domenica 27 febbraio 2011

Vuoi provare l'e-book? Prendilo in prestito!

Se anche voi siete curiosi di vedere che effetto fa l'e-book, potete tentare un esperimento che non costa niente: chiedere in prestito un e-reader alla biblioteca civica di Cologno Monzese o alla Renato Fucini di Empoli, che da alcuni mesi hanno inaugurato questo servizio.
L'anno scorso la biblioteca milanese ha comprato 40 e-reader, quella di Empoli 11: le prenotazioni sono subito fioccate, soprattutto da parte di giovani e professionisti.
Inizialmente, per entrambe le biblioteche, la scelta è stata quella di caricare sui reader una serie di classici e di volumi fuori diritti; adesso il progetto si sta allargando per includere anche e-book di narrativa contemporanea.
(Per conoscere i primi risultati del progetto, leggete questa intervista a Carlo Ghilli, direttore della biblioteca di Empoli; altre informazioni sull'iniziativa si trovano in questo articolo di Repubblica.)
Se potete fare a meno dell'e-reader e vi accontentate di prendere in prestito il solo e-book, potete rivolgervi al network di biblioteche italiane Media Library OnLine, di cui avevamo già parlato in questo post: oltre ai libri digitali è possibile richiedere musica e audiolibri, quotidiani e periodici, immagini e video.

Se avete già acquistato un e-book in inglese, potete prestarlo come se fosse un libro di carta e farvi prestare gratuitamente in cambio un altro volume digitale (ma solo determinate case editrici ammettono il prestito).
Il sito BookLending è una biblioteca virtuale di e-book per Kindle (l'e-reader di Amazon), ognuno dei quali può essere prestato soltanto una volta. Quando prestiamo il nostro e-book, proprio come accade per i libri di carta, non possiamo leggerlo; il prestito dura 14 giorni, dopodiché il file diventa illeggibile per l'utente che lo ha preso in prestito e ritorna in nostro possesso. Il vantaggio rispetto al cartaceo è che non siamo costretti a richiederlo indietro e non ci sono ritardi nella restituzione!
C'è poi un sito in fase di lancio, eBookFling, che funziona allo stesso modo, ma amplia i formati disponibili: qui si possono scambiare, oltre agli e-book per Kindle, anche quelli per Nook (l'e-reader di Barnes &  Noble); entrambe le tipologie sono scaricabili anche su PC e Mac o su iPhone, Blackberry e Android. Al momento il sito sta raccogliendo le adesioni degli utenti, in modo da poter offrire una folta lista di e-book al momento del lancio.

Per saperne di più sull'e-book, leggete anche questi post.

Grazie a Delia per la segnalazione di eBookFling!

Aggiornamento del 14 marzo 2011: eBookFling è stato lanciato oggi.

mercoledì 23 febbraio 2011

Come si pronuncia?

A volte, mentre guardiamo il telegiornale, capita che il giornalista di turno inciampi sul nome dell'attore, politico o personaggio straniero, ma anche sulla pronuncia di parole di uso più comune, come "management" e "mountain bike".

Che fare per limitare le figuracce, che possono sempre capitare?
Su internet si trovano moltissime risorse che assistono nella pronuncia.

Per quanto riguarda la pronuncia di inglese, francese e spagnolo, consigliamo tre dizionari che permettono di ascoltare ogni parola:

Fritzi Scheff demonstrating Magnavox for Fifth Liberty Loan in New York City, 1895

Per chi vuole affrontare l'argomento in modo scientifico, esiste l'alfabeto fonetico, composto dai segni che si trovano nei dizionari, tra parentesi quadre, subito dopo ogni lemma.
Questo alfabeto viene usato dai linguisti per descrivere in modo univoco la pronuncia di tutti i fonemi prodotti dall'apparato vocale umano: è un modo di riscrivere le parole come si pronunciano.

Su questo sito troverete elencati tutti i fonemi; cliccando su quelli che compongono la parola da voi scelta, è possibile ascoltarne la pronuncia.

