che cos'è in realtà l'e-book, e come funziona?

Abbiamo provato a rispondere a questa domanda in un articolo scritto per il Sindacato Traduttori Editoriali, che si sta occupando da tempo del tema dell'e-book e delle sue ripercussioni sul lavoro dei traduttori. L'articolo si trova qui, buona lettura!

Se l'argomento e-book vi interessa, leggete anche questi post.

mercoledì 16 marzo 2011

Tradurre modi di dire e proverbi

Ormai sappiamo che it rains cats and dogs non significa che cadono dal cielo animali da compagnia, ma che piove a dirotto, a catinelle o come Dio la manda.

Spesso però, i proverbi e i modi di dire sono molto difficili da tradurre, in particolare quando il testo originale in cui sono inseriti, come quello inglese del nostro esempio, ne riprende un elemento e continua a utilizzarlo al suo interno.
Questo succederebbe se l'espressione it rains cats and dogs fosse usata in un volume di fantascienza in cui effettivamente cani e gatti piovono dal cielo: a quel punto le cose per il traduttore si complicherebbero parecchio.


Ecco quindi qualche strumento utile per aiutarsi nell'impresa di tradurre modi di dire e proverbi.

Per l'italiano:
Per l'inglese:
Per il francese:
  • il sito Expressio, dove si possono cercare le espressioni idiomatiche per parola chiave o in ordine alfabetico.
Per lo spagnolo:
  • il sito della Real Academia che, oltre a un ottimo dizionario monolingua, contiene anche i modi di dire e le frasi idiomatiche legati a ogni parola.
Per le altre lingue:
Insomma, a buon cavalier non manca lancia!

La foto di nguyen hoangnam è disponibile qui e rilasciata con licenza CC BY-SA 2.0.

domenica 13 marzo 2011

Che fare quando il lavoro è in perdita...

A volte capita, alla fine di un lavoro, di fare due calcoli approssimativi e accorgersi che, tra la tariffa che abbiamo dovuto praticare, il tempo (molto più del previsto) dedicato alla traduzione e il mal di testa dovuto alle difficoltà di un testo particolarmente spinoso, alla fine sarebbe stato meglio rifiutare quel lavoro e dedicarsi invece al giardinaggio, al trekking o a qualunque altro hobby piacevole e rilassante.

Se è successo anche a voi, sappiate che non siete i soli: da uno studio della Mercer Management Consulting citato nel volume Marketing Low Cost di Cristina Mariani (di cui consigliamo anche il blog), risulta che
  • quasi tutte le aziende subiscono perdite da un terzo dei clienti,
  • guadagnano profitti da un altro terzo (con cui pareggiano le perdite precedenti) e
  • vanno in pari con l'ultimo terzo.
Anche se il nostro lavoro ha a che fare con le parole, più che con i numeri, è consigliabile condurre un'analisi di redditività per capire quali siano i costi, i profitti e il tempo impegnato per ciascun committente.
Potremmo accorgerci, ad esempio, che certi clienti che consideravamo essenziali per la nostra sopravvivenza sono in realtà un costo, mentre altri che stavamo sottovalutando sono invece da coltivare.


In ogni caso, i dati che emergono dall'analisi ci suggeriranno le azioni da intraprendere:
  • ridurre il numero di clienti che rappresentano un costo
  • stringere i legami con quelli che funzionano e "coccolarli"
  • stimolare i clienti con cui andiamo in pari.
Inoltre, l'analisi ci può fornire informazioni non solo sui singoli lavori che hanno funzionato meglio, ma anche sui settori specifici della nostra attività che rendono di più, consigliandoci nuove strategie per il futuro.

L'immagine di Horla Varlan è disponibile qui e rilasciata con licenza CC BY 2.0.

mercoledì 9 marzo 2011

Dottore, che libro mi consiglia? Biblioterapia per tutti

La lettura contribuisce al benessere delle persone, e a dirlo non siamo soltanto noi patite di libri: lo sostengono anche gli psicoterapeuti. Già nel 1930 il dottor William Menninger aveva inventato la biblioterapia, convinto che i libri potessero promuovere il benessere piscologico dei pazienti.



