giovedì 6 gennaio 2011

Se state leggendo un brutto libro ma vi sentite costretti a finirlo...

...non siete i soli.

I lettori, infatti, si possono dividere in due categorie: quelli che, alle prese con un libro che non piace, decidono di mollarlo, e quelli che devono finirlo a tutti i costi.

Se fate parte della prima categoria, per voi la lettura è sempre un piacere; forse, però, è possibile ricavare qualcosa di utile anche da un brutto libro. Lo sostiene Stuart Evers sul blog di libri del Guardian, in un articolo intitolato The Good Side of Bad Books (Il lato positivo dei libri brutti), di cui vi traduciamo i passi salienti:

"Nell'arco di una vita possiamo leggere solo un numero finito di libri, quindi passare del tempo con un libro che nel giro di 50 pagine sai già che ti ammorberà come una carcassa sotto il sole da due giorni sembra un controsenso. È molto più sensato metterlo giù e sceglierne un altro dalla pila in perenne aumento dei libri da leggere. Eppure, per qualche ragione non sono capace di farlo.

E questo non perché io sia uno di quei lettori che devono finire tutto ciò che iniziano, ma perché penso che i brutti libri possano essere istruttivi quasi quanto quelli buoni. Ti mostrano com'è la fiction quando non funziona, quando tutti i fili sono scoperti. [...]

Penso che valga la pena sottolineare che non tutti i brutti libri lo sono nel vero senso della parola. Non sto parlando di Jefferey Archer o Harold Robbins, Danielle Steel o Norah Roberts. I loro libri hanno uno scopo specifico, un lettore specifico, e per lo più offrono ciò che i loro lettori vogliono e si aspettano. Secondo me, i romanzi veramente brutti sono quelli che vogliono o aspirano a essere letteratura, piuttosto che semplici prodotti. [...]"

E qui Evers cita alcuni esempi: un libro di Elizabeth Smart tradotto in italiano con il titolo Sulle fiumane della Grand Central Station mi sono seduta e ho pianto, Ratner's Star di Don Delillo (rimasto inedito in Italia), Low Alcohol di Charles Kennedy Scott e Dreams of Speaking di Gail Jones (altrettanto inediti). Poi conclude così:

"Leggere romanzi che esprimono con leggerezza i propri insegnamenti, che lasciano ribollire la propria erudizione sotto la superficie appare allora quasi un miracolo in confronto a questi romanzi uggiosi. Quelli ti danno il senso di ciò che è veramente grande, i libri brutti il senso di ciò che è soltanto mediocre. Leggere tali storie asfittiche non è quindi una perdita di tempo, ma un'esperienza. E se Kingsley Amis sosteneva che la sola cosa che non avrebbe rifatto nella vita sarebbe stata leggere Il mago, io mi accontento di dire che, per quanto un libro sia brutto, c'è sempre qualcosa da guadagnare. Anche da Low Alcohol."

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