Qui si trovano invece i fonemi usati nella lingua inglese, con esempi e relativa pronuncia.

La foto della Powerhouse Museum Collection è tratta da qui.

domenica 20 febbraio 2011

5 spunti per vivere di traduzione e scrittura (o del proprio lavoro da freelance, qualunque sia)

1. Farsi conoscere.
Presentarsi agli editori con progetti nuovi per stabilire il primo contatto.
Creare network con colleghi che stimiamo e con cui esiste un buon rapporto personale.

2. Essere affidabili e presenti.
Essere puntuali nelle consegne.
Rispondere alle email dell'editore in tempi rapidi o dare un riscontro di ricezione dicendo che risponderemo in dettaglio più avanti (e farlo presto). Essere reperibili anche al telefono per le questioni più complesse.

3. Organizzarsi.
Per poter essere affidabili (vedi punto 2), ci vuole organizzazione: suddividere le cartelle da tradurre/scrivere per i giorni a disposizione, in modo da rispettare la scadenza. Fare una suddivisione ragionevole, tenendo conto anche dei possibili imprevisti: tradurre 30 cartelle al giorno è un'ipotesi irrealistica...

4. Fare un lavoro di ottima qualità.
Oltre a tradurre o scrivere bene, curare l'uniformità del testo, verificare le fonti, essere maniaci del dettaglio.

5. Continuare a farsi conoscere.
Dedicare una parte del tempo alla traduzione/scrittura, l'altra a farsi conoscere. Non sembra di lavorare, perché non si producono pagine, ma è un lavoro anche quello, e di un tipo molto importante: ci permetterà di tradurre/scrivere anche in futuro.

Per l'immagine, reperibile qui, si ringrazia KVDP.

mercoledì 16 febbraio 2011

Quando la realtà è più avanti della lingua

Abbiamo letto questo articolo in cui una giornalista americana, Melanie Thernstrom, racconta di come ha messo su famiglia grazie agli ovuli di una donatrice, affidati contemporaneamente per la gravidanza a 2 donne diverse. I figli Kieran e Violet sono nati a 5 giorni di distanza l'uno dall'altro e sono quasi, ma non esattamente, gemelli.


Da qualche tempo ci siamo abituati a dare un nome alle donne che donano gli ovuli, le donatrici (bel termine che sottolinea la generosità del gesto), e a quelle che portano avanti la gravidanza al posto di chi non può farlo, le madri surrogate (brutto nome, sa di sostituto peggiorativo) talvolta dette anche gestatrici (bruttino anche questo, sa di macchinario).

In questo caso, però, la realtà è molto più avanti della lingua, tanto che per rispondere alle domande della gente sul rapporto che lega i suoi figli, Melanie ha coniato la parola twiblings, unendo twins (gemelli) e siblings (fratelli). Matteo Colombo, traduttore dell'articolo, per l'italiano ha inventato la parola framelli.

Così, insieme alla nostra concezione dei legami familiari, si è allargato anche il nostro vocabolario.

L'immagine è tratta da qui; l'elaborazione grafica è di Alessandra, che garantisce il permesso di copiare, distribuire e/o modificare questo documento secondo i termini della GNU Free Documentation License.

domenica 13 febbraio 2011

Siamo tutti critici letterari? Le recensioni nella rete

Stando a questa ricerca dell'Associazione Italiana Editori, per cercare informazioni sui libri da comprare ci si rivolge sempre più spesso ai commenti trovati in rete e sempre di meno alle recensioni pubblicate sui giornali e ai consigli dei librai.

Siamo diventati tutti critici letterari?
No, ma la rete ci dà la possibilità di esserlo per un giorno: basta lasciare i propri commenti sui siti delle librerie online, da Amazon a Webster, oppure iscriversi a siti come aNobii (ma c'è anche il meno noto Librarything), nato come punto di incontro e di confronto dei lettori, che in Italia conta già una comunità di iscritti molto numerosa.