Così, in situazioni di disagio di lieve entità oppure di crisi legate all'età (adolescenza, menopausa e vecchiaia), gli psicoterapeuti possono prescrivere una lettura salutare, di solito un classico della letteratura.

In questo articolo lo psichiatra Andrea Bolognesi suggerisce ad esempio:
Ma la narrativa può aiutare tutti, perché è un allenamento all'empatia: lo afferma uno studio del 2006 condotto da due psicologi dell'università di Toronto, Raymond Mar e Keith Oatley (qui è possibile leggere una loro pubblicazione successiva, in inglese), nel quale si è verificato che l'esposizione alla lettura di fiction determinava la prestazione dei soggetti in un test sull'empatia.

Come si può diventare più empatici leggendo un libro in solitudine? Quando siamo immersi nella lettura, facciamo la conoscenza dei personaggi della storia e ci immedesimiamo in loro, cercando di comprenderne le caratteristiche e di prevederne le mosse. Nel dipanarsi del racconto, scopriamo se le nostre ipotesi iniziali erano giuste o meno e accumuliamo esperienza.
Nella realtà non è possibile (anche se ci piacerebbe!) sapere tutto quello che pensano e fanno gli altri, ma l'allenamento acquisito con la lettura ci rende più capaci di comprenderli e di immedesimarci in loro, migliorando le nostre abilità sociali: altro che topi di biblioteca...

La foto di Shelley Rodrigo è disponibile qui e rilasciata con licenza CC BY 2.0.

domenica 6 marzo 2011

Il computer batte la penna? Per niente!

Qual è lo strumento di scrittura più usato dai 15-35enni italiani?
Verrebbe da scommettere sul computer, ma non è così: le nuove tecnologie non sono ancora riuscite a soppiantare la vecchia biro, in testa alla classifica con il 56% dei voti.
Le tastiere di pc, cellulari e palmari vengono solo al secondo posto, con il 38,8% di voti.
C'è poi un piccolo numero di aficionados della matita: il 4,2% degli intervistati.
Preoccupa, infine, l'1% del campione, che dichiara di non scrivere mai.

Quello che stupisce è che, tra i tipi di testi scritti a mano, non vi siano solo i memo, le liste della spesa e le lettere personali, ma anche i documenti e la corrispondenza di lavoro (addirittura il 32,3%), il che fa pensare che molte aziende italiane non siano informatizzate, oppure che i dirigenti chiedano ancora alle segretarie di battere le loro email...

Le nuove tecnologie, in sostanza, non hanno sostituito quelle vecchie, ma si sono soltanto aggiunte a queste (e non in tutti i casi!).

I dati sono ricavati dagli articoli La rivincita delle matite e Computer e cellulari non rottamano le biro di Enrico Finzi, pubblicati su Tabloid del gennaio-febbraio 2011, pp. 30-31.

mercoledì 2 marzo 2011

"C'era un vecchio di mare a Camogli": la traduzione dei limerick di Edward Lear

There was an Old Sailor of Compton,
Whose vessel a rock it once bump’d on;
The shock was so great,
That it damaged the pate,
Of that singular Sailor of Compton.

C’era un vecchio di mare a Camogli
La cui barca sbatté sugli scogli;
Il gran colpo alla roccia
Danneggiò la capoccia
Del bizzarro di mare a Camogli.



Questo è uno dei limerick di Edward Lear (1812-1888), con disegno dell'autore e traduzione nostra.

Queste brevi poesie, dai contenuti apparentemente semplici e dal ritmo di filastrocca, svelano in realtà una visione anticonformista del mondo e pongono sfide molto stimolanti ai traduttori.

Ne abbiamo parlato in questo articolo della rivista online Traducendo Mondi.
Buona lettura!

(Leggi anche questo post su Gianni Rodari e i limerick)