Su aNobii è possibile archiviare i libri della propria biblioteca e renderli pubblici, ma soprattutto interagire con altri utenti: ci si scambiano commenti, si partecipa a discussioni di gruppo, si danno i voti ai libri letti, si scrivono recensioni, si può curiosare tra i libri altrui, trovare l'anima lettrice gemella e via discorrendo. In sostanza, un Facebook della lettura. (Per saperne di più, leggi questo articolo.)

Per tornare alle recensioni, il pregio di aNobii è che a volte vengono inseriti commenti molto dettagliati, quasi delle critiche letterarie vere e proprie. Inoltre, è molto più facile che vengano indicati i punti deboli del libro, che spesso le recensioni dei giornali tralasciano.
Per chi vuole farsi un'idea complessiva del parere dei lettori, poi, c'è la media dei voti, indicati con le stelline da 1 a 5: il voto della giuria popolare, insomma.

Il difetto? Lo stesso di Internet: chiunque può scrivere qualsiasi cosa, perciò accanto a recensioni approfondite e meditate ci sono anche commenti brevissimi e superflui.

La foto di Karoly czifra è disponibile qui e rilasciata con licenza CC BY-SA 2.0.

mercoledì 9 febbraio 2011

Il traduttore fa la differenza?

Quando aprono l'ultimo bestseller americano, i lettori si rendono conto di non leggere il testo così com'è uscito dalla penna dell'autore, ma nella forma che gli ha dato il traduttore o la traduttrice?

Pare proprio di no, ha risposto Alberto Galla, libraio e vicepresidente dell'Associazione Librai Italiani in questa intervista. Poi ha mitigato un po' l'affermazione dicendo che i lettori forti o quelli che conoscono la lingua originale, forse, a volte...

Insomma: è stato sconfortante. Ma ce lo aspettavamo.
Eppure il traduttore fa la sua differenza, e che differenza. Per dimostrarlo (visto che a quanto pare ce n'è bisogno), abbiamo confrontato 4 traduzioni dello stesso racconto di Poe The Fall of the House of Usher, che in italiano si chiama La rovina o La caduta oppure Il crollo della casa Usher, a seconda delle edizioni.

Siamo alle prime battute del racconto, in cui il protagonista passa davanti alla "malinconica casa Usher" (e sul fatto che sia malinconica, tutte e 4 le versioni concordano).
Poi si sofferma a guardarla e vede, a seconda del traduttore, 4 cose diverse:
1. i pochi giunchi maleolenti
2. le scarse càrici in rigoglio
3. i radi filari di giunchi
4. i sedili.

Solo la quarta traduzione riporta un sedile al posto di una pianta, il che fa pensare a un possibile errore; le altre concordano sul fatto che le piante siano poche, ma un po' meno su altri aspetti: che piante erano, esattamente? Puzzavano o erano rigogliose? E i giunchi, che sono cespugli, crescono in filari?

Ecco che la presenza del traduttore si è manifestata chiaramente, ma solo perché abbiamo confrontato le 4 versioni e scoperto le differenze, come nella Settimana Enigmistica.
Ma davanti a una sola versione, chi se ne accorge? E allora molti restano nell'illusione che il testo sia nato dalla penna di Poe così com'è.

P.S.: Per i più curiosi, Poe aveva scritto a few rank sedges. Voi come l'avreste tradotto?

Ringraziamo l'autore e redattore Francesco Bicchieri che ha fornito l'incipit del racconto in lingua originale e in 3 versioni italiane edite.

L'illustrazione di Aubrey Beardsley (1872-1898) realizzata per The Fall of the House of Usher è tratta da qui.

domenica 6 febbraio 2011

Come mettere gli accenti giusti con la tastiera sbagliata?

Di recente ci ha scritto un'amica che vive in Inghilterra, scusandosi per il fatto che sulla tastiera inglese non aveva le lettere con gli accenti e quindi era costretta a usare gli apostrofi.

Così ci siamo messe nei suoi panni e abbiamo pensato alle possibili soluzioni. Di solito per inserire lettere accentate o simboli assenti dalla tastiera si possono fare 3 cose:
  • Usare la Mappa caratteri, che nei pc si trova andando su Start (in basso a sinistra nella pagina) e poi cliccando su Tutti i programmi/Accessori/Utilità di sistema. La Mappa caratteri permette di selezionare la lettera che ci interessa, copiarla e incollarla in qualsiasi programma.
  • In Word, si può utilizzare una scorciatoia da tastiera: bisogna selezionare il menu Inserisci, cliccare su Simbolo (l'ultima icona a destra) e, all'interno della scheda Simbolo, selezionare la lettera che vogliamo. A questo punto è sufficiente cliccare su "Tasti di scelta rapida" per visualizzare una scheda con le "Combinazioni correnti", ossia i gruppi di tasti che, premuti contemporaneamente, ci permettono di scrivere quella data lettera. Possiamo decidere di utilizzare la combinazione suggerita da Word oppure di impostarne una più semplice a nostra scelta cliccando su "Nuova combinazione" e poi su "Salva le modifiche". Ogni volta che premeremo i tasti scelti verrà fuori la nostra lettera, ma il trucco funziona solo in Word. Noi ad esempio utilizziamo questa tecnica per inserire rapidamente le virgolette a caporale (« »), che nel nostro lavoro di traduzione editoriale sono molto usate ma non si trovano sulla tastiera. Per le virgolette di apertura abbiamo scelto la combinazione ctrl+" mentre per quelle di chiusura usiamo ctrl+>.
  • Utilizzare i codici ASCII, ossia una serie di combinazioni fisse (ad esempio per fare la "â" bisogna premere contemporaneamente ALT+0226). In questo caso il problema è che i numeri vanno scritti con il tastierino numerico, che su molti computer non esiste più. Se però siete fortunati e il vostro computer ha il tastierino, per conoscere i codici ASCII di una data lettera potete aprire la Mappa caratteri (vedi sopra) e selezionare la lettera che vi interessa: il codice è riportato in basso, alla voce "Battuta", e dovrebbe funzionare in tutti i programmi.
Cercando altre soluzioni al problema delle lettere accentate che non si trovano sulla tastiera, abbiamo scoperto anche un programma che si chiama Accenti.

Con Accenti in pratica scriviamo senza preoccuparci di inserire, appunto, gli accenti, e via via lui li mette a posto. E non solo in Word: in tutti i programmi e in tutte e 5 le lingue per le quali è impostato (italiano, francese, spagnolo, inglese e tedesco).

Accenti si può scaricare qui; la versione per uso domestico è gratuita, quella professionale costa 9,95 €.


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mercoledì 2 febbraio 2011

Vi pesa lavorare da soli? Provate il coworking

Tradurre e scrivere sono in genere attività solitarie e silenziose, e questo alla lunga può risultare pesante per chi non ha una vocazione da eremita.

Quando la solitudine e il ticchettio dei tasti cominciano a pesare davvero, c'è una soluzione: il coworking, cioè la condivisione di spazi e strumenti di lavoro con persone che svolgono un'attività simile.


Si possono cercare i futuri coworker tra colleghi e amici oppure contattare il sito Coworking Project, dove vengono segnalati, città per città, gli spazi disponibili, e si può mettere a disposizione il nostro, per il quale riceveremo poi un piccolo affitto dai coworker che sceglieranno di lavorare presso di noi.

Qualche cifra? In Italia ci sono 51 luoghi di coworking ufficiali in 26 città, l'età media dei coworker è 20-40 anni e la spesa per l'affitto di una scrivania è di circa 200 euro al mese a Milano, ma altre città sono più economiche.

(Leggi anche questo articolo di Repubblica.)

Foto di Lewis W. Hine (1915), messa a disposizione qui da George Eastman House, International Museum of Photography and Film.